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Panettiere dona pane ai poveri del paese, viene multato per cinque giorni


Un panettiere aveva pensato bene di produrre del pane e regalarlo alla gente bisognosa del paese…ma la sua beneficenza non è andata a buon fine: è stato multato dalle Forze dell’Ordine ed è stata disposta la chiusura per 5 giorni del suo locale.

Un gesto di solidarietà trasformato in sanzione

In un periodo storico segnato da crisi economica, emergenza sanitaria e isolamento sociale, ci sono gesti che parlano al cuore più di mille parole. È il caso di Pietro Scaletta, un panettiere di Termini Imerese, che ha deciso di restare al fianco dei più deboli anche mentre la sua attività commerciale era costretta alla chiusura per rispettare le normative anti-Covid.

Nonostante le saracinesche abbassate, Pietro ha continuato a impastare e sfornare pane fresco nel suo laboratorio, non per fini di lucro, ma per donarlo alle famiglie in difficoltà attraverso la collaborazione con la Protezione Civile e alcune associazioni caritatevoli locali.

Il controllo delle forze dell’ordine e la multa

Il giorno di Pasquetta, mentre era intento a produrre pane destinato alla distribuzione gratuita, nel suo laboratorio sono intervenute le forze dell’ordine per un controllo. Trovando i macchinari accesi e i prodotti pronti per essere consegnati, gli agenti hanno ritenuto che l’attività violasse le disposizioni previste dal decreto emergenziale in vigore.

Risultato: verbale amministrativo da 3.000 euro e chiusura dell’attività per cinque giorni. Non sono bastate le spiegazioni del panettiere, che ha dichiarato chiaramente come quei prodotti fossero stati preparati esclusivamente per beneficenza. Una motivazione che, almeno in quel momento, non ha evitato la sanzione.

La reazione del panettiere e il supporto legale

Pietro Scaletta, profondamente amareggiato, ha subito annunciato che farà ricorso contro il provvedimento, affidandosi all’avvocato Stefano Vitale. L’imprenditore ha già iniziato a raccogliere documentazione utile a dimostrare che la sua attività era stata coordinata con enti benefici e destinata a persone indigenti, non a scopi commerciali.

L’intenzione era quella di aiutare, non di guadagnare. E questa convinzione sarà al centro della difesa legale che cercherà di far annullare una sanzione considerata ingiusta da molti cittadini.

Un caso che divide e fa riflettere

La vicenda ha sollevato un’ondata di solidarietà pubblica. Sui social, nei media e nella stessa comunità di Termini Imerese, tanti si sono schierati a favore del panettiere, considerandolo un esempio di altruismo in un tempo in cui la generosità è più preziosa che mai.

Tuttavia, l’episodio apre anche una riflessione più ampia sul confine tra legalità e buon senso. È corretto applicare la legge in modo rigido, senza considerare le circostanze straordinarie e lo spirito dietro certe azioni? E ancora: è giusto che chi aiuta il prossimo venga trattato come un trasgressore?

Una lezione di umanità in tempi difficili

In un periodo in cui molte famiglie non riescono a garantire nemmeno il pane quotidiano, il gesto di Pietro Scaletta rappresenta qualcosa di più di una semplice donazione: è un simbolo di resistenza civile, un’azione che richiama tutti, istituzioni comprese, a non perdere di vista il valore dell’umanità.

Mentre si attende l’esito del ricorso, in tanti si stanno mobilitando per sostenere economicamente il panettiere, con raccolte fondi e iniziative di solidarietà. Un modo per restituirgli almeno in parte la gratitudine che merita.

Come ha scritto qualcuno su un cartello lasciato davanti al suo negozio chiuso:
“Chi dona il pane, non merita una multa. Merita un grazie.”

Questa vicenda tocca corde profonde, perché mette in luce la fragilità del confine tra il rispetto rigido delle regole e il riconoscimento del valore umano dei gesti solidali. Pietro Scaletta non è un trasgressore, ma un cittadino che ha scelto di non restare indifferente in un momento di grande sofferenza collettiva. Il fatto che il suo impegno sociale sia stato punito con una multa salata e la chiusura del suo esercizio suscita sconcerto e amarezza, e impone una riflessione più ampia: le istituzioni, soprattutto in tempi di emergenza, dovrebbero essere capaci di distinguere tra chi infrange le regole per profitto e chi lo fa, in buona fede, per aiutare gli altri.

La legge è fondamentale, ma l’empatia e il buon senso devono restare parte integrante della giustizia. In questo caso, si è perso di vista il contesto, e con esso la possibilità di dare un segnale positivo alla società: premiare la solidarietà concreta, non reprimerla. E se è vero che le norme devono essere uguali per tutti, è altrettanto vero che la solidarietà autentica merita rispetto, non sanzione.