Coronavirus

Burioni: “Quando riaprirà tutto (e non sarà tra 10 giorni) dovremo andare tutti in giro con la mascherina”


Sono tante le domande rivolte agli esperti e quasi tutti concordi che non ne usciremo ora da questa pandemia: ci vorrà tempo e dovremo adottare tutte le precauzioni fino alla realizzazione del vaccino.
Il virologo Roberto Burioni, ha parlato a lungo nella trasmissione Che Tempo Fa, dando degli ulteriori chiarimenti: “I numeri cominciano a essere meno negativi e in un’epidemia significa positivi. Stiamo raccogliendo i frutti del nostro comportamento, come prima raccoglievamo i frutti della nostra irresponsabilità.




Dobbiamo perseverare con i nostri sacrifici. Non possiamo predire il futuro, ma sembra che le cose stiano rallentando“. Il virologo Roberto Burioni fa il punto dell’epidemia di Covid-19 ospite di Che tempo che fa.

Stiamo inoltre guadagnando tempo che viene sfruttato dagli ospedali per organizzarsi, dallo Stato per elaborare nuove procedure e dalla ricerca che ovunque sta andando avanti e cercando di fare qualcosa“, ha aggiunto.

Il giorno in cui usciremo di casa dovremo portare tutti una mascherina. E dobbiamo metterci nelle condizioni di fare dei test, non solo per dimostrare la presenza del virus, ma per capire quanti hanno contratto il virus.”

Stanno calando gli accessi ai pronto soccorso e questo è un segno importante. Ci stiamo avviando verso il giorno in cui usciremo di casa, anche se non tutti e non fra dieci giorni. Ma quel giorno tutti dovremo portare una mascherina e quindi devono esserci. E una mascherina ogni quattro ore”.

In più “dobbiamo metterci in condizione di fare i test, non solo per dimostrare la presenza del virus, ma anche per vedere quante persone hanno contratto questa malattia”.

Burioni: “Buone notizie dalla ricerca, farmaci sono promettenti”

Buone notizie stanno arrivando anche dal campo dei farmaci. C’è un farmaco che viene utilizzato come antiinfiammatorio in malattie come l’artite e che sembra essere efficace e i dati sono abbastanza promettenti. C’è poi una sopresa strana di un farmaco degli anni Cinquanta e che si usava per la malaria, che si chiama Plaquenil, che fu valutato nel 2005 come molto efficace per inibire la replicazione del coronavirus della Sars. La cosa passò nel dimenticatoio. Ora si è provato a usarlo clinicamente e a sperimentarlo. Ci sono diversi studi in atto, lo abbiamo fatto anche noi al San Raffaele”.




Inoltre, ha proseguito Burioni “sembra sia stato fatto un passo avanti nella diagnostica. Un’azienda statunitense serissima ha annunciato di avere a disposizione un test che viene fatto in 15 minuti. Un’altra notizia molto buona è legata” ad uno studio relativo “all’utilizzo del plasma dei guariti che può migliorare le condizioni di chi sta male”.

Il virologo ha spiegato che “prendere il sangue dai guariti non è semplice, ma significa che gli anticorpi dei guariti possono avere un effetto benefico: gli anticorpi monoclonali si possono produrre artificialmente e se il dato è confermato tra un anno e qualcosa avremo anticorpi monoclonali da somministrare. Inoltre, se il plasma ha effetto benefico e il dato è confermato, chi ha gli anticorpi avrebbe un certo grado di protezione”.




La situazione quindi, fin ora resta la medesima: continuano le misure restrittive e metà degli abitanti del mondo sono chiusi in casa, in isolamento. L’Italia è il paese con più vittime, gli Stati Uniti invece hanno maggior numero di positivi. Occhi puntati degli esperti sulla curva dell’epidemia, in attesa di una discesa.


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