Curiosità

Don Mazzi: “chiudete il Vaticano e mandate i Cardinali in Africa. Con i loro ori e diamanti sfamiamo 10 famiglie”


Quella che vi presentiamo è un’intervista di grande impatto rilasciata da Don Antonio Mazzi sul finire del 2019, ma che, ancora oggi, continua a far riflettere, discutere e, in molti casi, a trovare ampio consenso tra i fedeli e non solo. Don Mazzi, noto sacerdote e fondatore della comunità Exodus, da sempre si è distinto per un approccio diretto, anticonvenzionale e spesso provocatorio, capace di scuotere le coscienze e di porre la Chiesa di fronte a domande scomode e verità inascoltate.

Nel corso dell’intervista, Don Mazzi non ha risparmiato critiche all’istituzione ecclesiastica, lamentando un eccessivo attaccamento a riti e gerarchie, a discapito del vero messaggio evangelico. Ha parlato con estrema chiarezza del bisogno di una Chiesa più vicina alla gente, più concreta, meno legata a formalismi e più pronta ad accogliere chi è in difficoltà, senza giudicarlo.

A far discutere, in particolare, furono alcune frasi forti, come quando affermò: “Preferisco i peccatori sinceri ai santi ipocriti”, oppure quando invitò i giovani a cercare Dio nella vita reale, nei gesti d’amore quotidiani, piuttosto che in una pratica religiosa vuota. Questo suo modo di comunicare diretto, schietto, quasi “popolare”, è proprio ciò che ha colpito e conquistato il cuore di molti italiani, che si sono riconosciuti nelle sue parole.

Ma ciò che ha reso questa intervista davvero indimenticabile è il suo grido di rinnovamento. Don Mazzi ha invocato una Chiesa più coraggiosa, capace di scendere in strada, ascoltare il dolore umano, sporcarsi le mani nei problemi del mondo, abbandonando torri d’avorio e privilegi storici. Secondo lui, la spiritualità deve essere vissuta nel concreto, nelle famiglie, tra i giovani smarriti, nei carceri, tra i tossicodipendenti: dove c’è umanità ferita, lì deve esserci anche il volto di Cristo.

A distanza di anni, quelle parole continuano a risuonare attuali, specie in un’epoca in cui la fiducia nella Chiesa sembra vacillare e la necessità di testimoni autentici è sempre più urgente. Don Mazzi, con la sua esperienza e il suo coraggio, ha indicato una strada, forse scomoda, ma profondamente evangelica.

L’intervista:

Chiudere il Vaticano, i Cardinali in Africa“: questa la frase provocatoria di Don Antonio Mazzi, il prete “contro” che torna a parlare, generando accuse. Per questo motivo guarda la Chiesa con occhi diversi, facendo emergere quella ricchezza immoderata che non è stata predicata da Gesù.

Con quello che indossa un Cardinale – tra collana, croce d’oro, anello col diamante – si potrebbero sfamare 10 africani. Ma non si vergognano?” accusa don Antonio Mazzi che come sempre è contrario alla Chiesa tradizionalista. Nonostante i suoi 90 anni e oltre, non perde mai occasione per criticare Cardinali, vescovi, il Papa stesso, che non rappresentano, a suo parere, il vero simbolo della fede cristiana.

Non ho fatto il prete da impiegato del Padre Eterno. La rovina della Chiesa non sono i pochi preti, ma sono i preti che ci sono: cominciando dai Cardinali. Il Vaticano deve scomparire. Il Papa deve tornare in una casetta ad Assisi”.

Don Antonio Mazzi, il prete “contro” è nato a Verona nel 1929. Per vincere la droga si inventa esperienze itineranti, utilizza lo sport, la musica e il teatro salvando migliaia di giovani “irrecuperabili” iniziando ripulendo Parco Lambro a Milano.

Quale sarebbe la prima cosa che farei se fossi Papa? Chiuderei il Vaticano – risponde a Radio 24 – e San Pietro diventerebbe una chiesa normale. I Musei Vaticani li darei in affitto ai giapponesi e ai cinesi. I Cardinali li manderei in Africa, che c`è bisogno di preti. Immaginate il Cardinal Bertone in Africa, senza attico e senza vestito rosso”.

È vero che il Papa ti ha confidato di sentirsi solo?
La frase esatta che mi ha detto il Papa è: `tocco appena la crosta`.

Alla domanda del giornalista: perchè viene definito un prete ribelle, risponde: «Perché la religione mi dava e mi dà fastidio: è tutta regola, non è fede. Oggi, dico che è come un matrimonio che diventa un dovere: se non esiste più l’amore, che roba è? Per la società, è ancora matrimonio, ma per te? Mi chiedo se comanda più la Chiesa o il Vangelo. Papa Francesco, poveretto, vuole che il Vangelo torni Vangelo, ma lo dice in Vaticano, che è il luogo del potere, e sa che perderà».

«Ho incontrato Papa Francesco ad una messa. Gli ho citato la parabola del buon pastore e gli ho detto che so che io sto meglio di lui, perché posso correre dietro la pecorella smarrita. Il suo segretario ha fatto due occhi così, ho temuto che mi cacciasse».

Don Antonio Mazzi è una delle figure più carismatiche del panorama sociale italiano. Conosciuto per il suo linguaggio diretto e la sua instancabile energia, ha dedicato gran parte della sua vita a combattere le ingiustizie e a dare voce a chi, spesso, non ce l’ha. Fondatore della comunità Exodus, nata negli anni Ottanta, ha iniziato il suo cammino accanto ai giovani emarginati, con un’attenzione particolare verso chi era caduto nella trappola della droga. In un’epoca in cui parlare di tossicodipendenza era ancora un tabù, Don Mazzi ha scelto di mettersi in ascolto, creando spazi di recupero che unissero rigore e amore, disciplina e speranza.

Ma la sua missione non si è fermata lì. Negli anni ha esteso il suo impegno a tante altre fragilità: ragazzi difficili, detenuti, famiglie spezzate, minori a rischio e persone con dipendenze di ogni tipo. Il suo approccio, lontano dall’assistenzialismo passivo, punta sull’educazione, sulla responsabilizzazione e sulla rinascita personale. Le sue comunità non sono solo rifugi, ma luoghi di ricostruzione interiore, dove si impara a vivere con dignità e rispetto per sé stessi.

Don Mazzi ha anche lottato pubblicamente contro l’abbandono degli anziani, l’indifferenza verso i disabili e la cultura dello scarto. Non ha mai avuto paura di dire la sua, anche quando le sue parole sono state scomode. La sua voce continua a richiamare l’attenzione su ciò che conta davvero: l’umanità, il senso di giustizia e il dovere di non voltarsi dall’altra parte. Le sue battaglie non si misurano in numeri, ma nei volti di chi ha potuto rialzarsi grazie a lui. E questo, oggi più che mai, fa la differenza.

LEGGI ANCHE: Provocazione di Don Mazzi: “In Vaticano girano troppi soldi, ricchezza vergognosa. Il Papa lo chiuda e torni nella sua casetta”