Salute

“Fanno venire il cancro questi cibi”. Il Dott. Berrino: “Non mangiateli più”. Fanno più male delle sigarette!


Il cancro, una delle malattie più temute e diffuse del nostro tempo, non è soltanto il risultato di fattori genetici o di sfortuna. Sempre più studi dimostrano che le abitudini alimentari giocano un ruolo cruciale nell’incidenza di molte forme tumorali. Eppure, nonostante le evidenze scientifiche, si parla ancora troppo poco dell’impatto concreto che ciò che mettiamo ogni giorno nel piatto può avere sulla nostra salute a lungo termine.

A sostenere da anni questa visione è il dottor Franco Berrino, uno dei medici più autorevoli nel campo della prevenzione oncologica. Laureato in medicina e chirurgia, con una specializzazione in anatomia patologica, Berrino ha dedicato gran parte della sua carriera allo studio dell’epidemiologia dei tumori. Per quarant’anni ha operato presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, dove ha diretto il Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva. I suoi studi e i suoi progetti – tra cui lo sviluppo dei registri tumori in Italia e la partecipazione al progetto europeo sulla sopravvivenza dei malati neoplastici – hanno contribuito in maniera determinante alla diffusione di una nuova cultura della salute preventiva.

Uno dei concetti cardine sostenuti da Berrino è che il tumore si può prevenire a tavola. Questo non significa, ovviamente, che l’alimentazione da sola basti a eliminare il rischio, ma è ormai chiaro che una dieta sana, bilanciata e consapevole può ridurre sensibilmente le probabilità di ammalarsi. In particolare, il medico invita da anni a mantenere stabile la glicemia – ovvero a evitare sbalzi continui nei livelli di zuccheri nel sangue – e a ridurre l’infiammazione sistemica dell’organismo, due condizioni che, secondo molti studi, creano un ambiente favorevole allo sviluppo delle cellule tumorali.

Secondo Berrino, alcuni cibi industriali e raffinati, se consumati quotidianamente, possono diventare veri e propri nemici invisibili. Parliamo di prodotti ricchi di zuccheri aggiunti, grassi saturi, conservanti, coloranti artificiali e additivi che, nel lungo periodo, favoriscono processi infiammatori, alterazioni metaboliche e squilibri ormonali. Questi squilibri, pur non dando sintomi immediati, creano nel tempo un terreno fertile per la comparsa di diverse patologie, tra cui numerose forme di cancro.

Tra gli alimenti da consumare con cautela troviamo quindi bevande zuccherate, merendine confezionate, carni lavorate (come wurstel, bacon, salumi trattati chimicamente), snack ultra-processati e farine raffinate. Al contrario, il medico sottolinea l’importanza di privilegiare cibi naturali e integrali, come cereali non raffinati, legumi, verdure fresche di stagione, frutta non troppo zuccherina, semi oleosi, spezie e olio extravergine d’oliva. Anche la quantità e la frequenza con cui certi alimenti vengono consumati è importante: non basta sapere cosa mangiare, ma anche come e quando farlo.

Un’altra raccomandazione del dottor Berrino riguarda il ritmo dei pasti. Evitare di mangiare continuamente durante la giornata, ridurre gli spuntini inutili e limitare le porzioni eccessive sono pratiche che aiutano il nostro corpo a funzionare meglio e a evitare sovraccarichi metabolici. Inoltre, secondo numerose evidenze, praticare digiuni intermittenti o allungare il tempo tra l’ultima cena e la colazione del giorno successivo può favorire meccanismi di riparazione cellulare.

In definitiva, il messaggio di Berrino è chiaro e potente: prendersi cura della propria alimentazione non è solo una questione estetica o di moda, ma un atto di responsabilità verso se stessi. Una dieta sana, oltre a migliorare la qualità della vita, può ridurre drasticamente il rischio di sviluppare malattie croniche e degenerative. In un’epoca in cui la medicina curativa spesso prevale su quella preventiva, tornare a considerare il cibo come fonte di salute, e non solo di piacere, è un passo fondamentale verso una società più consapevole e longeva.

Non mangiate questi cibi! I consigli di Franco Berrino

Franco Berrino ci offre un importante consiglio, indicando quali cibi sarebbe meglio non mangiare, specificandone il motivo per cui si possono sviluppare tumori:

Un terzo pilastro, dopo la glicemia e le infiammazioni, per ostacolare la crescita tumorale è mantenere bassi i fattori di crescita, che sono delle piccole proteine che stimolano la proliferazione cellulare. Un fattore di crescita molto importante si chiama IGF-1, che vuol dire “fattore di crescita insulino-simile” ed è l’effettore dell’ormone della crescita.

È prodotto soprattutto dal fegato, ma anche in altri tessuti ed è uno dei determinanti importanti della proliferazione cellulare. Sappiamo che l’IGF-1 dipende soprattutto da una dieta troppo ricca di proteine: è normale che ci sia, ci deve essere nel sangue, ma se è alto ci si ammala di più di cancro della mammella dell’intestino e della prostata. Noi abbiamo mostrato che chi ha l’IGF1 alto e chi ha anche un altro fattore che si chiama PDGF, che è il fattore di crescita associato alle piastrine, ha più facilmente recidive.

Noi mangiamo troppe proteine: mangiamo circa il doppio delle proteine di cui abbiamo bisogno, e allora dobbiamo ridurle. Le proteine vengono dalla carne, dai formaggi, dal latte: sono soprattutto le proteine del latte che fanno aumentare i fattori di crescita.

Il latte è un alimento per far crescere, il latte di mucca che mangiamo deve far crescere di 150 kg un vitello in pochi mesi: è un potente fattore che stimola la produzione dei fattori di crescita. Chi beve latte ha i livelli di IGF-1 più alti nel sangue. Quindi, prudenzialmente, anche se gli studi sono pochi, noi raccomandiamo alle persone che hanno un tumore di non bere il latte.

Ci sono dei dati sui tumori della mammella e sui tumori della prostata che dimostrano un aumento del rischio di recidive con il latte. I meccanismi non sono solo questi dell’IGF-1, sono anche legati al fatto che il latte di oggi è molto più ricco di ormoni sessuali perché le mucche vengono munte durante tutta la gravidanza. Il latte di oggi è completamente diverso dal latte di ieri.

Quindi questi tre grandi pilastri: la glicemia, le infiammazioni e i fattori di crescita”.