Storie

80enne piange su una panchina perché ha fame: poliziotti gli donano la spesa


In un periodo segnato da grandi incertezze economiche e sanitarie, il volto più crudo dell’emergenza inizia a manifestarsi con forza: sempre più persone si ritrovano a chiedere aiuto, strette nella morsa della disoccupazione improvvisa e della mancanza di risorse. Non si tratta solo di numeri o statistiche, ma di storie vere, spesso taciute per pudore, ma che meritano di essere ascoltate e condivise. Storie di famiglie che fino a pochi mesi fa riuscivano a vivere con dignità e oggi faticano persino a mettere insieme un pasto.

Una di queste storie arriva da Bari, cuore pulsante della Puglia, una terra che, seppur meno colpita direttamente dal virus in termini sanitari rispetto ad altre regioni, si è trovata a fare i conti con le drammatiche conseguenze economiche del Covid-19. In una realtà dove il tessuto imprenditoriale è fragile e il lavoro nero ancora diffuso, la crisi ha colpito come una scure, lasciando intere famiglie senza alcuna forma di sostentamento.

Il protagonista della vicenda è un uomo qualunque, padre di famiglia, che improvvisamente si è trovato senza un’occupazione. L’azienda per cui lavorava ha chiuso, senza prospettive di riapertura. Nessun contratto regolare alle spalle, nessuna garanzia, nessuna cassa integrazione. Solo un vuoto economico e un peso morale sempre più difficile da sostenere.

La sua è una delle tante voci del Sud, una delle tante realtà silenziose che chiedono di non essere dimenticate. In una Puglia dove il turismo e l’agricoltura sono fermi, dove il piccolo commercio fatica a rialzarsi e le famiglie vivono alla giornata, l’effetto domino della pandemia è stato devastante. E ciò che più colpisce non è solo la mancanza di reddito, ma la solitudine. L’uomo racconta, con dignità e dolore, che ciò che lo ferisce di più non è la fame, ma la sensazione di essere invisibile, lasciato solo, come tanti altri che oggi vivono lo stesso dramma in silenzio.

Queste testimonianze devono diventare un monito per le istituzioni e un richiamo alla solidarietà collettiva. Nessuno deve restare indietro. Perché dietro ogni richiesta d’aiuto c’è una persona, una famiglia, una storia che merita ascolto, rispetto e sostegno.

Un esempio è un 80enne fotografato che piange su una panchina perché ha fame: sono intervenuti dei poliziotti per offrirgli del cibo.
Lʼanziano non mangiava da tre giorni, non ha una casa e il suo unico figlio, che non vede da tempo, vive a Torino.

Si teneva il viso tra le mani e piangeva, seduto su una panchina vicino all’Ateneo di Bari. Aveva fame. E’ la storia di un uomo di 80 anni. A notarlo i poliziotti, che si sono avvicinati per chiedergli cosa fosse successo. L’anziano ha detto loro che non mangiava da tre giorni, così gli agenti hanno deciso di donargli la spesa.

L’uomo non ha una casa e il suo unico figlio, che non vede da tempo, vive a Torino. Vedendolo in difficoltà, gli agenti hanno deciso di aiutarlo e da un vicino panificio hanno comprato pane, focacce e generi di prima necessità. L’80enne, commosso, ha ringraziato tutta la polizia di Stato per la sensibilità.

Questa storia tocca corde profonde e ci ricorda quanto sia fragile l’equilibrio su cui si regge la vita di molte famiglie. In un contesto in cui il lavoro nero e la precarietà sono già piaghe strutturali, una crisi improvvisa come quella causata dal Covid-19 diventa devastante. Non si tratta solo di economia, ma di dignità.

Il vero dramma, come racconta quest’uomo di Bari, non è soltanto la povertà materiale, ma la perdita di voce e visibilità, il sentirsi abbandonati da un sistema che troppo spesso dimentica i più deboli. È qui che la società civile, le istituzioni e ognuno di noi devono intervenire, non solo con aiuti concreti ma anche con ascolto, empatia e rispetto.

Ogni testimonianza come questa è uno specchio della realtà che ci circonda. Ignorarla significa chiudere gli occhi su un’Italia che soffre e che merita molto di più.

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