La rivelazione choc di Renato Zero: “Io malato, un frate mi donò il sangue e mi salvò la vita”
Renato Zero: il coraggio, la malattia e la rinascita del simbolo della musica italiana
Renato Zero, nome d’arte di Renato Fiacchini, è molto più di un semplice cantante: è un’icona intramontabile della musica italiana, un artista che ha saputo affascinare intere generazioni con il suo stile unico, il suo carisma e, soprattutto, con testi capaci di toccare le corde più profonde dell’animo umano. Ma dietro l’apparenza brillante del personaggio, dietro le luci del palcoscenico e il clamore del successo, si cela una storia personale intensa e segnata da momenti difficili, tra cui una grave malattia affrontata fin dai primi giorni di vita.
Una nascita segnata dalla lotta
Renato Zero nasce a Roma il 30 settembre 1950, figlio di un agente di polizia, Domenico Fiacchini, e di Ada Pica, un’infermiera. Un’infanzia semplice, vissuta nei quartieri popolari della Capitale, tra via Ripetta e la Montagnola, che hanno contribuito a formare il carattere forte e sensibile dell’artista. Tuttavia, la sua venuta al mondo fu tutt’altro che semplice. Appena nato, infatti, Renato fu colpito da una grave patologia: anemia emolitica neonatale, una malattia rara e potenzialmente letale che colpisce i neonati e richiede interventi medici immediati.
Una trasfusione che gli salvò la vita
La sua sopravvivenza fu resa possibile da una trasfusione totale di sangue, un atto d’amore e di competenza medica che, come ha raccontato lo stesso Renato in più interviste, lo ha salvato letteralmente dalla morte. Nonostante la sua tenera età, il trauma di questa esperienza ha lasciato un segno indelebile, divenendo quasi un punto di partenza simbolico della sua rinascita, della sua forza interiore e di quella sensibilità profonda che si riflette in tutta la sua produzione artistica.
Un artista nato per rinascere
La consapevolezza di essere sopravvissuto a una condizione così estrema lo ha reso un uomo grato alla vita, ma anche attento al valore dell’esistenza e della salute. Renato Zero ha spesso parlato di questa fase della sua vita come di un “miracolo silenzioso”, reso possibile dalla dedizione della madre, la cui presenza e dolcezza lo hanno accompagnato nei momenti più difficili. A lei e a chi si prese cura di lui in ospedale, ha più volte dedicato parole di amore e riconoscenza. La sua figura materna, infatti, è stata fondamentale sia a livello umano che emotivo.
Un simbolo per chi combatte ogni giorno
Nel corso degli anni, Renato ha saputo far tesoro di quel dolore vissuto nell’infanzia, trasformandolo in energia creativa. Le sue canzoni, cariche di sentimento, libertà e spirito di rivalsa, sono state un rifugio e una guida per milioni di fan, molti dei quali hanno affrontato a loro volta sofferenze fisiche, morali o sociali. La sua storia personale, così toccante, è diventata simbolo di speranza: Renato Zero è la dimostrazione vivente che anche chi parte con una sfida enorme può costruire un’esistenza ricca, libera e luminosa.
La forza di raccontarsi con sincerità
Nel corso delle sue numerose apparizioni pubbliche e interviste, Renato Zero ha affrontato con lucidità e dolcezza il ricordo della sua malattia. Non ha mai nascosto la fragilità che l’ha accompagnato fin dai primi attimi di vita, anzi, l’ha sempre considerata una componente essenziale della sua identità. La sua sincerità nel parlare delle proprie debolezze lo rende ancora più amato dal pubblico, perché traspare l’uomo oltre l’artista: un uomo che ha conosciuto la sofferenza, ma che ha scelto di trasformarla in arte e compassione.
Renato Zero si confessa: “Ho rischiato seriamente di morire”
Il racconto del cantante non riguarda un periodo recente della sua vita, anzi, forse è tutto il contrario. La patologia di cui ha parlato è l’anemia emolitica. Questa malattia comporta una incompatibilità materno fetale del fattore Rh. I globuli rossi vengono degradati o distrutti più rapidamente del normale dagli anticorpi della madre.
Questa condizione rese necessaria una trasfusione completa di tutto il sangue quando aveva solo un mese di vita. Il suo salvatore fu un frate che gli donò il sangue. Il processo durò un mese ma al termine non riusciva ad assimilare nessun tipo di latte.
Fu in quel momento che suo padre andò in un bar chiamato Mercatelli dove facevano dei maritozzi con la panna molto conosciuti. Lì comprò del latte della Centrale che fortunatamente riuscì ad assimilare senza problemi. “Per questo mi chiamo Re-nato. Perché sono rinato due volte” ha detto il cantante.
Nonostante un inizio di vita difficile, Renato Zero continua ad essere sempre sulla cresta dell’onda e continua a far emozionare con le sue canzoni. Questa racconto sulla sua infanzia ha sicuramente fatto conoscere una sfumatura che molti suoi fan non conoscevano di lui.
Nel 2003 ha adottato un figlio, Roberto Anselmi Fiacchini, che lo ha reso nonno di due nipoti, alle quali nel 2020 ha dedicato, all’interno di Zerosettanta – Volumedue, il brano La Mia Carezza.
Conclusione: la lezione di Renato
La storia di Renato Zero è un insegnamento per tutti noi: non esiste sofferenza troppo grande da non poter essere superata, né limite iniziale che precluda una vita piena. La sua rinascita, testimoniata da una carriera lunga oltre cinquant’anni, è il risultato di coraggio, passione e di un amore per la vita che non si è mai spento, neppure nei momenti più bui. E oggi, il pubblico continua ad ascoltare le sue canzoni non solo per la musica, ma per quello che rappresentano: un inno alla resilienza, all’autenticità e al potere della speranza.