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Pesaro, ristorante aperto nonostante il Dpcm. Il titolare: “Non chiudo, dovranno arrestarmi”


Dopo l’introduzione del DPCM del 24 Ottobre, con la conseguente chiusura dei ristoranti e bar alle ore 18.00, a scopo preventivo, per bloccare i contagi, molti ristoratori sono scesi in piazza perchè poco concordi con la decisione del Governo.

Umberto Carriera, imprenditore nel campo della ristorazione titolare di numerosi altri locali, ha deciso di tenere aperto il suo ristorante La Macelleria a Pesaro nonostante il Dpcm preveda la chiusura alle 18. Una settimana fa scriveva: “Ci stanno prendendo in giro. Il virus è un cazzo di virus come gli altri”.

Non c’è solo chi protesta contro il nuovo Dpcm approvato ieri dal governo scendendo in piazza. A Pesaro il titolare di un  ristorante si è infatti rifiutato di chiudere alle 18 – come previsto dalla legge – ed ha accolto alcuni clienti. A darne notizia il sindaco della città marchigiana Matteo Ricci: “Ciò che sta accadendo al La Macelleria  (questo il nome del ristorante, ndr) è gravissimo. Un conto è manifestare legittimamente e pacificamente e un’altra è fare queste pagliacciate pericolose contro la legge”, ha scritto su Facebook il primo cittadino. A tenere aperto il locale nonostante le prescrizioni del nuovo Dpc è l’imprenditore Umberto Carriera, che poco prima aveva manifestato anche in piazza e non si è fatto alcun problema ad accogliere alcuni clienti.

Ricci ha fatto sapere che le forze dell’ordine sono intervenute per far rispettare le direttive del nuovo decreto: “Polizia Locale, Polizia di Stato e Carabinieri sono già sul posto e ho chiesto al Prefetto massima durezza contro un atteggiamento inaudito. A Pesaro la legge si rispetta sempre, a maggior ragione durante una pandemia. Tra altro con questa iniziativa infelice si rischia di rovinare la manifestazione di tante persone che hanno espresso in piazza il proprio disagio e la propria paura per il futuro“, conclude Ricci.

Il ristorante La Macelleria di Pesaro è stato aperto al pubblico meno di un mese fa. A gestirlo Umberto Carriera, imprenditore nel campo della ristorazione. Oltre a La Macelleria Carriera gestisce il ristorante “La Grande Bellezza” di Mombaroccio, l’Osteria delle Candele nel borgo di Candelara, la piadineria “il Chiosco” a Pesaro ed è in procinto di aprire un altro locale a Fano.

La scorsa settimana Carriera aveva annunciato il suo dissenso verso un eventuale nuovo lockdown:

Basta: qualunque decisione verrà presa dal governo d’ora in poi, i miei ristoranti non chiuderanno più.  Li terrò aperti, pagherò i miei dipendenti e se ci sarà il lockdown, sarete tutti miei ospiti “a gratis” fino alla fine di quest’ ultimo. Arrestarmi sarà l’unico modo per evitare di vedere che tutti i giorni le serrande dei miei ristoranti si apriranno.

Sono notti che passo il mio tempo a guardare numeri, leggere Dpcm, calcolare percentuali. Ho fatto un resoconto dal febbraio scorso ad oggi ed ho avuto la conferma di ciò che pensavo: ci stanno prendendo in giro. Il virus è un cazzo di virus come gli altri, che si contagia come gli altri, che se ha la fortuna (sua) di beccare un uomo fragile con diverse malattie ed un’età magari avanzata, lo fa secco. Proprio come l’influenza, la polmonite, la bronchite.

Ci stanno trattando da idioti, con norme imbarazzanti, comunicazioni di massa fatte con il solo scopo di creare allarmismo e panico, create ad hoc con un nesso temporale tanto prevedibile quanto banale. Numeri comunicati senza alcuna base e precisazione scientifica. “Ben 7 Mila nuovi positivi”, i titoloni di qualche ore fa.

“Ben 145.000 nuovi negativi”, avrebbero dovuto scrivere. Settemila positivi su oltre Centocinquantamila tamponi (di questi il 95% non ha nemmeno il raspino alla gola), dovrebbe essere un inno al ritorno alla normalità. Al “ricominciamo a vivere, mettete la mascherina quando siete in un posto affollato”, e nulla più. Invece questi elencano ed impongono norme inapplicabili: ti puoi sposare con 30 invitati, 35 no. Puoi invitare a casa 6 amici, non 7. Puoi cenare al ristorante fino a mezzanotte, non più tardi”.


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