Curiosità

Don Mazzi: “Se uno è divorziato o omosessuale ma è buono gli do lo stesso la comunione”


Don Mazzi e la fede vissuta: la comunione come gesto d’amore

Don Antonio Mazzi, fondatore della Comunità Exodus e volto amato del volontariato italiano, è da sempre un punto di riferimento per chi vive ai margini della società. Uomo di fede e di azione, ha sempre messo l’umanità al centro del suo messaggio evangelico. In una recente intervista ha espresso parole forti e coraggiose, dichiarando di concedere la comunione anche a divorziati, omosessuali e transessuali, qualora negli occhi delle persone scorga sincerità, umiltà e bontà.

Una Chiesa senza porte chiuse

Per Don Mazzi, l’accoglienza non può essere parziale né condizionata. “Se diciamo che la Chiesa è aperta, allora dev’essere spalancata a tutti”, ha affermato. Il suo messaggio è chiaro: i sacramenti non devono essere riservati a chi ha una vita conforme a certi standard morali, ma devono essere accessibili a chiunque si avvicini a Dio con cuore sincero, a prescindere dal proprio passato, dalle scelte di vita o dall’identità.

Gesù, il primo “dissidente”

Don Mazzi ha anche voluto ricordare il significato più profondo della missione di Gesù, definendolo un “dissidente crocifisso” per aver sfidato il potere religioso del tempo. Secondo il sacerdote, oggi come allora esiste una parte della Chiesa – che lui chiama “Sinedrio” – ancorata al potere, che rallenta le riforme e ostacola l’evoluzione del messaggio cristiano. È proprio per questo che Mazzi si dice pronto ad andare avanti anche da solo, se necessario, pur di non tradire l’autenticità del Vangelo.

Critica alla ricchezza della Chiesa

Non manca una severa critica all’eccessiva ricchezza della Chiesa, vista da Don Mazzi come una contraddizione intollerabile rispetto alla povertà del mondo. “Fuori ci sono milioni di poveri – dice – e la Chiesa continua ad accumulare beni”. È un invito forte a spogliarsi del superfluo per tornare alla semplicità del messaggio cristiano: servire i bisognosi, accogliere gli esclusi, vivere con umiltà.

Una vita dedicata agli ultimi

Attraverso la sua Comunità Exodus, Don Mazzi ha aiutato migliaia di giovani a uscire da dipendenze, emarginazione e degrado. Il suo operato è fatto di piccoli gesti quotidiani: una parola, un abbraccio, un pasto caldo. La sua fede è concreta, incarnata, lontana dai formalismi e vicina al dolore reale della gente. La sua voce è scomoda, ma necessaria, soprattutto in un tempo in cui molte persone si sentono escluse dalla fede e dalla Chiesa.

Un messaggio di speranza

Io non mi spavento di andare controcorrente”, ha detto Don Mazzi. La sua è una fede che abbraccia e che perdona, una fede vissuta, non predicata soltanto. Il suo sogno è quello di vedere una Chiesa capace di dialogare con chi è diverso, accogliere chi ha sbagliato e camminare accanto a chi è ferito. E in questo cammino, lui ha scelto di non giudicare, ma di amare. Sempre.

Le parole di Don Antonio Mazzi rappresentano un messaggio potente e rivoluzionario, soprattutto in un’epoca in cui tanti si sentono ai margini della fede e della società. Il suo approccio così umano e inclusivo ci ricorda che la Chiesa dovrebbe essere prima di tutto accoglienza, ascolto e amore, non un tribunale che esclude chi non rientra in determinati schemi morali.

Don Mazzi non parla solo per ideologia, ma da uomo che ha speso la sua vita tra chi soffre, tra tossicodipendenti, emarginati, giovani perduti e famiglie spezzate. Le sue parole sulla comunione concessa anche a divorziati, omosessuali o transessuali non sono provocazioni, ma gesti concreti di misericordia, che mettono al centro lo sguardo, il cuore e la sincerità delle persone.

Il suo coraggio nel criticare apertamente il potere della Curia e la ricchezza della Chiesa è la voce di chi crede in una fede vera, spoglia, vicina alla povertà e all’umiltà di Gesù. È raro oggi ascoltare un sacerdote che, con tanta franchezza, si schiera apertamente dalla parte degli “ultimi”, senza paura di essere giudicato o isolato.

Il suo esempio dovrebbe far riflettere non solo la Chiesa, ma anche ciascuno di noi: quanto siamo disposti davvero ad accogliere l’altro, senza condizioni? Quanto del Vangelo mettiamo in pratica ogni giorno?

Don Mazzi ci insegna che la fede non è perfezione, ma compassione. Un insegnamento prezioso, più attuale che mai.

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