L’INPS verserà 602 euro nel 2024 a queste casalinghe che chiedono di andare in pensione a 57 anni: ecco i requisiti
Il lavoro di casalinga è sicuramente quello più impegnativo e meno retribuito infatti, ciascuna donna o uomo che “lavora in casa” per accudire la famiglia, non riceve alcun stipendio pur svolgendo mansioni altrettanto dure e impegnative. In realtà, la pensione casalinghe esiste già da diverso tempo ma pochi ne sono a conoscenza. Si tratta di una misura di sostegno economico a partire dai 57 anni di età. Al pari delle donne anche gli uomini possono pertanto ricevere una prestazione economica dall’Ente Previdenziale.
Per ottenere tale pensione dall’INPS occorre essere in possesso di alcuni particolari requisiti. Oltre al raggiungimento dell’età pensionabile bisogna infatti rispettare altri fondamentali parametri. Si dovrà pertanto valutare la condizione reddituale propria ed eventualmente quella coniugale. Non tutti forse sanno che anche le donne che svolgono attività domestiche possono beneficiare della pensione di cittadinanza. Ciò tuttavia a condizione che si rispettino determinati limiti di reddito.
Assegno Inps per casalinghe da 57 anni
Una casalinga con pochi o zero contributi, ha due possibilità per ottenere una pensione: aspettare 67 anni e ricevere la pensione sociale o andare in pensione a 57 anni (con fondo casalinghe e 5 anni di contributi).
Pensione a 57 anni, quando è possibile
Potrebbe suonare strano ma è possibile iniziare a percepire la pensione per le casalinghe già a partire dall’età di 57 anni. Gli iscritti al Fondo pensione casalinghe possono maturare il diritto al trattamento pensionistico 10 anni prima dell’età pensionabile, prima di attendere i 67 anni. Tuttavia il pagamento del primo assegno previdenziale avviene in anticipo solo se si posseggono specifici requisiti contributivi che ora elencheremo.
Per ricevere un trattamento pensionistico dal Fondo casalinghe è necessario effettuare dei pagamenti di importo minimo di circa 25 euro mensili, che naturalmente vanno effettuati molto prima. L’Ente previdenziale accredita un intero anno di contribuzione a casalinghe e casalinghi che quindi versano 310 euro su base annua. Possono iscriversi al Fondo anche i lavoratori part-time purché non percepiscano stipendi settimanali superiori a 205 euro.
Già dal compimento dei 57 anni di età gli iscritti al Fondo possono chiedere la liquidazione della pensione. Per il 2024 è prevista una novità: una volta versati almeno 5 anni di contributi, si può accedere alla pensione di vecchiaia già a 57 anni, a patto che l’assegno maturato sia pari a 1,2 volte l’importo dell’Assegno Sociale (circa 602 euro). Se l’assegno è inferiore a questo importo, si dovrà attendere il compimento dei 65 anni di età.
Per poter accedere a una misura pensionistica, in particolare quando si parla di pensione anticipata, non è sufficiente aver raggiunto un’età anagrafica determinata: è necessario soddisfare anche alcuni requisiti contributivi fondamentali. Tra questi, uno dei più importanti è il possesso di almeno 60 mesi di contribuzione accreditata, che equivalgono esattamente a 5 anni di versamenti previdenziali effettivi. Questi contributi devono risultare regolarmente versati, e riconosciuti dall’ente previdenziale di riferimento, come l’INPS. Senza questo requisito minimo, non è possibile maturare alcun diritto alla prestazione pensionistica, indipendentemente dall’età o dalla situazione lavorativa.
Una volta verificato di avere i 5 anni di contributi, si passa alla fase più tecnica, ovvero quella legata al calcolo dell’importo dell’assegno pensionistico. In questo caso specifico, si adotta il criterio contributivo, un sistema che si basa esclusivamente sui contributi effettivamente versati dal lavoratore durante tutta la sua carriera. Questo metodo, ormai applicato alla maggior parte dei lavoratori, prevede che venga effettuato il conteggio del montante contributivo individuale, cioè l’insieme di tutte le somme accantonate nel corso degli anni a titolo di contributi previdenziali.
Successivamente, tale montante viene trasformato in pensione mensile attraverso l’applicazione di un coefficiente di trasformazione, che è un parametro variabile in base all’età del pensionando al momento del ritiro dal lavoro. Più l’età è avanzata, maggiore sarà il coefficiente, e quindi più alto sarà l’assegno. Questo sistema garantisce una certa equità, poiché chi lavora più a lungo riceve un assegno proporzionalmente più elevato. Tuttavia, essendo strettamente legato ai contributi versati, il metodo contributivo tende a penalizzare chi ha avuto carriere discontinue o redditi bassi.