Hai un intolleranza al lattosio grave? Puoi richiedere l’iinvalidità!
Sono sempre più numerose le persone che ci contattano con una domanda ben precisa: la propria patologia dà diritto all’invalidità civile o all’esenzione dal pagamento del ticket sanitario? Spesso, infatti, pur non trattandosi di situazioni gravi al punto da ottenere un’invalidità del 100%, esistono condizioni cliniche che possono comunque aprire l’accesso a benefici riconosciuti dalla legge.
È importante sapere che l’invalidità civile non è riconosciuta esclusivamente a chi è totalmente inabile al lavoro o completamente non autosufficiente. Esistono diversi gradi di invalidità, a partire da una soglia del 33%, che già consente l’accesso ad alcune agevolazioni, come l’esenzione dal ticket sanitario per visite specialistiche, esami diagnostici e terapie correlate alla patologia.
Molte malattie croniche, anche se non invalidanti al 100%, come il diabete, le cardiopatie, le malattie autoimmuni, la depressione cronica, le patologie intestinali (come la colite ulcerosa o la sindrome dell’intestino irritabile con complicanze), possono essere riconosciute ai fini assistenziali o esentivi. Il riconoscimento, in questi casi, dipende da una valutazione medico-legale accurata che tiene conto della gravità dei sintomi, della frequenza delle terapie e dell’impatto sulla qualità della vita.
Per ottenere questi riconoscimenti è necessario seguire un iter preciso, che parte dalla certificazione del proprio medico curante e prosegue con la presentazione della domanda all’INPS tramite il servizio online o un patronato. Segue poi la convocazione a visita medica da parte della Commissione per l’accertamento dell’invalidità.
Anche in assenza di un’invalidità riconosciuta ufficialmente, esistono codici di esenzione per patologie croniche (come il codice 013 per il diabete mellito) che consentono al paziente di non pagare le prestazioni legate alla malattia. È quindi fondamentale informarsi, leggere con attenzione le tabelle ministeriali e, se necessario, chiedere supporto a un esperto o a un patronato per ottenere quanto spetta di diritto.
Una lettrice ha posto una domanda ben specifica, che riguarda la sua intolleranza al lattosio che le rende la vita impossibile. Cerchiamo di capire se il suo problema le darà diritto ad invalidità.
Ecco la richiesta della lettrice:
Cara redazione,
volevo sapere se l’intolleranza al Lattosio, documentata da una struttura universitaria italiana, può dare diritto ad invalidità civile e se confermata, in che percentuale?
Tengo a precisare che a causa di questa intolleranza soffro di diarrea cronica che mi ha inevitabilmente condizionato la vita soprattutto dal punto di vista sociale; ho fatto tutte le analisi possibili ed immaginabili, sia cliniche che strumentali: test celiachia con indagine genetica, hiv, salmonellosi, brucellosi, esame feci con coprocoltura parassitologico e sangue occulto, ricerca C.diffficilis, colonscopia, gastroscopia giusto per citare le più importanti…TUTTE NEGATIVE…solo il test per il lattosio è risultato positivo ed evitare il lattosio è davvero impresa ardua!
Si ha diritto ad invalidità? Se si in che percentuale?
Grazie di cuore!
Intolleranza al lattosio: quando dà diritto all’invalidità
Gent. Utente,
l’intolleranza al lattosio non rientra tra le specifiche voci delle tabelle di invalidità civile ma si può ricorrere, in analogia, con la voce “SINDROME DA MALASSORBIMENTO ENTEROGENO CON COMPROMESSO STATO GENERALE”: chiaramente, al fine di raggiungere la soglia del 34% ovvero la soglia minima per essere riconosciuti invalidi civili, non occorre solo la diagnosi di intolleranza ma la dimostrazione che tale intolleranza determina una ripercussione sullo stato generale del paziente.
Per determinare la reale intolleranza al lattosio è opportuno eseguire il Breath Test all’idrogeno e la gastroscopia con biopsia, che potrebbe indicare un malassorbimento e un infiammazione che scaturisce da alimenti contenenti lattosio.
La sindrome da malassorbimento enterogeno è una condizione clinica che comporta una ridotta capacità dell’intestino di assorbire in modo adeguato i nutrienti, i sali minerali e le vitamine essenziali per il corretto funzionamento dell’organismo. Questa patologia può derivare da diverse cause, come malattie infiammatorie croniche intestinali (morbo di Crohn, colite ulcerosa), interventi chirurgici all’intestino, celiachia non trattata, infezioni intestinali persistenti o altre disfunzioni metaboliche.
Quando questa sindrome si manifesta con compromissione dello stato generale, ossia con perdita di peso importante, stanchezza cronica, debolezza muscolare, deficit nutrizionali gravi e impatto sulla qualità della vita, essa viene valutata ai fini dell’invalidità civile. In base alla gravità della condizione clinica e alla documentazione sanitaria prodotta, viene assegnata una percentuale di invalidità che generalmente oscilla tra il 40% e il 50%.
Tale percentuale riconosce non solo le difficoltà funzionali quotidiane, ma anche la necessità di seguire regimi alimentari specifici, terapie continuative e controlli clinici regolari. È importante sottolineare che la valutazione dell’invalidità per questa sindrome può essere cumulata con altre patologie eventualmente presenti nel soggetto. In tal caso, la Commissione Medica dell’INPS o dell’ASL esegue una valutazione complessiva, tenendo conto del grado di incidenza di ciascuna patologia sullo stato psico-fisico generale.
Per ottenere il riconoscimento dell’invalidità, è fondamentale presentare una documentazione clinica dettagliata, inclusi referti specialistici, esami strumentali (come colonscopia, biopsie, esami del sangue) e relazioni del medico curante che attestino la diagnosi, l’impatto sulla salute generale e l’eventuale necessità di assistenza o sostegno nella vita quotidiana.
La certificazione dell’invalidità civile può offrire accesso a benefici economici, esenzioni sanitarie e agevolazioni lavorative, contribuendo a migliorare il supporto sociale e la tutela del paziente.