Le vedove/i hanno diritto di sapere. “Vi spettano 3.400 € di arretrati, 53 € in più al mese, in questi casi”
Molti pensionati, soprattutto coloro che hanno vissuto eventi dolorosi come la perdita del coniuge, ignorano l’esistenza di un diritto che potrebbe alleggerire — anche se in minima parte — il peso economico e psicologico che porta con sé una tale situazione. Si tratta di un’integrazione alla pensione, un piccolo contributo mensile pari a 52,91 euro, che può sembrare irrisorio, ma che in un anno può superare i 687 euro (grazie anche alla tredicesima) e che può essere accompagnato da arretrati fino a 3.400 euro, come previsto per chi non ha fatto tempestiva richiesta negli anni precedenti, incluso il 2022.
Un diritto poco conosciuto, ma fondamentale
Questa integrazione non viene riconosciuta in automatico, e qui sta il problema principale: la maggior parte degli aventi diritto non sa nemmeno che esista. A differenza della pensione di reversibilità, che segue un iter più noto e spesso guidato direttamente dagli enti previdenziali, questo assegno extra — tecnicamente un trattamento di famiglia per vedovi inabili — richiede una richiesta esplicita, corredata da specifica documentazione medica e burocratica.
Il diritto è riconosciuto a tutti i vedovi e le vedove di lavoratori sia del settore pubblico che privato, purché sussistano determinate condizioni sanitarie e amministrative. Non è sufficiente aver perso il coniuge per ottenere l’assegno: è necessario che la persona sopravvissuta sia riconosciuta inabile al lavoro, secondo criteri ben precisi.
Chi può fare richiesta?
I requisiti fondamentali per accedere a questo beneficio sono tre, e devono essere tutti presenti:
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Essere invalidi civili al 100%, ovvero non essere in grado di svolgere alcun tipo di attività lavorativa proficua;
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Essere già titolari dell’indennità di accompagnamento, erogata dall’INPS ai soggetti non autosufficienti;
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Presentare un certificato medico specifico denominato SS5, un documento ufficiale che attesta la condizione di inabilità al lavoro da parte del soggetto richiedente.
Solo al verificarsi di queste tre condizioni il vedovo o la vedova può ottenere questo assegno aggiuntivo.
Una misura simbolica, ma carica di significato
È importante sottolineare che, sebbene si tratti di un importo modesto, questa forma di sostegno economico assume un significato molto più profondo, soprattutto per le donne sole. Molte vedove, dopo aver dedicato la loro vita alla cura della famiglia, si trovano improvvisamente senza una guida, con entrate minime e un carico di responsabilità quotidiane che prima condividevano con il partner.
Per queste donne (e uomini), ogni contributo rappresenta un segnale di attenzione, un modo per dire che lo Stato non ha dimenticato il loro dolore e i loro sacrifici. Riconoscere un assegno mensile può sembrare poco, ma diventa simbolo di dignità, di rispetto e di solidarietà concreta.
Perché non viene erogato automaticamente?
La risposta è semplice: burocrazia. Come spesso accade in Italia, anche le misure sociali più giuste e necessarie devono passare attraverso lungaggini procedurali e la consapevolezza (quasi sempre mancata) del cittadino. L’INPS non invia comunicazioni automatiche per informare chi ha diritto a questo assegno: tocca al cittadino informarsi, documentarsi e fare richiesta, magari con l’aiuto di un CAF o di un patronato.
Questo è un altro degli ostacoli principali: molti pensionati, specialmente anziani e fragili, non hanno accesso agli strumenti digitali e spesso si sentono smarriti tra moduli, sigle e certificati.
Per chi è invalido al 100 per 100 ma non ha l’accompagnamento, basterà richiedere dal proprio medico di famiglia l’inabilità al lavoro proficuo, il certificato va poi inoltrato all’Inps con il documento SS5 che può costare circa 50 euro, essendo un atto legale.
Per inoltrare la domanda va trasmessa all’Inps telematicamente. Ovviamente prima di procedere con l’invio della domanda bisogna controllare la pensione, puoi farlo rivolgendoti a qualsiasi patronato che lo farà in modo gratuito.
Presentati alla sede del tuo patronato di fiducia e consegna il modello ObisM. Il patronato controllerà se il modulo è stato compilato correttamente e se manca qualche voce, è possibile anche recuperare l’integrazione al trattamento minimo, le maggiorazioni sociali della pensione e incremento, l’importo aggiuntivo dell’assegno pensionistico, la quattordicesima mensilità, le prestazioni a favore degli invalidi civili e l’assegno al nucleo familiare.
A ricevere questo mini assegno ne hanno diritto le persone con reddito familiare fino a 27.899,67 euro, in questo caso l’assegno da ricevere è pari a 52,91 euro mentre per i redditi da 27.899,68 euro a 31.296,62 euro può ricevere un mini assegno di 19,59 euro.
Se il reddito è più alto non spettano assegni familiari, il riconoscimento è retroattivo di cinque anni da quando viene inviata la domanda, questo vuol dire che hai il diritto anche a ricevere gli arretrati che possono arrivare a 3.400 euro circa.
Una questione di giustizia sociale
In un’Italia dove l’inflazione cresce, le spese sanitarie aumentano e le pensioni restano basse, ogni euro conta. Questo piccolo assegno può significare una bolletta pagata, un farmaco acquistato, un piccolo aiuto per un nipote. Non si tratta solo di denaro, ma di dignità, di attenzione, di riconoscimento sociale.
Per questo è fondamentale che le informazioni su questi diritti vengano diffuse con chiarezza e semplicità, aiutando chi ne ha bisogno a ottenerli. Nessuno dovrebbe rinunciare a un proprio diritto per ignoranza o disinformazione.
Conclusione
L’assegno di 52,91 euro al mese per i vedovi inabili al lavoro non è un regalo, ma un diritto. Se conosci qualcuno che potrebbe averne diritto — un genitore, un vicino di casa, un parente — informa e incoraggia a fare domanda. È tempo che le piccole tutele vengano riconosciute a chi, spesso, ha dato tanto e ricevuto poco.
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