Diritti e doveri

Quanti soldi servono per pagare 5 anni di contributi INPS ai fini delle pensioni?


 

Contributi volontari: come funzionano e perché possono essere fondamentali per la pensione

Nel sistema previdenziale italiano, i contributi volontari rappresentano una possibilità preziosa per tutti coloro che, per una ragione o per un’altra, si trovano in un periodo in cui non versano contributi previdenziali e desiderano comunque non interrompere il proprio percorso contributivo. È una scelta facoltativa, ma strategica, che può fare la differenza nel calcolo dell’importo e nell’accesso alla pensione futura.

Questa opportunità è offerta dall’INPS e regolata da precise norme legislative. Consiste nel versare di tasca propria i contributi relativi a periodi in cui non si svolge attività lavorativa retribuita e dunque non si matura anzianità contributiva. In sostanza, si tratta di “comprare il tempo” ai fini pensionistici, per non avere vuoti che potrebbero penalizzare il futuro assegno previdenziale o addirittura precluderne l’accesso.

Possono accedervi tutti coloro che hanno già maturato un minimo di anni di contribuzione obbligatoria – in genere almeno cinque – e che non hanno in corso un’attività lavorativa dipendente o autonoma. L’INPS, una volta ricevuta la richiesta, valuta i requisiti e comunica l’importo da versare, calcolato in base alla media delle retribuzioni percepite negli ultimi anni di lavoro. Chi accetta, potrà pagare i contributi secondo un piano stabilito, anche a rate.

I contributi volontari sono molto utili per chi è vicino alla pensione ma rischia di non raggiungere i requisiti richiesti per l’età o per gli anni di contribuzione. Possono anche servire per aumentare l’importo della futura pensione, perché ogni versamento accresce l’anzianità contributiva e, in molti casi, anche l’importo mensile spettante.

In sintesi, i contributi volontari non sono obbligatori, ma possono essere una strategia previdenziale intelligente per proteggere il proprio futuro, soprattutto in un mondo del lavoro sempre più instabile e discontinuo. È un modo concreto per non lasciare in sospeso i propri diritti pensionistici.

Sono diverse le motivazioni che spingono alcuni lavoratori a valutare la possibilità di farsi carico del pagamento dei contributi volontari.

Prima di procedere sarebbe comunque opportuno capire quanti soldi servono per pagare 5 anni di contributi INPS ai fini delle pensioni. Alcuni contribuenti valutano il versamento volontario di qualche anno per riparare all’eventuale presenza di buchi contributivi. Ciò soprattutto in presenza di carriera interrotte o il cui avvio risale a tempi non molto lontani. Altri lavoratori invece prendono in esame l’opportunità di sborsare somme di denaro pur di maturare il diritto ad un anticipo pensionistico.

Chi si sposta e compie lunghi e costosi tragitti per raggiungere la sede di lavoro potrebbe effettivamente valutare l’occasione di anticipare il pensionamento.

Per compiere una scelta serenamente e che si riveli vantaggiosa bisogna pertanto soppesare i pro e i contro di tale possibilità.

La convenienza del pagamento della contribuzione dipende da molti fattori quali le esigenze e la storia personale del lavoratore. Ma resta fondamentale anche sapere quanti soldi servono per pagare 5 anni di contributi INPS ai fini delle pensioni. Solo conoscendo l’ammontare complessivo dei costi da sostenere si potrà decidere se nel proprio caso vi sia o meno vantaggio.

Per individuare gli importi da versare all’Ente previdenziale occorre consultare l’aggiornamento dei valori presente nella circolare 27/2021. Nel messaggio dell’INPS compaiono i diversi importi che bisogna versare a seconda della data a cui risale l’autorizzazione al pagamento.

In buona sostanza i costi da sostenere cambiano per le richieste di contribuzione volontaria che l’INPS ha accolto entro il 1995.

Per i lavoratori in possesso di autorizzazione al 31 dicembre 1995 l’ammontare annuo è pari a 2.988,77 euro che sale a 14.943,85 euro per il versamento del quinquennio. Diversa la somma da corrispondere se invece si fa riferimento alle autorizzazioni successive al 31 dicembre 1995. A partire dal 2021 occorre infatti pagare una somma di denaro pari a 3.538,91 euro su base annua e a 17.694,55 euro per i 5 anni.

Vantaggi principali

  1. Continuità contributiva: si evita l’interruzione dei contributi, mantenendo attiva la posizione assicurativa.

  2. Accesso alla pensione: i contributi volontari possono essere determinanti per raggiungere i 20 anni minimi richiesti per la pensione di vecchiaia.

  3. Aumento dell’importo della pensione: ogni contributo versato incide sull’ammontare dell’assegno mensile.

  4. Flessibilità: possono essere interrotti o ripresi in qualsiasi momento.

Quando conviene?

I contributi volontari non sono adatti a tutti, ma possono essere una scelta vincente in questi casi:

  • Mancano pochi anni alla pensione e si vuole “completare il puzzle” dei contributi;

  • Si è in una fase di pausa lavorativa e si desidera non rimanere scoperti;

  • Si è prossimi a pensioni anticipate, come Quota 103 o Opzione Donna, e si vuole perfezionare il requisito contributivo.

Conclusione

I contributi volontari INPS sono uno strumento poco conosciuto ma di grande valore per pianificare al meglio la propria pensione. In un mondo del lavoro sempre più instabile, dove le carriere non sono più lineari e continue, questa possibilità rappresenta una rete di sicurezza per tutti coloro che vogliono costruire un futuro previdenziale solido. Il consiglio è quello di informarsi presso un patronato o direttamente all’INPS, valutare la convenienza economica e fare una scelta consapevole. Perché quando si parla di pensione, ogni anno e ogni contributo contano.

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