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Papa Francesco si scaglia contro Draghi: “Mi vergogno. No soldi per le armi”


Il Papa si scaglia contro Draghi

Papa Francesco contro la corsa agli armamenti: “La pace si costruisce con il dialogo, non con le armi”

Papa Francesco, da sempre voce autorevole in favore della pace e del dialogo tra i popoli, ha ribadito con forza un principio che guida il suo pontificato: la pace non può essere raggiunta attraverso la guerra, ma solo mediante la cooperazione, il confronto e la solidarietà. In un mondo sempre più segnato da conflitti, tensioni geopolitiche e nuove spese militari, il messaggio del Papa assume una valenza ancora più forte e urgente.

Le sue parole si pongono in netto contrasto con le recenti scelte politiche del governo italiano guidato da Mario Draghi, che ha deciso di aumentare del 2% il budget destinato alla difesa e all’acquisto di armamenti. Una percentuale che, sebbene possa apparire contenuta, equivale a miliardi di euro sottratti ad altri ambiti della vita pubblica, come la sanità, l’istruzione o il sostegno alle famiglie in difficoltà.

L’intervento del Pontefice non è solo un monito etico, ma anche un invito alla riflessione collettiva sul tipo di società che stiamo costruendo. Secondo Francesco, destinare fondi pubblici alla produzione e all’acquisto di armi non è solo un errore strategico, ma anche un fallimento morale: alimenta un ciclo di violenza, distrae risorse dai bisogni fondamentali dei cittadini e contribuisce ad aggravare le crisi anziché risolverle.

Ma la voce del Papa non è isolata. Anche l’opinione pubblica italiana si mostra perplessa e in buona parte contraria alla scelta di incrementare le spese militari. Secondo un recente sondaggio, una larga fetta della popolazione si oppone non solo all’invio di armi in Ucraina, ma anche all’impiego di fondi statali per alimentare l’industria bellica. A guidare questa posizione non è l’indifferenza verso i conflitti o la mancanza di solidarietà internazionale, bensì un profondo senso di disagio interno: molti italiani ritengono che in questo momento sia prioritaria la lotta contro il caro vita, l’aumento esponenziale delle bollette di luce e gas, l’inflazione che erode stipendi e pensioni, e il progressivo impoverimento delle fasce più deboli della popolazione.

Molti cittadini si domandano se non sarebbe più giusto destinare quei fondi al potenziamento dei servizi pubblici, agli aiuti per le famiglie in difficoltà o al sostegno delle piccole imprese, duramente colpite prima dalla pandemia e poi dalla crisi energetica. In altre parole, la richiesta che sale dal basso è quella di una politica che metta al centro la persona, i suoi bisogni reali e la sua dignità, e non gli interessi delle lobby o le logiche belliche.

Il messaggio del Papa si colloca perfettamente in questa cornice di disagio e di domanda di pace. Egli invita a rifiutare la cultura della guerra e a costruire invece una cultura dell’incontro, del disarmo e della cooperazione internazionale, basata sulla giustizia sociale e sulla fratellanza.

In conclusione, il dibattito sull’aumento delle spese militari non può essere ridotto a una questione tecnica o strategica. È un tema profondamente etico, che tocca i valori fondamentali della nostra società: cosa vogliamo difendere davvero? La sicurezza militare o quella umana, fatta di lavoro, salute, istruzione e pace? La risposta, forse, sta proprio nelle parole semplici ma potenti di Papa Francesco: “Non ci sarà pace finché si continuerà a costruire armi invece di ponti”.

Papa Francesco si scaglia contro Draghi

spese militari

Si continua a governare il mondo come uno ‘scacchiere’, dove i potenti studiano le mosse per estendere il predominio a danno degli altri. La vera risposta dunque non sono altre armi, altre sanzioni. Io mi sono vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si è compromesso a spendere credo il 2% o il 2 per mille del Pil per comprare armi come risposta a quello che sta accadendo. Una pazzia”. Queste le parole di Papa Bergoglio che sono chiare e forti.

La vera risposta quindi, ha continuato, “non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo, e – parlando sempre a braccio – non facendo vedere i denti come adesso”.

È ormai evidente che la buona politica non può venire dalla cultura del potere inteso come dominio e sopraffazione, no. Ma solo da una cultura della cura, cura della persona e della sua dignità e cura della nostra casa comune. Lo prova, purtroppo negativamente, la guerra vergognosa a cui stiamo assistendo”

Penso che per quelle di voi che appartengono alla mia generazione sia insopportabile vedere quello che è successo e sta succedendo in Ucraina. Ma purtroppo questo è il frutto della vecchia logica di potere che ancora domina la cosiddetta geopolitica. La storia degli ultimi settant’anni lo dimostra, guerre regionali non sono mai mancate. Per questo – ha concluso il Papa – io ho detto che eravamo nella Terza Guerra Mondiale a pezzetti”.

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