Diritti e doveri

Pensione di reversibilità, mi spetta quella di mia madre se vivo con lei quando muore?


Pensione di reversibilità: spetta al figlio, che convive con i propri genitori, la pensione di reversibilità alla loro morte? Una domanda che molto spesso viene espressa da molti utenti, preoccupati di restare senza reddito dopo la morte di mamma o papà, non avendo lavoro, pensione e alcuna rendita, ma conviventi con loro.

Purtroppo c’è una cattiva sorpresa: non sempre ai figli spetta la pensione di reversibilità dei genitori e questo comporta una serie di difficoltà per chi resta da solo senza genitori e senza lavoro. Vediamo quando il diritto c’è.

Pensione di reversibilità ai figli, quando?

Così come scrive l’INPS sul sito ufficiale, la pensione di reversibilità è ” un trattamento pensionistico riconosciuto in caso di decesso del pensionato (pensione di reversibilità) o dell’assicurato (pensione indiretta) in favore dei familiari superstiti.

La pensione di reversibilità è pari ad una quota percentuale della pensione del dante causa .

La pensione indiretta è riconosciuta nel caso in cui l’assicurato abbia perfezionato 15 anni di anzianità assicurativa e contributiva ovvero 5 anni di anzianità assicurativa e contributiva di cui almeno 3 anni nel quinquennio precedente la data del decesso”.

Hanno diritto al trattamento pensionistico in quanto superstiti:

  • il coniuge o l’unito civilmente;
  • il coniuge divorziato a condizione che sia titolare dell’assegno divorzile, che non sia passato a nuove nozze e che la data di inizio del rapporto assicurativo del defunto sia anteriore alla data della sentenza che pronuncia lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio;

Nel caso in cui il dante causa abbia contratto nuovo matrimonio dopo il divorzio, le quote spettanti al coniuge superstite e al coniuge divorziato sono stabilite con sentenza dal Tribunale.

  • I figli minorenni alla data del decesso del dante causa ;
  • I figli inabili al lavoro e a carico del genitore al momento del decesso, indipendentemente dall’età;
  • I figli maggiorenni studenti, a carico del genitore al momento del decesso, che non prestino attività lavorativa, che frequentano scuole o corsi di formazione professionale equiparabili ai corsi scolastici, nei limiti del 21° anno di età;
  • I figli maggiorenni studenti, a carico del genitore al momento del decesso, che non prestino attività lavorativa, che frequentano l’università, nei limiti della durata legale del corso di studi e non oltre il 26 anno di età.

Da ciò si deduce che la pensione di reversibilità ai figli spetta solo in alcuni casi specifici.

E’ necessario, innanzitutto che il figlio, maggiorenne, sia a carico del genitore al momenti del decesso per avere diritto alla pensione di reversibilità e poi deve trovarsi in una delle seguenti condizioni:

-figlio studente con età compresa fino a 26 anni
-figlio totalmente e permanentemente inabile al lavoro (l’inabilità deve essere stata certificata prima del decesso del genitore e non intervenuta dopo)

I diritti degli eredi sulla pensione

Molti si chiedono se, alla morte di un genitore pensionato, sia sufficiente essere semplicemente disoccupati per ottenere la pensione di reversibilità. In realtà, le condizioni per avere accesso a questo tipo di prestazione sono ben più stringenti e definite dalla normativa previdenziale. Non ci si può basare solo sulla mancanza di un impiego, ma bisogna rientrare in categorie specifiche, che garantiscano al beneficiario una reale situazione di bisogno o di dipendenza economica.

Chi può ricevere la pensione di reversibilità?

Nel caso dei figli, la reversibilità è riconosciuta solo se essi si trovano in particolari condizioni, tra cui:

  • Minorenni, cioè di età inferiore ai 18 anni.
  • Studenti, che frequentano regolarmente corsi di studio, fino al compimento dei 21 anni per la scuola superiore o dei 26 anni per l’università, purché non lavorino.
  • Inabili al lavoro in modo totale e permanente, condizione che deve essere certificata e non temporanea.
  • In alcuni casi, i figli orfani che risultino a carico del genitore deceduto possono anch’essi accedere alla pensione, ma solo se privi di redditi o con redditi molto bassi.

Essere disoccupati non basta

La semplice condizione di disoccupazione, cioè l’assenza di un contratto di lavoro attivo o la mancata iscrizione a un centro per l’impiego, non dà automaticamente diritto alla reversibilità. Un figlio adulto che non ha un lavoro ma che non è considerato inabile al lavoro oppure non sta studiando nei limiti d’età stabiliti, non potrà beneficiare della pensione del genitore deceduto.

Questa regola è stata introdotta per evitare abusi del sistema e per assicurare che la reversibilità venga corrisposta a persone realmente prive di mezzi e impossibilitate a provvedere a sé stesse, come minori, studenti a carico o invalidi.

Un esempio pratico

Supponiamo che una donna pensionata venga a mancare. Sua figlia, disoccupata e con più di 30 anni, fa richiesta di reversibilità. Se la figlia non è in possesso di un certificato di inabilità al lavoro rilasciato dalle commissioni competenti e non è studentessa universitaria entro il limite d’età previsto, non potrà ottenere la prestazione, anche se non percepisce reddito.

Conclusione

Per poter accedere alla pensione di reversibilità di un genitore, non è sufficiente essere privi di lavoro. Serve invece dimostrare di rientrare in categorie specificamente tutelate dalla legge. Prima di fare domanda è quindi importante consultare con attenzione i requisiti previsti dall’INPS o rivolgersi a un patronato per valutare la propria posizione personale. Solo così si potrà sapere con certezza se si ha diritto o meno al beneficio.