Diritti e doveri

Assegno mensile di 650 euro per chi ha problemi ai reni: invalidità INPS


I reni sono due organi a forma di fagiolo, ciascuno delle dimensioni di un pugno, situati appena sotto la gabbia toracica su ciascun lato della colonna vertebrale. Ogni singolo giorno, i reni filtrano circa 1200-1500 ml di urina, rifiuti e liquidi in eccesso per prevenire l’accumulo di scorie nel corpo. I reni mantengono stabili i livelli di elettroliti e producono ormoni che aiutano a regolare la pressione sanguigna, producono i globuli rossi e mantengono forti le ossa.

Molte malattie dei reni sono talmente gravi che possono rendere il paziente incapace di vivere senza difficoltà.

Nei casi più gravi è possibile richiedere all’INPS il riconoscimento dell’invalidità civile e del relativo assegno pensionistico. Se la percentuale di invalidità e le condizioni di reddito rispettano i requisiti che prevede la normativa, l’interessato può inoltrare una specifica richiesta di sussidio. Vediamo in cosa consiste e per quali condizioni cliniche spetta un assegno mensile INPS da 286,81 o 651,51 euro per chi ha problemi ai reni. L’ assegno di invalidità, dipende  dalla percentuale che viene assegnata.

I reni, organi preziosi

L’impatto delle malattie renali sulla qualità della vita può essere talvolta molto forte e limitante. Secondo alcuni dati che riporta l’Organizzazione Mondiale della Sanità sono circa 500 milioni le persone che nel mondo soffrono di malattie simili.

Se il paziente inizia a soffrire di patologie renali croniche e irreversibili, può richiedere l’invalidità e, in base alla percentuale di range, l’ottenimento della pensione per invalidi civili. In questo secondo caso, dobbiamo distinguere ben due importi. Ecco perché parliamo di assegno mensile INPS da 286,81 o 651,51 euro per chi ha problemi ai reni. Cerchiamo di capire meglio di cosa si tratta e quali condizioni mediche possono rientrarvi.

Assegno mensile INPS da 286,81 o 651,51 euro per chi ha problemi ai reni: a chi spetta?

Le principali malattie relative all’apparato urinario che le Tabelle Ministeriali riconoscono come invalidanti sono:

-la glomerulonefrite ereditaria– è una circostanza in cui i reni sono infiammati (invalidità al 100%);

-l’ ipoplasia renale bilaterale – un’anomalia dello sviluppo renale in cui entrambi i reni presentano piccole dimensioni ed un numero deficitario di nefroni. (invalidità 75%);

tumore di Wilms – tumore maligno che deriva dal primitivo abbozzo renale. Rappresenta la neoplasia renale primitiva più frequente in età infantile. (invalidità civile del 95%);

esiti di nefropatia in trattamento dialiticio permanente (invalidità dal 91 al 100%);

-estrofia della vescica urinaria – è una rara anomalia congenita dell’apparato uro-genitale in cui la vescica urinaria presenta un rovesciamento all’esterno del corpo. (invalidità 80%);

-sindrome nefrosica con insufficienze renale grave (invalidità tra 81 e 90%);

-grave insufficienza renale con complicanze (invalidità dal 51 al 100%).

In tutti questi casi, laddove si riconosca una percentuale di invalidità superiore al 74%, allora scatta il diritto alla pensione di invalidità civile. Questa condizione, però, resta valida se sussistono anche i requisiti di reddito. Se la percentuale di invalidità quindi oscilla tra il 74 e il 99%, l’assegno spettante corrisponde a 286,81 euro. Questo è quanto indica l’art. 38 della Legge n. 448 del 2001. Nel caso in cui il soggetto presenti una invalidità totale assieme a un reddito basso, può ottenere la quota maggiorata di 651,51 euro al mese. Ecco, dunque, le principali condizioni di ammissibilità alla richiesta.

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