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Finge di essere malata di tumore per lanciare una raccolta fondi e pagarsi una lussuosa luna di miele


Una vicenda tanto incredibile quanto inquietante arriva da una cittadina nel Nord-Ovest dell’Inghilterra, dove una giovane donna di appena 29 anni è finita al centro di un caso che ha scosso l’opinione pubblica. La protagonista, apparentemente una ragazza come tante, è riuscita a ingannare amici, conoscenti e perfetti sconosciuti fingendosi gravemente malata di cancro, al solo scopo di ottenere denaro per finanziare un matrimonio da sogno e una luna di miele extralusso.

Secondo quanto emerso dalle indagini, la donna avrebbe avviato una raccolta fondi online, commuovendo i donatori con toccanti storie sulla sua presunta diagnosi terminale, parlando di cure sperimentali, chemio invasive e giorni contati. Le sue parole, accompagnate da foto e racconti strazianti, hanno rapidamente fatto il giro dei social, attirando la solidarietà di centinaia di persone che, con generosità e fiducia, hanno aperto il portafoglio.

In realtà, però, dietro questa maschera di sofferenza si celava un obiettivo ben diverso: racimolare una somma considerevole per organizzare nozze sontuose e un viaggio di nozze da favola. Quando la verità è venuta a galla, lo sdegno della comunità non si è fatto attendere. Molti tra i donatori si sono detti sconvolti e traditi, non solo per la perdita economica, ma soprattutto per l’abuso della fiducia e della sensibilità verso un tema così delicato come quello delle malattie oncologiche.

Le autorità hanno aperto un’inchiesta per truffa aggravata, e la giovane donna rischia ora un processo e una condanna esemplare. Il caso ha riacceso i riflettori sui pericoli della disinformazione online e sull’importanza di verificare sempre la veridicità delle raccolte fondi prima di contribuire, anche in buona fede. Un gesto vile che ha macchiato la solidarietà di molti, e che resterà nella memoria collettiva come uno degli inganni più cinici degli ultimi anni.

Finge di essere malata di tumore e raccoglie 9 mila sterline

Protagonista dell’incredibile truffa è Toni Standen, 29enne che ha deciso di fingersi malata di cancro, mentendo anche ad amici e parenti, con lo scopo di raccogliere del denaro da utilizzare per altri scopi.

La donna, ha così rasato il suo capo, per far credere di aver perso i capelli in seguito ai cicli di chemioterapia ai quali si era sottoposta e in seguito, ha espresso un “ultimo” desiderio: quello di sposare il suo compagno, James, ignaro del tutto di ciò che stava accadendo.

Nozze che sono avvenute e che sono state pagate grazie alla colletta che amici e parenti hanno organizzato su GoFundMe.

I soldi, circa 9mila sterline, sono serviti alla coppia anche per la luna di miele, un viaggio in Turchia con tanto di soggiorno in un albergo a 5 stelle.

Quando lo scorso marzo, però, la donna ha raccontato che, oltre al tumore, aveva contratto anche il Covid, gli amici hanno iniziato a pensare si trattasse di una balla.

Messa alle strette da due amiche, quindi, la donna ha confessato di aver mentito e che la sua malattia era stata inventata solamente per raccogliere i soldi necessari per il matrimonio.

Il finale

La vicenda si è conclusa tra le mura di un’aula di tribunale, dove la protagonista di questa truffa dai contorni surreali è stata chiamata a rispondere delle proprie azioni. Toni, la donna di 29 anni che aveva finto di essere malata di cancro per avviare una raccolta fondi e finanziare così il proprio matrimonio da sogno, è stata denunciata da alcune delle sue più care amiche. Quelle stesse persone che, commosse dal racconto della presunta malattia, le erano state accanto nel dolore, accompagnandola durante finti “trattamenti” e persino aiutandola nell’organizzazione del matrimonio, scoprendo poi di essere state ingannate in modo crudele.

Il marito, ignaro dell’inganno, ha dichiarato di non essere mai stato a conoscenza della messa in scena e di aver creduto sinceramente che la moglie fosse affetta da un tumore terminale. La sua incredulità in aula ha colpito i presenti, sottolineando quanto estesa e ben architettata fosse stata la menzogna.

Il giudice, pur riconoscendo la gravità della frode morale e materiale, ha optato per una condanna a cinque mesi di reclusione, una pena simbolica ma significativa. Inoltre, è stato stabilito che Toni dovrà restituire soltanto una parte dei fondi raccolti, in particolare le 2.000 sterline donate da un imprenditore locale, ritenute le uniche coperte da elementi probatori chiari.

Il caso ha fatto molto discutere, sollevando questioni etiche e sociali sull’utilizzo delle piattaforme di crowdfunding, spesso prive di un reale controllo e facilmente manipolabili. Ciò che più ha colpito, però, è stato il tradimento della fiducia umana: trasformare l’empatia e la solidarietà in strumenti di profitto personale è un gesto che lascia ferite difficili da rimarginare, non solo nei cuori dei truffati, ma anche nella credibilità di chi, davvero, lotta ogni giorno contro la malattia.

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