La Straziante Lettera di Martina al Fidanzato prima di essere uccisa: “Caro Amorino…”
Martina Carbonaro, appena 14 anni, aveva dedicato una lettera al suo fidanzato Alessio Tucci. Una lettera pubblicata il 1° marzo sui social, piena di amore e speranza, scritta con il cuore e forse su un foglio strappato da un quaderno scolastico. Le sue parole, semplici ma profonde, raccontano il sentimento intenso che provava, un amore giovane e totalizzante che, a rileggere oggi, provoca brividi.
“Ti prometto che ti amerò per sempre, anche quando ci troveremo a discutere, quando saremo confusi o delusi. Se qualcuno mi chiedesse cosa mi colpisce di più in te, parlerei subito di come i tuoi occhi riescano a scuotere il mio cuore e di quanto il tuo sorriso sia capace di rendere dolce anche la giornata più difficile.”
Con penna rossa, simbolo di passione, Martina aveva aperto la lettera con un tenero “Caro amorino mio”. Continuava spiegando il suo impegno a migliorare: “So che spesso non riesco a trovare le parole giuste con te, ma sto cercando davvero di cambiare. So che ti ho fatto del male, che ti ho deluso. Ma ti prometto che farò il possibile per riconquistare la tua fiducia.”
Martina parlava di futuro, nonostante la sua giovane età. Sognava un domani insieme: “Voglio essere quella persona che meriti davvero al tuo fianco. Voglio sposarti un giorno, costruire una famiglia con te. Voglio vivere ogni momento accanto a te, e invecchiare insieme.”
Chiudeva con parole che oggi lasciano senza fiato: “Le tue mani, così dolci, sono le uniche capaci di allontanare ogni male. Accanto a te, mi sento al sicuro.”
Una dichiarazione d’amore così pura, che oggi – dopo il tragico epilogo – suona come una profezia dolorosa. La sua voce, attraverso questa lettera, continua a parlare: di un amore giovane, assoluto, ma anche di una tragedia che nessuno avrebbe potuto immaginare.
Per riflettere…
La lettera scritta da Martina Carbonaro al suo fidanzato Alessio Tucci è il riflesso di ciò che ogni adolescente sogna: un amore puro, totalizzante, assoluto. In quelle righe semplici, cariche di sentimento, emerge la delicatezza di una ragazza che credeva nell’amore come promessa, come rifugio, come futuro. Rileggerla oggi, dopo il tragico epilogo della sua storia, lascia un senso di vuoto, ma anche un peso, perché ci ricorda quanto siano vulnerabili i giovani quando amano senza filtri e senza difese.
Martina aveva solo 14 anni. Un’età in cui si sogna a occhi aperti, in cui un gesto, uno sguardo, una parola diventano universi interi. L’ingenuità e la forza con cui amava sono la stessa energia che, se mal canalizzata, può diventare pericolosa, soprattutto in relazioni dove l’immaturità o il bisogno di controllo prevalgono sul rispetto.
La sua lettera è un testamento involontario. Ci parla da un foglio spiegazzato che, oggi, non è più solo un frammento d’amore, ma un grido silenzioso che interroga tutti noi: educatori, genitori, coetanei. Dove siamo, quando i segnali ci sono ma passano inosservati? Quanto ascoltiamo davvero le emozioni dei più giovani, e quanto invece le consideriamo “fasi” da lasciar correre?
Martina non dovrebbe essere ricordata solo per la violenza che ha subito, ma per la purezza con cui ha vissuto i suoi sentimenti. La sua lettera, oggi, dovrebbe essere letta in ogni scuola come spunto di riflessione su ciò che l’amore è e non dovrebbe mai diventare: possesso, minaccia, paura.
Abbiamo il dovere di proteggere quell’età fragile in cui si ama con tutto, ma spesso senza capire cosa si rischia. Farlo significa onorare Martina non solo con il dolore, ma con la consapevolezza e l’impegno.