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Pippo Baudo racconta della sua malattia: “Il cancro mi ha colpito, stesso tumore di mio padre”


La vita dei personaggi dello spettacolo, come quella di tutti noi, è costituita da gioie e dolori. Il noto volto della tv, ha infatti raccontato in diverse interviste di aver avuto molti momenti bui che lo hanno reso molto vulnerabile: Pippo Baudo è stato infatti colpito dal cancro e ha combattuto duramente per sconfiggere il male del secolo.

Pippo Baudo è un volto storico della televisione italiana, conduttore dei più importanti programmi Rai e Fininvest (poi Mediaset) a partire dagli anni ’60 ed è molto amato dal pubblico italiano. Ha fatto sorridere e ha intrattenuto diverse generazioni ma, scomparso dalla tv, ha affrontato un tumore alla tiroide.

Pippo Baudo, pseudonimo di Giuseppe Raimondo Vittorio Baudo, laureato in Giurisprudenza, esordisce in TV nel 1959 con La Conchiglia d’Oro, condotto da Enzo Tortora. Ha presentato numerosi programmi di successo tra i quali Fantastico, Canzonissima, Un Disco per l’estate, Domenica In e Serata d’onore. È sicuramente degno di nota il fatto di aver legato indissolubilmente il suo nome al Festival di Sanremo.

Non cambia espressione né tono di voce Pippo Baudo quando parla della sua malattia. Uguale a come lo vediamo da tanti anni affacciarsi dal teleschermo nelle nostre case.

Nella trasmissione La strada dei miracoli di Safiria Leccese, Pippo ha raccontato: “Nella mia vita ho avuto tante malattie e sono stato operato tante volte”.

Ad un certo punto della mia vita ho scoperto di avere avuto un cancro alla tiroide ed ho vissuto una vita preoccupatissima. Avevo il cancro e facevo la prima ‘Canzonissima’ della mia vita, erano gli anni ’70”.

Un nodulo sul collo, a sinistra – racconta – fu il primo allarme. Mi sottoposero a una biopsia in anestesia locale: due ore di sofferenza perché era ramificato, profondo e non facile da raggiungere. Poi passarono alcuni giorni senza che mi facessero sapere nulla. Eppure (era il ’72) ero nelle mani del grande chirurgo romano Paride Stefanini. Forse volevano essere sicuri prima di comunicarmi la diagnosi: un carcinoma papillifero della tiroide”.

Poi con l’esplosione di Cernobyl ci fu una strana coincidenza. A causa del sodio radioattivo i bambini nascevano grassi perché privi di tiroide.

Un professore andò a Chernobyl e visitò questi bambini. Fece un ragionamento semplice: se io do agli ammalati di tiroide lo iodio radioattivo, questi ammalati guariranno. Mi portarono a Pisa, dove c’erano tanti ricoverati come me e mi chiesero se volessi fare un’esperimento con loro. Accettai”. Dopo solo sette giorni in isolamento, come riporta Leggo, “i medici notarono che lo iodio radioattivo aveva distrutto la tiroide malata di Pippo Baudo”.

Mi curò l’endocrinologo Ivo Banchieri che lavorava al Policlinico di Roma, in uno scantinato puzzolente. La ricerca però stava portando risultati proprio in questo campo specifico e, per la prima volta, una malattia come la mia poteva essere aggredita in modo efficace. I medici erano bravissimi e mi aiutarono ad affrontare tutte le cure senza problemi, anche se poi sono stato operato cinque volte. L’ultima un anno e mezzo fa.

Quasi contemporaneamente a me si era ammalato dello stesso tipo di tumore anche mio padre, l’uomo più importante della mia vita, con cui avevo un rapporto straordinario… Ma lui non ce l’ha fatta ed è morto soffrendo molto. Nel mio caso, invece, quel nodulo, quell’”esplosione” esterna della malattia mi ha salvato perché mi ha permesso di intervenire subito. E, come si sa, prevenzione e diagnosi precoce sono le migliori armi contro tutti i tipi di cancro”.


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