Diritti e doveri

L’assegno di accompagnamento di 512 euro spetta anche per queste due patologie comuni ma gravi: artrosi e l’artrite reumatoide


L’assegno di accompagnamento, un importante sostegno economico previsto dallo Stato per le persone con disabilità gravi, è spesso associato a malattie evidenti e altamente invalidanti. Tuttavia, molti non sanno che anche patologie comuni ma altamente debilitanti, come l’artrosi e l’artrite reumatoide, possono dare diritto a questo beneficio, purché si dimostri un’effettiva impossibilità a svolgere in autonomia gli atti quotidiani della vita. L’importo, attualmente pari a 512,34 euro mensili, può fare davvero la differenza per chi affronta ogni giorno dolori cronici, difficoltà motorie e una progressiva perdita di autosufficienza.

Sia l’artrosi che l’artrite reumatoide, sebbene siano condizioni molto diffuse soprattutto tra le persone over 60, non devono essere sottovalutate: nei casi più gravi possono limitare profondamente la mobilità, impedire di camminare senza aiuto, rendere difficile vestirsi, lavarsi o alimentarsi da soli. Per questa ragione, l’INPS – previa valutazione medico-legale – può riconoscere il diritto all’assegno di accompagnamento, a prescindere dall’età, se sussistono i requisiti richiesti dalla normativa.

In questa guida approfondiremo quando e come queste due patologie possono rientrare nei criteri per ottenere l’indennità, chiarendo i requisiti necessari, il procedimento da seguire e gli elementi da presentare in sede di visita. Una risorsa utile per chi soffre o ha un familiare in difficoltà e vuole far valere un diritto.

Sono moltissime le persone, in Italia, che hanno patologie talvolta riconosciute come “comuni” ma non meno invalidanti di altre: si tratta dell’artrosi e dell’artrite reumatoide. Nei casi più gravi infatti, queste due malattie possono rendere la vita impossibile e il soggetto che ne soffre, ha necessità di essere aiutato dai familiari per svolgere semplici attività quotidiane.

L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica, sistemica potenzialmente invalidante, ad eziologia non chiaramente definita, ma verosimilmente di origine autoimmune.

La patologia colpisce prevalentemente le articolazioni in modo simmetrico, ma essendo sistemica può coinvolgere molti organi del corpo, per esempio cuore, polmone e reni. L’artrite reumatoide si sviluppa perché, in un soggetto geneticamente predisposto, un evento scatenante ambientale attiva una risposta auto-immune; si assiste così a un’attivazione anomala del sistema immunitario, che colpisce le articolazioni causando infiammazione cronica e conseguente danno articolare.

L‘artrosi invece  è una malattia dovuta all’usura e all’invecchiamento delle articolazioni, che colpisce soprattutto le sedi più sottoposte al carico, cioè le anche, le ginocchia e la colonna vertebrale; più raramente può interessare anche le articolazioni di mani e piedi. I sintomi più comuni dell’artrosi sono il dolore, la rigidità e la limitazione nell’utilizzo dell’articolazione. I sintomi iniziano a comparire intorno ai cinquant’anni, soprattutto in pazienti di sesso femminile in post-menopausa.

Pochi sanno che, soffrire di queste due patologie può dar diritto all’assegno di accompagnamento che è pari a 512,34 euro che vengono corrisposti per 12 mensilità.

Se il contribuente è affetto da questi due disturbi di salute e ha costante necessità di rivolgersi all’aiuto di terzi per compiere la maggior parte degli atti quotidiani ha il diritto di ricevere l’ accompagnamento.

Tale indennità serve ad assicurare un’entrata economica mensile a chi deve sostenere i costi dell’assistenza domiciliare e non solo. Chi viene colpito da gravi disturbi e sindromi non sempre infatti riesce a recuperare la propria autosufficienza e deve quindi farsi aiutare da personale specializzato.

Pochi sanno che la difficoltà o l’impossibilità di deambulazione non è l’unico requisito che dà diritto alla prestazione e quindi credono, erroneamente, di non poter chiedere all’INPS l’assegno.

Altre patologie invalidanti che danno diritto all’assegno

Tra le condizioni sanitarie che possono aprire le porte al riconoscimento dell’assegno di accompagnamento, oltre a patologie note come l’artrosi e l’artrite reumatoide, esistono anche altre malattie croniche e degenerative spesso sottovalutate, ma che compromettono gravemente l’autonomia della persona. Tra queste, vanno ricordate con particolare attenzione la spondilite anchilosante, la coxoartrosi, la spondiloartrosi e l’artrosi polidistrettuale.

Queste patologie, pur appartenendo allo stesso grande gruppo delle malattie reumatiche e degenerative dell’apparato muscolo-scheletrico, possono avere un impatto ancora più profondo sulla qualità della vita. La spondilite anchilosante, ad esempio, è una forma di artrite infiammatoria cronica che colpisce principalmente la colonna vertebrale, causando rigidità, dolore e deformazioni progressive. Nei casi più avanzati, la colonna può addirittura fondersi, limitando fortemente i movimenti e impedendo anche le attività quotidiane più semplici, come alzarsi dal letto o piegarsi.

La coxoartrosi, invece, è una degenerazione articolare che interessa l’articolazione dell’anca. Chi ne soffre sperimenta dolori continui e persistenti all’inguine, alla gamba e alla zona lombare, con un progressivo peggioramento della mobilità. Quando la patologia diventa invalidante, può compromettere totalmente l’autonomia del soggetto, rendendo necessario l’aiuto continuo di un’altra persona anche per camminare o salire le scale.

La spondiloartrosi è un’altra condizione dolorosa e degenerativa che colpisce le vertebre della colonna, spesso associata a rigidità muscolare, limitazione dei movimenti e neuropatie, come sciatalgia o cruralgia. Nei soggetti anziani, il dolore può diventare cronico e insopportabile, e il rischio di cadute aumenta drasticamente.

Infine, l’artrosi polidistrettuale rappresenta una forma più diffusa e aggressiva di artrosi, che colpisce contemporaneamente più articolazioni del corpo (mani, ginocchia, spalle, anche). Chi ne è affetto spesso non riesce più a muoversi senza dolore, a vestirsi da solo, a cucinare o a compiere altri atti quotidiani fondamentali.

Tutte queste condizioni, se documentate correttamente e valutate da una commissione medico-legale INPS, possono dare diritto all’indennità di accompagnamento, che prevede un contributo economico mensile per chi, a causa della sua condizione, necessita di assistenza continua. È fondamentale raccogliere una completa documentazione clinica, comprese radiografie, risonanze magnetiche, referti specialistici e certificati medici che attestino la non autosufficienza, per far valere pienamente i propri diritti.

Si tratta di patologie che nelle forme più gravi diventano invalidanti e rendono impossibile a chi ne soffre affrontare i compiti della vita quotidiana senza aiuti. Per presentare la domanda dell’indennità all’INPS bisogna essere in possesso di altri requisiti e del verbale dell’accertamento sanitario. Per gli ultimi aggiornamenti relativi ai criteri e alle modalità di assegnazione della prestazione economica si rimanda il Lettore alla circolare INPS n.148/2020.