Molti non sanno che anche depressione e malattie nervose possono dare diritto a 525,17 euro al mese
Le malattie psichiche e del sistema nervoso rappresentano oggi una delle più grandi sfide sanitarie a livello globale. Gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità stimano che, entro il 2030, la depressione sarà la prima causa di disabilità nel mondo, superando persino le attuali malattie cardiovascolari. Questo dato allarmante ci impone una riflessione profonda sull’impatto di tali disturbi non solo sulla salute individuale, ma anche su quella collettiva e sull’economia dei sistemi sanitari.
Ma la depressione è solo la punta dell’iceberg. Esistono molteplici patologie del sistema nervoso centrale e periferico, e disturbi mentali gravi o cronici, che colpiscono milioni di persone: dalla schizofrenia ai disturbi d’ansia generalizzati, dai disturbi bipolari fino a condizioni neurologiche degenerative come il morbo di Parkinson o l’Alzheimer. Si tratta di malattie invalidanti, spesso silenziose e sottovalutate, che compromettono in modo profondo la qualità della vita, le relazioni sociali e la capacità lavorativa.
Nonostante ciò, per troppo tempo queste condizioni sono state stigmatizzate, considerate “meno gravi” rispetto a disabilità fisiche visibili o a malattie organiche. In realtà, una patologia psichica o neurologica può essere tanto invalidante quanto una menomazione fisica, e proprio per questo motivo la legge italiana riconosce pienamente i diritti di chi ne è affetto.
Chi soffre di queste patologie, se riconosciuto invalido da apposite commissioni medico-legali INPS o ASL, può avere accesso a misure di sostegno economico, come la pensione di invalidità civile, l’assegno di accompagnamento (se incapace di compiere gli atti quotidiani della vita), oppure può usufruire dei benefici della Legge 104, come permessi lavorativi retribuiti, agevolazioni fiscali e priorità nei concorsi pubblici.
La valutazione dell’invalidità per patologie mentali tiene conto non solo della diagnosi, ma soprattutto del grado di compromissione delle capacità relazionali, sociali e lavorative del soggetto. Per esempio, un disturbo ansioso grave o un disturbo dell’umore cronico possono determinare un’invalidità riconosciuta anche superiore al 74%, soglia oltre la quale è possibile richiedere aiuti economici continuativi.
È importante che chi ne soffre non si senta solo o “meno degno” di aiuto. Oggi più che mai, riconoscere il peso reale delle malattie mentali e neurologiche è il primo passo per garantire dignità, rispetto e supporto concreto a milioni di persone.
La depressione
La depressione è una malattia, uno squilibro dell’umore caratterizzato da sentimenti di tristezza di diversa gravità, inadeguatezza, mancanza di speranza, sensazione di malessere profondo, sensi di colpa e dubbi. Essa rappresenta pertanto una malattia che genera inabilità e se pur è una patologia dell’anima, comunque genera malessere.
Chi è vittima di depressione merita la stessa attenzione e le stesse cure di qualsiasi altra persona malata, in quanto si tratta di una patologia uguale a tutte le altre, anzi, a volte perfino più grave.
L’inps, con una recente circolare, ha circoscritto le patologie che permettono di fare domanda d’invalidità per depressione e altre malattie mentali.
Invalidità per depressione e altre disturbi psichiatrici
Per i disturbi psichici, la demenza grave da diritto al 100% di invalidità anche con accompagnamento e benefici della Legge 104. Anche la demenza iniziale, così come l’insufficienza mentale media sono patologie che vengono considerate gravi nelle tabelle. Infatti per entrambe queste patologie si arriva già al 70% quando vengono diagnosticate. Per disturbi della memoria in forma grave, i punti percentuali previsti sono 50%.
Una psicosi ossessiva da fino ad 80%, mentre per la sindrome delirante si ha il 100% di invalidità alla pari della sindrome schizofrenica grave. Per la depressione invece, si va da quella endoreattiva lieve che vale 10 punti di invalidità, a quella endoreattiva grave che ne vale 40 e fino a quella grave che invece prevede 80% di invalidità.
Ecco nel dettaglio:
- sindrome depressiva endoreattiva lieve : invalidità del 10%;
- sindrome depressiva endoreattiva media: invalidità del 25%;
- sindrome depressiva endoreattiva grave: invalidità dal 31 al 40%;
- sindrome depressiva endogena lieve: invalidità del 30%;
- sindrome depressiva endogena media: invalidità dal 41 al 50%;
- sindrome depressiva endogena grave: invalidità dal 71 all’80%;
- nevrosi fobico ossessiva e/o ipocondriaca di media entità: invalidità dal 21% al 30%;
- nevrosi fobico ossessiva lieve: invalidità del 15%;
- nevrosi fobico ossessiva grave: invalidità dal 41% al 50%;
- nevrosi ansiosa: invalidità del 15%;
- psicosi ossessiva: invalidità dal 71% all’80%.
L’assegno d’invalidità dà diritto a:
-l’esistenza di un’invalidità superiore al 70%,
-del requisito contributivo di 5 anni, di cui 3 versati negli ultimi 5 anni.
L’assegno ordinario d’invalidità si calcola sulla base dei contributi accreditati.
In assenza di tali presupposti è sempre possibile ottenere la pensione d’invalidità civile, in presenza di un’invalidità del 74% e un reddito non superiore a 4.853 euro.
In tali casi si ha diritto ad un assegno di 289 euro mensili e fino a 525 euro, in base alla percentuale di invalidità raggiunta.
In Italia l’INPS riconosce anche la pensione di vecchiaia anticipata per quelle invalidità superiori all’80%. In particolare possono andare in pensione gli uomini che hanno compiuto i 60 anni e 7 mesi e le donne che hanno compiuto 55 anni e 7 mesi.
Sono esclusi da tale beneficio i lavoratori pubblici e quelli autonomi. Alla non autosufficienza per un’invalidità del 100% è associato l’assegno di accompagnamento di 516 euro al mese.
Come richiederla?
Per chiedere l’invalidità civile, il paziente deve innanzitutto recarsi dal proprio medico di famiglia per la compilazione online del certificato medico introduttivo, perché sia attestata la patologia invalidante. Bisogna poi trasmettere telematicamente il certificato medico all’Inps, accedendo direttamente alla propria area personale mediante codice pin oppure tramite patronato o associazioni di categoria. L’inps provvederà a fissare la visita medica di accertamento presso la commissione asl integrata da un medico Inps.
Inviata la domanda, l’Inps fissa la data della visita che il richiedente dovrà sostenere presso la propria sede; i tempi per la chiamata possono essere anche di qualche mese. La commissione medica dovrà valutare la gravità del depressione e la capacità di quest’ultima di ridurre la capacità lavorativa dell’invalido oppure di impedirgli gli atti della vita quotidiana. I parametri da seguire sono quelli indicati nella tabella ministeriale sopra richiamata.