Coronavirus

Coronavirus: la cura c’è ma nessuno ne parla. Gli ospedali di Pavia e Mantova confermano VIDEO


Un importante passo avanti nella lotta al Covid: la sieroterapia salva vite

Negli ultimi tempi, gli ospedali di Pavia e Mantova sono finiti sotto i riflettori per un motivo sorprendentemente positivo: da circa un mese non si registrano più decessi per Covid-19. Ma qual è la ragione di questo risultato incoraggiante? Secondo le testimonianze di medici e specialisti, un ruolo centrale lo sta giocando la sieroterapia, ovvero l’utilizzo del plasma dei pazienti guariti come trattamento sperimentale contro il virus.

Cos’è la sieroterapia?

La sieroterapia consiste nel prelevare plasma da persone guarite dal Covid-19, contenente anticorpi sviluppati naturalmente contro il virus, per poi trasferirlo in pazienti ancora malati. Questa tecnica, già utilizzata con successo in passato contro altre malattie infettive (come l’Ebola o la SARS), si basa sull’idea che gli anticorpi presenti nel sangue del donatore possano aiutare il sistema immunitario del ricevente a combattere più efficacemente l’infezione.

Perché ha funzionato?

Negli ospedali di Pavia e Mantova, l’applicazione precoce di questa terapia su pazienti in condizioni critiche ha prodotto risultati promettenti. Molti di loro hanno mostrato miglioramenti rapidi, con una riduzione significativa dell’infiammazione e del carico virale. I medici coinvolti sottolineano che, pur trattandosi ancora di un approccio in fase sperimentale, i dati clinici sono incoraggianti: il numero dei ricoveri gravi è sceso e, soprattutto, non si sono più registrati decessi da settimane.

Un modello da seguire?

Questa esperienza ha attirato l’attenzione di numerosi centri ospedalieri in Italia e all’estero. Sempre più strutture si stanno organizzando per attivare banche del plasma e creare protocolli terapeutici simili. Naturalmente, è fondamentale che il processo sia regolamentato e controllato, affinché il plasma sia raccolto e somministrato in sicurezza.

In attesa di un vaccino, una speranza concreta

In un momento in cui il mondo intero cerca soluzioni efficaci contro il virus, la sieroterapia rappresenta una speranza concreta. Anche se non sostituisce il vaccino o la prevenzione, potrebbe diventare un’arma preziosa per salvare vite nei casi più gravi. E i risultati di Pavia e Mantova dimostrano che, con impegno, innovazione e solidarietà, è possibile invertire la rotta anche nelle situazioni più difficili.

Insomma, la cura del Coronavirus esiste, ma nessuno ne parla. Perche mai? Scopriamolo.

Gli ospedali di Pavia e Mantova ne danno conferma: da circa un mese sono riusciti a guarire tutti i pazienti che erano ricoverati, indipendentemente dall’età. Una grande vittoria registrare zero morti, mentre nel resto d’Italia, purtroppo, continuano ad esserci un gran numero di decessi. Ma se questi ospedali hanno una cura…che funziona, perchè non utilizzarla?

Purtroppo spesso e volentieri la sanità funziona male o forse c’è ben altro di celato che non permette di dare il via a questa cura.

Abbiamo medici eccezionali in Italia, poco valorizzati da un Sistema Sanitario che va a rotoli.

Sono gli stessi che sono stati inviati, senza mascherine, a combattere questa pandemia letale, rischiando la vita. Abbiamo la cura ed è concreta ma nessuno lo dice, perchè la sanità funziona a macchia di leopardo: in zone hanno le strutture, in altre no, in zone sono disposti a fare sperimentazioni, in altre no. Un Italia colpita dallo stesso virus ma che non affronta la stessa emergenza sanitaria allo stesso modo.

Ci sono ospedali che affermano con grande responsabilità di usare, in totale sicurezza, la sieroterapia. Sono quelli gli ospedali che, dopo aver capito che molti medicinali usati in fase sperimentale per sconfiggere il Coronavirus, non funzionano, hanno abbracciato un nuovo metodo di cura e ne hanno i risultati.

La sieroterapia indica la cura con siero di sangue di persone immunizzate ovvero che hanno sconfitto la malattia e possiedono pertanto gli anticorpi.

In questi ospedali che hanno utilizzato la sieroterapia, non si verificano più decessi per Covid da un mese e il Coronavirus sparisce dopo un trattamento che va dalle 2 alle 48 ore.

Come mai non lo dicono in tv e non se ne sente parlare?

Non abbiamo un decesso da un mese. I dati sono splendidi. La terapia funziona ma nessuno lo sa”, racconta Giuseppe De Donno, direttore di Pneumologia e Terapia intensiva respiratoria del Carlo Poma di Mantova.

“Tutti i giorni in tv ”, dice De Donno, “ascoltiamo chi negava che il Coronavirus potesse arrivare in Italia o parlava di influenza o che colpiva solo gli anziani. Gli unici che ci capiscono qualcosa lavorano ventre a terra dal primo giorno dell’epidemia e non hanno il tempo di vivere in televisione. Hanno inventato questa terapia fantastica ma purtroppo lo spazio avuto fino ad ora sui media è esiguo”.

De Donno poi continua: “Sono entusiasta di vedere le persone guarite così velocemente. E’ l’unico trattamento razionale, sia biochimico che immunologico del Coronavirus che c’è in questo momento. Non esisterà farmaco più efficace del plasma. E’ come il proiettile magico, si usano immunoglobuline specifiche contro il Coronvirus.

Va utilizzato in fase precoce. Se invece si aspetta che il paziente sia moribondo… allora si fa un errore e ci vuole solo il prete, ecco! Ma è lo stesso discorso dell’aspirina nella prevenzione dell’infarto. Se la usi in una persona che è già cardiopatica, non conta nulla. Oltretutto costa poco, è fattibile e pure democratica. Abbiamo 7 o 8 donatori tutti i giorni”.

A tornare a vivere grazie alla sieroterapia sono 80 pazienti totali.

Tra i medici del Carlo Poma guariti c’è chi dona il sangue, come il dottor Mauro Pagani, direttore della Plasmaferesi: “Ora sto bene e voglio aiutare chi ha bisogno”.

Ma come funziona?

Chi dona deve essere sano, guarito dal Covid e ad avere degli anticorpi neutralizzanti”, racconta il direttore di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale Massimo Franchini.

“Si prelevano 600 ml di plasma, da cui si ricavano 2 dosi da 300 ml ciascuna. Il protocollo prevede 3 somministrazioni. Dopo la prima somministrazione c’è un monitoraggio clinico di laboratorio e nel caso di mancata risposta c’è la seconda somministrazione e così di seguito. A distanza di 48 ore l’una dall’altra. La compatibilità per il plasma viene fatta sul gruppo sanguigno”.

Il dottore spiega inoltre che il plasma umano ha un alto grado di sicurezza, quindi è totalmente affidabile: “Se il vaccino, che non abbiamo, ti farebbe produrre gli anticorpi, questa che è un immunoterapia passiva trasferisce gli anticorpi dal guarito al malato. Il paziente non produce nulla e non crea nulla. Ma funziona per salvarlo”.

Si ripete perciò sempre la stessa domanda che già è stata espressa: ma perchè questa cura “naturale” non viene adottata da tutti gli ospedali?

I medici affermano che in Lombadia è partita la sperimentazione in gran parte degli ospedali, tutti i pazienti sottoposti hanno ottenuto successo dalla sieroterapia.

Perchè quindi è così difficile coinvolgere anche gli altri ospedali?

Il dott. Perrotti risponde: “Qui di empirico non c’è niente ma si fa in situazioni di grandi epidemia. C’è una validazione della terapia con il plasma iperimmune che non ha eguali nel mondo. Sono conosciuto per non essere uno che ‘le spara’ e le posso dire che in questo momento è il plasma più sicuro al mondo, perché la legislazione italiana ha delle regole stringenti che non ci sono in Europa e in nessun altro Paese al mondo, neanche negli Stati Uniti.

Non solo abbiamo gli esami obbligatori di legge sul plasma per essere trasfuso, ma abbiamo degli esami aggiuntivi e il titolo neutralizzante degli anticorpi che è una cosa che facciamo solo noi al policlinico di Pavia.

Neanche gli americani sono in grado di farlo in questo momento. Non ha eguali al mondo. Noi sappiamo la potenza, la capacità che ciascun plasma accumulato ha di uccidere il virus. Ogni plasma è fatto in modo diverso perché ogni paziente è diverso, ma noi siamo in grado di sapere quale usare per ogni caso specifico”.

La sieroterapia insomma può essere utilizzata nel caso si ripresentasse una nuova ondata di contagi?

Perotti: “Stiamo accumulando plasma per un’eventuale seconda ondata di contagi. E’ una terapia per chi sta male oggi. Ben venga il vaccino ma in attesa il protocollo funziona eccome! Lo studio è stato depositato. Tutto quello che le hanno detto, che si esce in 48 ore, è vero”.