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Dopo l’omicidio di Chiara Poggi, a Garlasco tre suicidi sospetti: il medico di famiglia, il meccanico e l’amico di Sempio. Cosa si nasconde?


A distanza di quasi 18 anni dal delitto di Garlasco, il mistero intorno alla morte di Chiara Poggi continua ad avvolgere la cronaca nera italiana con scenari sempre più inquietanti. A riaccendere i riflettori non è solo la recente perquisizione nel canale di Tromello, dove potrebbero nascondersi nuovi elementi probatori, ma anche una scia inquietante di morti sospette e suicidi mai del tutto chiariti, che si intrecciano misteriosamente al contesto in cui maturò l’omicidio.

Un filo rosso che lega vecchie confidenze, figure chiave mai ascoltate fino in fondo e nuovi sviluppi investigativi, tra cui l’iscrizione nel registro degli indagati di Andrea Sempio, amico di Chiara e frequentatore abituale della casa di via Pascoli, già emerso nelle prime fasi dell’inchiesta e oggi tornato al centro dell’attenzione.

⚕️ Il medico trovato morto con un’iniezione letale

Tra gli elementi più oscuri riscoperti in questi giorni c’è la morte del dottor Corrado Cavallini, storico medico di base di Garlasco, deceduto nel 2012 nella sua abitazione di Vigevano. La versione ufficiale parlò subito di suicidio per iniezione letale, ma l’episodio non fu mai accompagnato da una spiegazione chiara. Cavallini era il medico curante della famiglia Sempio e di Giovanni Ferri, un anziano meccanico di 88 anni, anche lui morto in circostanze drammatiche e poco credibili.

Ferri venne infatti trovato sgozzato, con polsi e gola recisi, in un piccolo locale di servizio. Nessuna lama venne ritrovata sulla scena, eppure anche in questo caso si parlò di suicidio. Ma la moglie dell’uomo, malata e rimasta poi sola, non credette mai a quella versione. E proprio a lei, Ferri avrebbe raccontato di aver visto qualcosa la mattina dell’omicidio di Chiara, mentre si trovava nei pressi del bar Jolly, a pochi metri dalla villetta. Una testimonianza mai raccolta ufficialmente, ma forse confidata al medico Cavallini, che assisteva la donna.

🔗 Una rete silenziosa di connessioni

L’ipotesi che Cavallini possa aver saputo troppo – direttamente o tramite la vedova Ferri – non è più scartata dagli inquirenti. E la sua morte, inspiegabilmente passata sotto silenzio per anni, oggi viene riletta sotto una luce completamente diversa.

Ma non è tutto. Secondo un’inchiesta condotta da Il Tempo, altri suicidi anomali si sarebbero verificati tra i giovani della zona, con legami diretti o indiretti con Andrea Sempio. Tra questi, il più noto è quello di un suo amico d’infanzia, trovato impiccato nel 2016 con un nodo particolarmente complesso, di quelli difficili da eseguire senza competenze specifiche.

🚲 Una bici nera e una verità ritratta

In questo intricato scenario riemerge anche il nome di Marco Muschitta, un testimone che ebbe un ruolo centrale nella prima fase delle indagini. Muschitta dichiarò di aver visto una giovane donna in bicicletta nera, la mattina del delitto, con in mano un oggetto simile a un attizzatoio. Un dettaglio che, se confermato, avrebbe potuto cambiare il corso dell’inchiesta.

Tuttavia, quella testimonianza venne ritrattata, e Muschitta fu denunciato per calunnia. Il suo rinvio a giudizio arrivò pochi giorni dopo il suicidio di Ferri, alimentando ulteriori dubbi sulle tempistiche e sui meccanismi di pressione che avrebbero potuto condizionare alcuni testimoni.

🔍 Un puzzle che si ricompone?

Oggi, a distanza di anni, gli investigatori sembrano voler rimettere mano a tutti quei tasselli ignorati o archiviati troppo frettolosamente. Il coinvolgimento di Andrea Sempio come indagato riapre una pista mai del tutto esplorata, che porta non solo al suo nome, ma a una rete di conoscenze, relazioni e dinamiche locali che potrebbero aver avuto un ruolo più profondo e taciuto nel delitto di Chiara Poggi.

Resta il dubbio: quelle morti sono solo tragiche coincidenze o parti di una verità rimasta troppo a lungo sommersa?
L’inchiesta prosegue. E la verità, forse, è più vicina di quanto si pensi.

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