Il Coronavirus sta mutando. I sintomi sono diversi dai precedenti: orticaria, tremori e altri.
Definito il virus camaleontico dagli scienziati, poichè nel corso dei mesi è mutato più volte, il Coronavirus sembra portarci delle novità: a cambiare non è solo lui, ma anche i suoi sintomi.
Fino a poco tempo fa i sintomi che identificavano il Covid-19 erano: tosse, febbre, raffreddore a cui si aggiungevano diarrea, dolori addominali e nausea, come aveva affermato il dott. Broccolo nell’intervista a TgCom24.
Adesso il virus è cambiato: “attacca polmoni ma anche altri organi, sta mutando e anche i suoi sintomi“, affermano gli studiosi. Quindi, quali sono i nuovi sintomi di contagio?
Ci sono 3 classici sintomi di base: febbre, tosse secca, difficoltà di respiro. Ma ad essi si aggiungono altri, come riferiscono i cdc di Atlanta, gli Americani Centers for Disease Control and Prevention, medici che tengono sotto controllo la salute mondiale. Sarebbero almeno 6 i nuovi sintomi a cui dobbiamo fare molta attenzione.
Eccoli: brividi, tremore persistente insieme a brividi, dolori muscolari, mal di testa, mal di gola, perdita del gusto e dell’olfatto.
Gli esperti raccomandano di fare molta attenzione a questi nuovi sintomi perchè potrebbero essere sostituiti a breve dai precedenti, definitivamente o parzialmente.
Ma l’Organizzazione Mondiale della Sanità non è ancora in linea con questi nuovi sintomi e sottolinea di prestare comunque attenzione a quelli originali, che ci hanno accompagnato dall’esordio della pandemia.
L’appello dei dermatologi
Negli ultimi tempi, anche i dermatologi sono intervenuti nel dibattito scientifico legato al Coronavirus, evidenziando un aspetto spesso trascurato: il virus può avere manifestazioni cutanee importanti, in grado di fornire ulteriori indizi sulla presenza dell’infezione. Non si tratta soltanto di sintomi respiratori o febbre, ma anche di segnali che la pelle può lanciare, diventando una sorta di “specchio” delle alterazioni sistemiche provocate dal virus.
Secondo numerosi studi e segnalazioni cliniche, il COVID-19 può manifestarsi sulla pelle con diversi tipi di lesioni. Tra le più frequenti vi sono i geloni, un fenomeno noto anche come “chilblains”, che ricorda ciò che accade alla pelle dopo una prolungata esposizione al freddo. Questi geloni possono comparire, in particolare, su dita di mani e piedi, presentandosi con arrossamenti, gonfiori e sensazioni di prurito o bruciore. Curiosamente, molti di questi casi si sono verificati in persone giovani e asintomatiche, o in soggetti risultati positivi ma con sintomatologia lieve. Questo ha fatto ipotizzare che si tratti di una risposta immunitaria ritardata, o addirittura di una complicanza vascolare legata all’infezione.
La possibile spiegazione medica risiederebbe nei danni vascolari provocati dal virus. Sembra, infatti, che il SARS-CoV-2 possa interferire con il normale funzionamento del sistema circolatorio, danneggiando i vasi sanguigni e provocando alterazioni nella microcircolazione cutanea. Questo comporta una minore ossigenazione dei tessuti e, di conseguenza, l’insorgenza di lesioni dermatologiche.
Ma i geloni non sono l’unico sintomo dermatologico da tenere in considerazione. Sono stati documentati anche altri segnali, come la comparsa di vescicole simili a quelle della varicella, eruzioni maculo-papulari (cioè sfoghi con macchie rosse piatte o in rilievo), lesioni pruriginose e, nei casi più gravi, anche aree cutanee soggette a necrosi. Tutte queste manifestazioni possono comparire durante o anche dopo l’infezione, rendendo il quadro clinico ancora più variegato.
È quindi importante che, anche di fronte a strani sintomi sulla pelle, si consideri la possibilità di una correlazione con il virus. La pelle, in quanto organo visibile e reattivo, può fornire segnali preziosi per la diagnosi e la gestione della malattia, specialmente in quelle forme più atipiche o nei pazienti che non presentano sintomi classici.
Il virus camaleontico, cosa accadrà in futuro?
Massimo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie Infettive all’Ospedale San Martino di Genova, afferma: ” Il Coronavirus è un virus camaleontico, colpisce molti organi. Il polmone innanzitutto, ma anche i reni, il cuore e le articolazioni. E la pelle, anche se le manifestazioni non sono fra le più frequenti. Anche il virus dell’influenza fa gli stessi danni: al cervello (encefaliti), al cuore ( miocarditi), al fegato (epatiti) e al rene.”
Ma cosa si è capito dopo questi mesi di questo virus camaleontico? I dati si aggiungono ricerca dopo ricerca.
“Abbiamo capito che questo virus non colpisce solo i polmoni– precisa Carlo Federico Perno– professore di Microbiologia all’Università di Milano e direttore della Medicina di laboratorio Niguarda. Provoca danni alla coagulazione del sangue e dei vasi sanguigni. Stiamo vedendo che questi virus stanno mutando e li stiamo studiando. In altre parole, i virus che sono presenti nel naso e nella gola non sono gli stessi che provocano la polmonite. Quindi le caratteristiche biologiche del virus hanno a che fare con l’evoluzione dell’infezione. Su questo stiamo focalizzando le nostre ricerche”.