Diritti e doveri

Quanto percepisce di pensione una casalinga coniugata o separata?


In Italia, esiste la possibilità che anche le donne che non hanno mai svolto un lavoro retribuito o che non hanno versato contributi previdenziali possano accedere, in determinate condizioni, a una forma di sostegno economico nella terza età. È il caso, ad esempio, di molte casalinghe, ovvero donne che per anni si sono dedicate alla cura della casa e della famiglia, svolgendo un lavoro silenzioso, costante e indispensabile, ma non riconosciuto economicamente né assicurato da un contratto lavorativo.

Uno dei principali strumenti a disposizione di queste donne è l’assegno sociale, una prestazione economica erogata dall’INPS che non richiede il versamento di contributi previdenziali, ma è collegata alla situazione economica del richiedente. Questo significa che non conta se si è lavorato oppure no: ciò che viene valutato è il reddito individuale o familiare.

Per l’anno in corso, l’importo massimo dell’assegno sociale è di circa 534 euro al mese per 13 mensilità, quindi poco meno di 7.000 euro l’anno. Tuttavia, l’importo effettivo può variare in funzione di eventuali altri redditi posseduti, ed è proprio qui che la situazione si complica. Ad esempio, una casalinga sposata vedrà il proprio assegno sociale ridotto o persino annullato se il reddito del coniuge supera la soglia stabilita dalla legge, attualmente fissata a circa 14.000 euro annui.

Nel caso invece di una casalinga separata o vedova, il reddito personale diventa l’unico parametro da considerare. In questa situazione, se non percepisce redditi propri o dispone solo di minime entrate (ad esempio un piccolo affitto o interessi su un libretto postale), potrebbe ricevere l’assegno sociale nella sua interezza.

Va inoltre sottolineato che l’assegno sociale non è automatico: va richiesto esplicitamente all’INPS e il diritto è soggetto a revisione ogni anno, perché è strettamente collegato all’evoluzione della situazione economica della persona interessata. È necessario avere almeno 67 anni di età e risiedere stabilmente in Italia da almeno 10 anni, requisito spesso trascurato ma fondamentale.

Infine, chi volesse ottenere una pensione vera e propria anche senza aver lavorato, può valutare l’iscrizione al Fondo Casalinghe INPS, un’opportunità che consente di versare volontariamente piccoli contributi per costruire nel tempo una rendita. È una strada poco conosciuta, ma utile per chi pensa al futuro con lungimiranza.

In conclusione, anche chi non ha svolto un’attività lavorativa formale può avere accesso a forme di sostegno pensionistico, ma è fondamentale informarsi per tempo, verificare i requisiti e valutare eventuali azioni preventive per non arrivare impreparati alla terza età.

Quanto percepisce di pensione una casalinga coniugata o separata?

Le donne che si sono sempre occupate della casa, della famiglia e dei figli, senza versare contributi sufficienti per ottenere la pensione, potranno ottenere l’assegno sociale che per il 2021 ammonta a 460,28 euro.

Il riconoscimento di tale sussidio assistenziale tuttavia viene a mancare se il richiedente appartiene a fasce reddituale che oltrepassano specifici limiti. In particolare, la donna coniugata che richiede la prestazione INPS perde il diritto alla pensione se i redditi complessivi sono superiori a 11.649,82 euro.

Conserva invece il diritto a percepire la pensione in misura ridotta se dichiara redditi compresi tra l’importo annuo del rateo e il doppio annuo del rateo.

Ne consegue che poiché l’assegno sociale ammonta a 460,278 euro il reddito complessivo della richiedente dovrà essere inferiore a 920,56 euro.

In caso di separazione, la casalinga percepisce l’intero importo dell’assegno sociale se i redditi sono pari a zero. L’ammontare del rateo invece diminuisce se il reddito complessivo della donna si rivela pari o inferiore a 5.953,87 euro. Per capire quanto consistente sarà l’assegno spettante bisogna sottrarre il reddito annuo dal limite reddituale di cui sopra e dividerlo per 13 mensilità.