La beffa della pensione di reversibilità: ecco chi perderà il 50% dell’importo
La pensione di reversibilità rappresenta una delle forme più importanti di tutela sociale previste dal nostro sistema previdenziale. Si tratta di una prestazione economica erogata ai superstiti di un pensionato deceduto, in particolare al coniuge rimasto in vita, ma in certi casi anche ai figli o ad altri familiari a carico. Questa misura nasce con l’obiettivo di garantire continuità reddituale a chi, alla scomparsa del partner, si trova improvvisamente senza mezzi di sostentamento.
Tuttavia, negli ultimi anni, la pensione di reversibilità è finita più volte al centro di dibattiti politici ed economici, anche a causa di osservazioni provenienti da organi dell’Unione Europea, secondo cui l’importo di tale prestazione risulterebbe troppo generoso rispetto ad altri standard europei. Questo ha generato confusione e preoccupazione, in particolare tra le donne anziane che da decenni fanno affidamento su questo assegno per sopravvivere dignitosamente.
Infatti, nella stragrande maggioranza dei casi, le beneficiarie della pensione di reversibilità sono donne che, durante la propria vita, si sono dedicate alla famiglia e non hanno avuto una carriera contributiva autonoma. Per molte di loro, l’unica fonte di reddito diventa proprio la pensione percepita dal marito defunto, di cui viene corrisposta una quota pari al 60%. Questa percentuale rappresenta il valore base riconosciuto al coniuge superstite in assenza di altri familiari a carico.
La normativa di riferimento, stabilita dalla Legge n. 335 del 1995, prevede però delle variazioni nella percentuale riconosciuta, in base alla composizione del nucleo familiare. Ad esempio, in presenza di figli minorenni, studenti universitari o disabili, l’importo complessivo della reversibilità può arrivare fino al 100% della pensione originaria. È importante sottolineare che le quote spettanti ai figli sono aggiuntive rispetto a quella del coniuge, ma sempre entro un tetto massimo del 100%.
Inoltre, la pensione di reversibilità può subire riduzioni ulteriori nel caso in cui il coniuge superstite percepisca altri redditi, secondo fasce stabilite dalla legge. Questo sistema di decurtazioni ha lo scopo di bilanciare l’erogazione dell’assegno in base al reale bisogno economico del beneficiario, anche se spesso ha suscitato polemiche per le sue modalità applicative.
Nonostante le discussioni sul suo possibile ridimensionamento, la pensione di reversibilità resta ancora oggi una colonna portante della previdenza sociale italiana, soprattutto in un Paese in cui molte donne della generazione precedente non hanno avuto la possibilità di lavorare in modo continuativo e contribuire al sistema previdenziale.
Un eventuale taglio agli importi previsti potrebbe avere ripercussioni drammatiche su migliaia di famiglie, soprattutto su quelle dove la pensione del defunto costituiva l’unico reddito stabile. Per questo, è essenziale affrontare il tema con grande cautela, considerando non solo gli equilibri economici, ma anche la funzione sociale e di protezione che questa misura assolve.
In un contesto di crescente incertezza, è necessario che la politica fornisca chiarezza, rassicurazioni e tutele reali a chi ha già pagato un caro prezzo, come la perdita del partner di una vita, e si ritrova a fronteggiare da solo anche le difficoltà economiche del presente.
Vi è un caso specifico però, in cui la vedova purtroppo arriva a perdere il 50% dell’importo.
Pensione di reversibilità: attenzione all’IRPEF che taglia l’assegno
L’IRPEF ovvero l’imposta sul reddito delle persone fisiche, è aggiornato costantemente dall’INPS non solo per quanto riguarda le attività lavorative ma anche riguardo rendite, indennità e assegni periodici. E’ proprio l’importo IRPEF a far cambiare la pensione di reversibilità ricevuta.
Questo significa che per il 2022, l’importo massimo da non superare per il coniuge superstite, per non subire alcuna riduzione dell’importo è pari a 20.489,82 euro. Se la vedova supererà questo reddito annuo, subirà il taglio dell’importo del 25% e poi del 50%.
Superata la soglia dei 20.489,82 euro, il taglio all’importo della pensione di reversibilità sarà progressivo.
Nel caso in cui il reddito IRPEF del coniuge supera i 34,149.70 euro, allora la pensione di reversibilità subirà un taglio del 50% che si va aggiungere alla riduzione del 60% dell’importo della pensione prevista dal coniuge defunto.
La ragione di questa drastica riduzione risiede nel fatto che a partire da 34,149.70 euro si supera di 5 volte il trattamento minimo INPS annuale che corrisponde, per il 2022, a 6.829,94 euro.
Non rientrano però all’interno dei 34mila euro i contributi previdenziali e assistenziali ricevuti, il reddito della casa di abitazione, la pensione dei superstiti (anche a carico di stati esteri) e nemmeno il TFR, ovvero il trattamento di fine rapporto.
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