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Tampone si rompe nel naso: bambino di 1 anno e mezzo muore in ospedale



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Dramma in Arabia Saudita: muore bimbo di 18 mesi dopo un tampone nasale. Crescono le polemiche

Una vicenda che ha scosso profondamente l’opinione pubblica internazionale si è verificata recentemente in Arabia Saudita, precisamente presso lo Shaqra General Hospital, dove un bambino di appena 18 mesi ha perso la vita in circostanze tragiche e, secondo molti, evitabili. A portare alla luce il caso è stata la stampa estera, che ha diffuso la notizia a livello globale, suscitando reazioni di sgomento, domande e critiche nei confronti delle procedure mediche adottate.

Tutto è iniziato con un episodio apparentemente comune: il piccolo aveva accusato una forte febbre, che aveva allarmato i genitori, i quali lo hanno prontamente condotto al pronto soccorso del nosocomio. Secondo quanto riportato da fonti ospedaliere, i sanitari avrebbero ritenuto opportuno eseguire un tampone nasofaringeo per accertare un’eventuale infezione da Covid-19, malattia ancora monitorata con attenzione in molte aree del mondo, specie nei soggetti più vulnerabili come neonati e anziani.

Durante l’esecuzione del test, tuttavia, si sarebbe verificato un incidente: il tampone si è spezzato all’interno della cavità nasale del bambino. Una complicanza estremamente rara ma possibile, che ha trasformato una procedura di routine in una situazione ad alto rischio. A quel punto, i medici presenti hanno deciso di intervenire per rimuovere il frammento rimasto all’interno del naso. La scelta è ricaduta sull’uso dell’anestesia generale, un’opzione che, pur se comune in alcuni interventi pediatrici, comporta sempre un margine di rischio, specialmente nei pazienti molto piccoli.

Durante o subito dopo la somministrazione dell’anestetico, secondo le prime ricostruzioni, si sarebbero verificate complicazioni gravi che hanno portato rapidamente al decesso del bambino. I dettagli clinici sull’esatto momento e causa della morte non sono ancora del tutto chiari, e le autorità locali hanno avviato un’indagine interna per verificare eventuali responsabilità o negligenze.

La notizia ha fatto il giro del mondo, scatenando dibattiti accesi sul tema della sicurezza delle procedure mediche pediatriche e sull’adeguatezza delle attrezzature usate in contesti ospedalieri, soprattutto quando si tratta di pazienti così piccoli. In molti si sono chiesti se fosse davvero necessario eseguire un tampone invasivo su un neonato o se si potesse optare per un metodo diagnostico alternativo, meno traumatico.

Sui social media, la vicenda ha generato una valanga di reazioni emotive, tra cui messaggi di cordoglio alla famiglia e richieste di giustizia. Alcuni utenti hanno puntato il dito contro presunte mancanze nella formazione del personale sanitario o nella qualità dei materiali utilizzati, mentre altri hanno invitato a non trarre conclusioni affrettate prima che tutte le circostanze vengano chiarite.

Al di là delle responsabilità specifiche, questa tragica vicenda solleva interrogativi importanti sull’equilibrio tra prevenzione e sicurezza, soprattutto in un periodo in cui i protocolli sanitari sono ancora fortemente influenzati dall’esperienza della pandemia. Eventi come questo evidenziano la necessità di un approccio più attento e personalizzato, soprattutto nei confronti dei pazienti pediatrici, che richiedono competenze, tecniche e sensibilità diverse rispetto agli adulti.

Le parole e il racconto del padre

A parlare ai giornalisti è suo padre, Abdullah bin Abdulaziz Al-Jawfan, che racconta:  “Il mio bambino aveva un anno e sette mesi, non soffriva di malattie croniche o gravi, e venerdì sera si è lamentato della sua febbre alta, quindi sono andato all’ospedale di Shaqra con mia moglie, e subito è stato visitato da un medico. Ha deciso di procedere con la diagnosi, volendo fare  un tampone attraverso il naso, anche se la sua salute era buona e aveva solo di febbre alta, per capire se si trattasse di Coronavirus“.

Poi ha aggiunto: “Subito è stato fatto un tampone al bambino attraverso il naso, ma il tampone si è rotto all’interno della cavità nasale, quindi il medico ha deciso di sottoporlo ad anestesia completa per eseguire un’operazione necessaria per estrarre il tampone dall’interno del naso, ma io ho avuto paura e ho rifiutato di anestetizzarlo e ho chiesto al medico di estrarre il tampone senza anestesia, offrendomi di aiutarlo a tenere fermo il bambino“.

“Per poter estrarre il tampone dal naso, il medico ha insistito sul fatto che la situazione richiedeva che il bambino fosse posto in anestesia completa“.

Il padre in lacrime ha continuato: “In quel momento, ho contattato un parente per comunicare a sua volta con uno dei funzionari dell’ospedale per spiegargli la situazione. Il funzionario ha interagito e ha contattato il personale medico, quindi ha contattato il mio parente e gli ha assicurato che la procedura e la richiesta del medico erano corrette e non c’era da preoccuparsi”.

Poi continua: “Ho accettato la richiesta e la decisione del medico, che ha ritenuto opportuno estrarre il tampone in anestesia. Intanto la febbre era scesa”.

Ha aggiunto: “In sala operatoria, il personale medico ha effettuato al bambino un’anestesia completa ed ha eseguito l’operazione per estrarre il tampone dal naso del bambino e,dopo un’ora, mi hanno informato che l’operazione era terminata e che il medico era riuscito ad estrarre con successo il tampone dal naso del bambino“.

Ha spiegato: “Dopo l’operazione, il bambino si è svegliato e sua madre lo ha riabbracciato stretto stretto, e ha chiesto più volte al personale infermieristico di parlare con  il medico specialista dopo l’operazione e di controllare le sue condizioni”.

E il padre del bambino ha continuato dicendo: “Il mattino seguente mio figlio ha perso conoscenza a causa dell’ostruzione delle vie respiratorie e a nulla sono serviti i tentativi di rianimarlo. Abbiamo richiesto il trasferimento immediato nell’ospedale specializzato a Riyadh ma l’ambulanza è arrivata in ritardo, quando mio figlio era stato già dichiarato morto.”