Curiosità

13 Maggio 1981, il miracolo della Madonna di Fatima durante l’attentato a Papa Wojtyła. Furono deviati i proiettili


Giorno 13 Maggio ricorre la celebrazione della Madonna di Fatima, per questo si ricordano sia le apparizioni mariane e sia i miracoli a Lei attribuiti.

Secondo quanto riportato nelle testimonianze di Giovanni Paolo II, anche lui è stato “benedetto” dalla Madonna di Fatima ed è stato protagonista dei suoi miracoli.

Il racconto, il miracolo

Il 13 maggio 1981, alle ore 17:17, Piazza San Pietro fu testimone di uno degli episodi più drammatici e sconvolgenti della storia contemporanea: il tentato omicidio di Papa Giovanni Paolo II. Una giornata che doveva essere di festa e spiritualità si trasformò in un attimo in una scena di terrore. Karol Wojtyła, amatissimo pontefice polacco, stava attraversando la piazza a bordo della consueta Fiat Campagnola bianca, salutando i fedeli radunati per l’udienza generale, quando all’improvviso, tra la folla, si udì lo sparo secco di una pistola.

A premere il grilletto fu Ali Ağca, un giovane turco di 23 anni, membro del gruppo estremista di destra noto come i Lupi Grigi. Armato di una pistola Browning calibro 9, riuscì ad avvicinarsi a meno di quattro metri dal Papa e a esplodere due colpi, mirando con precisione micidiale. Il primo proiettile raggiunse il Santo Padre all’addome, perforando l’intestino tenue e colpendo l’osso sacro, per poi fuoriuscire dalla schiena. La traiettoria del proiettile fu talmente complessa da rendere l’intervento chirurgico immediatamente necessario. Lo stesso colpo, dopo aver attraversato il corpo del pontefice, colpì una pellegrina statunitense, Ann Odre, al torace. La donna riportò lesioni gravi e, a causa dell’impatto, le fu asportata la milza.

Il secondo proiettile causò la frattura dell’indice sinistro del Papa, provocando anche una ferita di striscio al braccio destro e andando poi a colpire una seconda turista americana, Rose Hall, al braccio sinistro. Il panico si diffuse in pochi secondi tra la folla: grida, fughe, confusione. I membri della sicurezza vaticana si precipitarono sul pontefice, cercando di soccorrerlo e di bloccare l’attentatore, che fu arrestato immediatamente dopo l’attacco.

A bordo dell’ambulanza, accanto al Papa, vi era il suo medico personale, dottor Renato Buzzonetti, che cercò di stabilizzare le sue condizioni durante il tragitto verso il Policlinico Gemelli. Al suo arrivo in ospedale, Giovanni Paolo II era privo di conoscenza e il suo polso era debolissimo, quasi impercettibile. Nonostante la gravissima emorragia interna e la perdita di circa tre litri di sangue, il cuore del Papa non smise di battere. Consapevole della criticità del momento, il suo segretario personale, don Stanislao Dziwisz, gli impartì immediatamente l’unzione degli infermi.

Il team medico, capeggiato dal professor Francesco Crucitti, intervenne d’urgenza, sottoponendo il pontefice a un’operazione durata oltre cinque ore. Il proiettile aveva causato lesioni interne multiple, ma miracolosamente non colpì organi vitali in modo irreversibile. I chirurghi parlarono successivamente di un intervento “sul filo del rasoio”, in cui la differenza tra la vita e la morte era questione di millimetri. La tenacia fisica del Papa, unita alla prontezza dell’equipe medica, permise un esito positivo dell’intervento, anche se il recupero fu lungo e segnato da complicazioni.

Questo attentato non fu solo un fatto di cronaca, ma ebbe ripercussioni storiche, spirituali e politiche enormi. In molti lessero in quell’orario, le 17:17, un segno mistico: lo sparo avvenne proprio il 13 maggio, giorno della Madonna di Fatima, a cui Giovanni Paolo II era profondamente devoto. Il Papa stesso, nei mesi successivi, disse di aver visto in quel momento la mano della Madonna che aveva deviato la traiettoria dei proiettili salvandogli la vita. Da quel giorno, la sua devozione alla Vergine di Fatima si rafforzò al punto che, durante la sua visita al santuario in Portogallo, donò il proiettile estratto dal suo corpo, che oggi è incastonato nella corona della statua della Madonna.

Non meno toccante fu il gesto che compì due anni dopo: Giovanni Paolo II incontrò in carcere Ali Ağca, lo perdonò pubblicamente e avviò una delle pagine più potenti del suo pontificato, quella della misericordia e della riconciliazione. Nonostante i tanti interrogativi rimasti irrisolti attorno al movente dell’attentato – alcuni sospettano il coinvolgimento dei servizi segreti dell’Est, come il KGB o la STASI – il Papa non si concentrò mai sulla vendetta, ma sul potere del perdono.

Questo episodio rimane inciso nella memoria collettiva non solo come un atto di violenza contro una delle figure più amate del XX secolo, ma anche come una testimonianza vivente di fede, forza e spiritualità. Da quel giorno, Giovanni Paolo II emerse ancora più forte, segnato nel corpo ma non nello spirito, trasformando il suo dolore in una testimonianza universale di pace e amore cristiano. La sua sopravvivenza è considerata da molti credenti un miracolo, e la sua reazione all’attentato ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della Chiesa e dell’umanità.

Il Pontefice affermò sempre che la Vergine Maria avrebbe “deviato i proiettili” e salvato la Sua vita quel giorno.
«Potrei dimenticare che l’evento (tentato omicidio di Ali Ağca) in Piazza San Pietro ha avuto luogo nel giorno e nel momento in cui la prima apparizione della madre di Cristo per i pastori è stato ricordato per 60 anni a Fatima, Portogallo?
Ma in tutto quello che mi è successo quello stesso giorno, ho sentito che la straordinaria protezione materna e attenta si rivelò essere più forte del proiettile mortale.»
(Papa Giovanni Paolo II).