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“Vogliamo i soldi, non il cibo”: i migranti si ribellano alla Protezione Civile


Un gruppo di migranti della tendopoli di San Ferdinando, in Calabria,  ha accettato l’assistenza della Protezione Civile che avrebbe dovuto installare all’interno del campo, una cucina mobile, provvisoria, per far far fronte all’emergenza Coronavirus.

La situazione non è tranquilla come può sembrare: in rete ci sono numerosi video che ritraggono, diverse ribellioni da parte dei migranti accolti nelle tende già da diverso tempo, che si rifiutano di rispettare le regole imposte dal nuovo Decreto contro il Coronavirus.

Molti di loro non indossano dispositivi di protezione come mascherine e guanti e molto spesso escono in massa, senza tenere in considerazione la violazione di fare assembramenti o uscire in gruppo.

Per prevenire il rischio di far scoppiare la “bomba sanitaria”, e di conseguenza dare il via a tensioni sociali, la nuova giunta regionale si era, in questi giorni, messa a lavoro per risolvere il problema. Grazie ad una collaborazione con il sindaco del paese Andrea Tripodi, la Regione aveva pensato di come fare per gestire l’emergenza sanitaria e allo stesso tempo continuare a garantire assistenza  ai migranti di San Ferdinando. “Gli occupanti della tendopoli potranno fare affidamento su una cucina da campo e dei pasti caldi”, aveva annunciato il vicepresidente della Giunta Nino Spirlì. Diversi giorni fa, un gruppo di volontari, hanno dato il via al nuovo servizio di assistenza con le cucine della Protezione Civile allestite all’interno del campo.

Tutto ciò non è servito a nulla infatti, i volontari sono stati minacciati e sgridati da un gruppo di migranti, senza rende grazie per il lavoro che svolgono per loro, ovvero, la preparazione di pasti caldi.

Questo serviva per garantire loro la possibilità di vivere dignitosamente e allo stesso tempo proteggerli dalla minaccia del Covid-19 e di mettere anche loro nella condizione di poter evitare spostamenti rischiosi. Se uno dei migranti dovesse ammalarsi, vivendo a stretto contatto nella tendopoli, infetterebbe più soggetti, creando una catena di contagi.

I migranti non hanno accettato gli aiuti offerti e hanno affermato di volere denaro, non aiuti.

Prima ancora che la cucina mobile venisse montata all’interno del campo un gruppo di migranti facinorosi che erano stati avvertiti della novità hanno rifiutato il pasto dicendo che non volevano da mangiare ma dei soldi”, ha raccontato  Tripodi. Tanto che, il personale Regionale e i volontari che stavano entrando nella tendopoli per allestire, dopo un incontro con il referente della sicurezza del Commissariato di Gioia Tauro, verificate le condizioni di non sicurezza sono stati costretti a tornare indietro. La situazione sarebbe potuta degenerare.

IlGiornale.it, ha intervistato Andrea Tripodi, mettendo in evidenza che i migranti sono stati ben chiari nell’affermare che “non vogliono rispettare le regole, è problema culturale”.

Ci siamo rimasti male tutti – ammette il sindaco – non ci aspettavamo assolutamente questo tipo di reazione incattivita. Sono dispiaciuto”.

Sono sconcertato, addolorato e intristito. È inaccettabile che i migranti rifiutino il cibo con la violenza mentre migliaia di calabresi, che noi stiamo aiutando, non hanno nemmeno un euro per entrare nei supermercati. È vergognoso che la gente muoia di fame e loro rifiutino il cibo. Non è questo il modo di rispondere ad un’offerta umanitaria.”


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