Coronavirus

Coronavirus, parla il medico dell’ospedale di Bergamo: “Costretti a decidere chi salvare. Come in guerra.”


In questa intervista che state per leggere, parla il dottor Salaroli, anestesista rianimatore a Bergamo che parla al Corriere: “È come per la chirurgia di guerra. Si cerca di salvare la pelle solo a chi ce la può fare”

Le sue parole risuonano decisive: in questa situazione di grande emergenza, i medici si apprestano a fare il loro lavoro al meglio, arrivando a sostenere anche 16 ore di lavoro. Quello che non possono garantire sono i miracoli. In questa situazione che sembra stia degenerando, Salaroli afferma che talvolta sono messi difronte ad una grande scelta: chi curare e salvare e chi no.

Cerchiamo di capire nel dettaglio cosa vuole riferire con questa sua affermazione forte, che nessuno di noi vorrebbe mai sentire.

L’agghiacciante affermazione del medico di Bergamo

Non è solo il carico di lavoro, ma quello emotivo, che è devastante. Non siamo in condizione di tentare miracoli, è la realtà. Si decide per età, e per condizioni di salute. Come in tutte le situazioni di guerra”.

È la testimonianza, agghiacciante, di un medico in prima linea contro il coronavirus. Christian Salaroli, 48 anni, è anestesista rianimatore dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Al Corriere della Sera racconta la battaglia sua e dei suoi colleghi contro il virus.

Ciò che accade dentro l’ospedale Papa Giovanni, così come negli altri presidi in lotta da ormai tre settimane col Coronavirus, è che purtroppo la gente muore di Coronavirus: 366 le vittime a ieri, 113 in più in un giorno nella sola Lombardia.

Muoiono di Covid-19 – precisa poi il medico rispondendo ai dubbi di chi sostiene che il virus sia solo una delle cause dei decessi – perché nella sua forma critica la polmonite interstiziale incide su problemi respiratori pregressi, e il malato non riesce più a sopportare questa situazione. Il decesso è causato dal virus, non da altro“. Scegliere chi si può salvare e chi no è una decisione che getta nello sconforto anche i medici più esperti: “Mi dico che è come per la chirurgia di guerra – conclude amaramente Salaroli -. Si cerca di salvare la pelle solo a chi ce la può fare“.

L’intervista a Salaroli

I medici non hanno molta scelta, sono costretti a scegliere chi salvare:

Siamo obbligati a farlo. Nel giro di un paio di giorni, al massimo. La ventilazione non invasiva è solo una fase di passaggio. Siccome purtroppo c’è sproporzione tra le risorse ospedaliere, i posti letto in terapia intensiva, e gli ammalati critici, non tutti vengono intubati”

Nel fare queste valutazioni i medici devono stabilire chi ha più possibilità di salvarsi. Non esiste una regola scritta, spiega il dottore:

Al momento, nonostante quel che leggo, no. Per consuetudine, anche se mi rendo conto che è una brutta parola, si valutano con molta attenzione i pazienti con gravi patologie cardiorespiratorie, e le persone con problemi gravi alle coronarie, perché tollerano male l’ipossia acuta e hanno poche probabilità di sopravvivere alla fase critica“.

L’età è un elemento importante che viene considerato per la valutazione:

Se una persona tra gli 80 e i 95 anni ha una grave insufficienza respiratoria, verosimilmente non procedi. Se ha una insufficienza multi organica di più di tre organi vitali, significa che ha un tasso di mortalità del cento per cento. Ormai è andato. Lo lasciate andare? Anche questa è una frase terribile. Ma purtroppo è vera. Non siamo in condizione di tentare quelli che si chiamano miracoli. È la realtà.

Il personale sanitario è particolarmente vessato e stanco da estenuanti ore di lavoro. Anche dal punto di vista emotivo:

Tanti miei colleghi stanno accusando questa situazione. Non è solo il carico di lavoro, ma quello emotivo, che è devastante. Ho visto piangere infermieri con trent’anni di esperienza alle spalle, Gente che ha crisi di nervi e all’improvviso trema. Voi non sapete cosa sta succedendo negli ospedali, per questo ho deciso di parlare con lei.”

Il consiglio del dottore…

State a casa – dice Salaroli – Vedo troppa gente per strada. La miglior risposta a questo virus è non andare in giro. Voi non immaginate cosa succede qui dentro“.


error: Contenuto protetto da Copyright