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Omicidio Lorys, Veronica Panarello esce tutti i giorni dal carcere per studiare: vuole diventare operatrice sociale


Sono trascorsi ormai otto anni da uno dei casi di cronaca nera più sconvolgenti degli ultimi tempi: la tragica morte del piccolo Loris Stival, ucciso all’età di soli otto anni. Un delitto che ha scioccato l’opinione pubblica non solo per la giovane età della vittima, ma soprattutto per l’identità dell’assassina: la madre, Veronica Panarello, condannata per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Da sei anni, la donna è detenuta in carcere, scontando una condanna pesantissima, mentre la memoria del figlio continua a vivere nel cuore di chi lo ha amato.

Nonostante il suo passato sia ormai segnato da un crimine irreparabile, Veronica Panarello sembra guardare al futuro con la determinazione di chi, pur dietro le sbarre, cerca una via per riscattare sé stessa. La donna, originaria di Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa, ha scelto di impegnare il suo tempo in carcere seguendo un percorso di formazione, approfittando delle opportunità offerte dal sistema penitenziario per rieducare e reinserire socialmente i detenuti.

Ogni giorno, per alcune ore, esce dalla sua cella per frequentare lezioni e corsi professionali, con l’obiettivo di acquisire competenze utili in vista di una possibile, futura vita in libertà. Secondo alcune fonti, Veronica sogna un impiego autonomo, che le consenta di costruirsi una nuova esistenza, lontana dai riflettori e dal peso insostenibile della notorietà ottenuta nel peggiore dei modi.

Il suo percorso non è semplice, né immune da critiche. Molti si chiedono se sia possibile per lei ricominciare da zero, dopo un crimine che ha spezzato non solo una vita innocente, ma anche la fiducia di un’intera comunità. Tuttavia, nel silenzio delle mura carcerarie, Veronica continua a progettare un futuro che – almeno nei suoi pensieri – possa rappresentare una nuova possibilità di esistenza, seppur segnata per sempre.

Veronica e il sogno di diventare operatrice sociale

Studia per diventare operatrice sociale e si sta impegnando molto, ogni giorno esce dalla cella per qualche ora per frequentare il corso. È la vita da detenuta di mamma Veronica Panarello, 31 anni, reclusa nel carcere Lorusso e Cotugno di Torino, dove è stata trasferita proprio perché – come scrive Giallo – potesse ‘studiare’ da operatrice. La mamma del piccolo Lorys oggi si starebbe impegnando a fondo per costruire le basi di una vita professionale autonoma quando potrà uscire dopo aver scontato la condanna. Panarello, che in Sicilia ha un altro figlio, il fratellino minore di Lorys, è stata condannata a 30 anni di carcere con sentenza definitiva per omicidio e occultamento di cadavere. Ne ha già scontati 8, includendo la carcerazione preventiva.

A sostenerla c’è sempre stato papà Franco, che crede nella sua innocenza. Per quanto riguarda i vecchi legami con la famiglia Stival, esistono ancora contatti solo formali tra l’ex marito Davide, dal quale è separata con decreto giudiziale e la mamma di Santa Croce Camerina. Il papà di Lorys, infatti, è obbligato dal Tribunale a dare a Veronica notizie regolari dell’altro figlioletto. Dal suo arresto a oggi Veronica ha proposto varie tesi difensive, l’ultima delle quali  la vedrebbe ‘testimone’ dell’omicidio di Lorys avvenuto, secondo tale ricostruzione, per mano del suocero Andrea Stival. Il nonno del bimbo è stato a suo tempo scagionato dalle indagini e ha querelato Veronica per calunnia e minacce.

La Corte di Cassazione, massimo organo della giustizia italiana, ha posto la parola fine all’iter giudiziario confermando in via definitiva la condanna a 30 anni di reclusione per Veronica Panarello, ritenuta colpevole dell’omicidio del figlio Loris Stival e dell’occultamento del suo cadavere. Una sentenza che conferma quanto già stabilito nei due precedenti gradi di giudizio — Tribunale e Corte d’Appello — e che ha consolidato la tesi accusatoria, secondo cui la donna avrebbe agito con premeditazione e lucida determinazione.

Nonostante la giustizia abbia parlato con tre sentenze concordanti, Veronica continua a proclamare la propria innocenza, sostenendo una versione dei fatti che però non ha trovato riscontro nelle indagini, né nelle ricostruzioni processuali. Durante l’intero iter giudiziario, la donna ha cambiato più volte le sue dichiarazioni, cercando di spostare la responsabilità su terzi, ma senza mai fornire prove concrete che potessero minare l’impianto accusatorio.

Ad oggi, non vi sono notizie ufficiali in merito a richieste di revisione del processo né a sconti di pena. La possibilità di ottenere benefici carcerari — come permessi premio, affidamento in prova o riduzioni di pena — dipenderà in futuro da vari fattori: dalla buona condotta alla partecipazione ai programmi rieducativi, ma soprattutto dal pieno riconoscimento della responsabilità, elemento che nel suo caso è ancora assente.

Il caso Panarello ha scosso profondamente l’opinione pubblica, non solo per la drammaticità dei fatti ma anche per il coinvolgimento diretto di una madre nella morte del proprio figlio, un tema che tocca corde emotive profondissime. La sua continua insistenza sulla propria innocenza, nonostante la condanna definitiva, alimenta un dibattito ancora acceso, ma per la giustizia italiana la verità giudiziaria è stata ormai scritta.