Nek: “Credo in Dio e non ha paura di dirlo. Ho assistito a dei miracoli”
Nek, nome d’arte di Filippo Neviani, è uno dei cantautori più apprezzati del panorama musicale italiano contemporaneo. Nato a Sassuolo nel 1972, Nek ha saputo distinguersi non solo per il suo timbro vocale riconoscibile, ma anche per la sua abilità come polistrumentista e autore di canzoni che hanno fatto innamorare generazioni di ascoltatori. La sua carriera è iniziata nei primi anni ’90, e da allora ha continuato a crescere sia in Italia che all’estero. Secondo i dati ufficiali diffusi dalla FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana), ha venduto oltre 10 milioni di dischi nel mondo, un traguardo che lo colloca tra gli artisti italiani più esportati e ascoltati a livello internazionale.
Oltre al successo artistico, Filippo Neviani si distingue per la sua profonda spiritualità. In un mondo dello spettacolo spesso dominato dall’immagine e dal successo materiale, Nek ha sempre mostrato con grande naturalezza il suo forte legame con la fede cristiana. In numerose interviste ha raccontato come la sua fede non sia una questione esteriore o di convenzione, ma il frutto di un percorso personale, fatto anche di momenti difficili e riflessioni intime. Ha dichiarato di credere in Dio non perché gli sia stato imposto, ma perché nella sua vita ha assistito a episodi che lui stesso definisce miracolosi, eventi che lo hanno portato a interrogarsi, e infine a trovare nella spiritualità un punto fermo.
Il suo credo non è ostentato, ma traspare in molte delle sue canzoni, nei valori che trasmette e nella serenità che mostra anche nelle situazioni complesse. Nek rappresenta un raro esempio di artista capace di coniugare successo e coerenza, fama e umanità, portando avanti una carriera brillante senza mai perdere di vista la dimensione più profonda dell’esistenza.
Il cantante racconta la sua esperienza mistica: “Mi ero perso e adesso ho ritrovato la fede. Ho assistito anche a dei miracoli”
La Madonna di Medjugorje ha cambiato la vita anche a Nek. Il cantante lo ha raccontato a Gente: “Amo non sentirmi solo, ho fatto un cammino di fede con persone che svolgono volontariato e si occupano di diffondere il Vangelo, sono stato a Medjugorje e ho visto che l’opera di Dio non è solo qualcosa di scritto ma di vero.
Mio padre è morto nel 2012, un addio frutto di sofferenze durate due anni e mezzo: ho visto l’eroe della mia vita spegnersi piano piano e senza fede sarei stato deluso, affranto, invece con la fede ho mantenuto comunque la serenità. Mio padre era uno molto diretto e semplice, amava la campagna come me e una sopportazione al dolore impressionante, ha affrontato dei dolori enormi cercando di non far soffrire i figli mascherandolo. Se non è un eroe questo qui… Purtroppo nessuno è immune al dolore, ma forse è l’unico strumento che ti fa distinguere quello che è utile da quello che è futile”.
“Di miracoli ne ho visti, ho assistito anche a eventi straordinari”, ha dichiarato il cantante. Ma poi ha aggiunto una considerazione sorprendente e al tempo stesso illuminante: “Se li raccontassi perderebbero il loro fascino, perché racchiuderei il concetto di cristianità in un elenco di episodi sorprendenti”. Con queste parole, Nek ha voluto sottolineare quanto la fede autentica non debba essere spettacolarizzata o ridotta a una serie di aneddoti da condividere. Al contrario, è qualcosa di intimo, profondo e spesso ineffabile, che non ha bisogno di essere esibito per essere vero.
Secondo l’artista, raccontare pubblicamente i miracoli o gli episodi spirituali vissuti potrebbe finire per svilirne la natura sacra, trasformandoli in racconti da intrattenimento invece che in esperienze di profonda connessione interiore. Per Nek, la spiritualità non è fatta di clamore, ma di silenzi, di riflessione e di incontri personali con il divino che restano scolpiti nell’anima di chi li vive.
Il cantante, noto per la sua sobrietà e coerenza, si distingue da molti colleghi proprio per questo suo modo rispettoso e misurato di vivere la propria fede. Non la ostenta, ma la custodisce, come si fa con le cose più preziose. E in un’epoca in cui tutto tende a essere raccontato, condiviso o spettacolarizzato, la sua scelta di non dire tutto suona come un atto di rara umiltà e autenticità.