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Prevenzione vaccino: quali esami fare per capire se si è a rischio trombosi dopo Astra Zeneca


Nelle ultime settimane si è generato un grosso polverone intorno al vaccino AstraZeneca, “condannato” per i casi di trombosi (rarissimi) emersi dopo la somministrazione.

Come hanno affermato gli esperti, se pur remota, la possibilità di trombosi, post vaccino c’è ma la probabilità che avvenga, deriva anche dalle nostre condizioni.

Cerchiamo pertanto di fare prevenzione e chiediamo al nostro medico: quali esami fare per capire se si è a rischio trombosi prima di ricevere il vaccino AstraZeneca, consigliato agli over 60?

AstraZeneca, quali esami fare per sapere se si è a rischio trombosi dopo il vaccino

Per evitare di essere vittime di trombosi dopo aver ricevuto il vaccino, quali esami effettuare in via preventiva?

Nonostante i rischi remoti e rarissimi, prevenire e meglio che curare: il vaccino “incriminato” nelle scorse settimane ha rallentato la campagna di vaccinazione e in alcuni stati addirittura, è stato sospeso in via definitiva.

Per sbloccare lo stallo sono state avanzate diverse proposte, come la somministrazione di mezza dose di vaccino. Un altro modo potrebbe essere quello di individuare con esami specifici le categorie più interessate da eventi avversi, aumentando la consapevolezza della cittadinanza sui rischi, per quanto rari.

Su questo argomento ha parlato di recente il presidente dell’Ordine dei Medici di Roma, il dott. Antonio Magi, in un intervista lasciata al Messaggero, specificando che gli esami da fare possono essere talvolta molto costosi.

In primis, gli esami consigliati sono test tromboembolici, che valutano la nostra possibilità di trombosi.

Detto questo, è vero che nel nostro Paese non si può ancora scegliere il vaccino (come avviene, ad esempio, in Serbia), ma se si è predisposti per una patologia sarà il proprio medico che dovrà necessariamente indirizzare la vaccinazione verso un siero piuttosto che un altro. “Sono diversi i vaccini, quelli vettoriali (Astrazeneca e J&J) e a RNA messaggero. Il problema è che il medico deve fare una anamnesi accurata. Deve capire se il paziente può fare il vaccino e se ci sono delle controindicazioni cliniche (ovvero se ha delle patologie, sintomi o terapie che possono favorire la trombosi). Il medico dovrà decidere anche sulla base di analisi e test. Non può essere presa in considerazione solo l’età o l’esposizione al rischio, ma è necessaria l’analisi clinica“, sottolinea Magi.

Sarebbe, per esempio opportuno, effettuare il test della Proteina C, che è implicata nella regolazione della coagulazione; una sua bassa attività correla con l’aumento del rischio trombotico. Questo è un esempio, fra i tanti, che può aiutare ogni paziente ad evitare ogni rischio e decidere con il proprio medico a quali esami sottoporsi prima della vaccinazione.

A questi esami si possono aggiungere quelli di routine: PTPTTFibrinogenoAntitrombina III, eparina. Consigliata anche la valutazione delle piastrine.

Perchè il vaccino Astrazeneca è stato ritirato?

Negli ultimi anni, il vaccino AstraZeneca è stato al centro dell’attenzione mediatica e scientifica, inizialmente come uno dei principali strumenti nella lotta contro il Covid-19, e successivamente per la sua progressiva sospensione in diversi paesi. Ma perché si è arrivati al ritiro ufficiale di questo vaccino? La risposta è complessa e si basa su una serie di fattori legati alla sicurezza, all’efficacia e all’evoluzione del contesto pandemico. Uno dei motivi principali è stato il riscontro, in una percentuale estremamente bassa di casi, di eventi avversi gravi, tra cui rare forme di trombosi associate a trombocitopenia. Questi episodi, sebbene statisticamente rari, hanno sollevato preoccupazioni tra la popolazione e spinto le autorità sanitarie a condurre ulteriori analisi di valutazione del rischio.

Con il passare del tempo, e con l’arrivo di nuove formulazioni vaccinali — come quelle a mRNA, più flessibili e meglio tollerate — molti paesi hanno iniziato a limitare l’uso del vaccino AstraZeneca a determinate fasce d’età o addirittura a sospenderlo del tutto. L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) non ha mai ritirato completamente l’autorizzazione, ma ha lasciato agli Stati membri la libertà di decidere come gestirne la distribuzione. Nel frattempo, l’azienda produttrice ha progressivamente ridotto la produzione e infine interrotto la commercializzazione del vaccino, anche a causa del calo della domanda.

Un altro elemento importante è che, con il passaggio della pandemia a una fase più gestibile, le strategie vaccinali si sono concentrate su booster aggiornati e vaccini adattati alle varianti più recenti del virus. Il vaccino AstraZeneca, basato su vettore virale, non è stato aggiornato a sufficienza per restare competitivo rispetto ad altre tecnologie più moderne.

In sintesi, il ritiro del vaccino AstraZeneca non è stato dettato da un singolo episodio, ma è il risultato di un insieme di valutazioni scientifiche, scelte politiche e considerazioni di mercato. Sebbene abbia avuto un ruolo significativo nelle prime fasi della pandemia, il suo utilizzo si è gradualmente esaurito per lasciare spazio a soluzioni ritenute più sicure ed efficaci per la popolazione nel lungo periodo.

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