Non serve lavorare 40 anni: con 25 anni di contributi puoi già avere la pensione (ma con una condizione)
Pensione con 25 anni di contributi: quando si può andare e quanto si prende davvero

Molti lavoratori italiani si chiedono se con 25 anni di contributi si possa andare in pensione e quale sarà l’importo dell’assegno mensile. È una domanda che riguarda sia chi è vicino all’età pensionabile, sia chi desidera pianificare in anticipo il proprio futuro previdenziale.
Capire come funziona il sistema, a quali condizioni è possibile uscire dal lavoro e come aumentare la pensione, è oggi fondamentale per evitare brutte sorprese.
Vediamo quindi, in modo chiaro e aggiornato, cosa prevede la normativa, a che età si può smettere di lavorare e quanto si prende realmente con 25 anni di versamenti.
I requisiti per la pensione di vecchiaia
Nel 2025, la pensione di vecchiaia si ottiene al compimento dei 67 anni di età e con almeno 20 anni di contributi versati.
Chi ha accumulato 25 anni, quindi, soddisfa il requisito minimo contributivo previsto dalla legge. Tuttavia, non basta avere i versamenti: bisogna anche valutare quale sistema di calcolo viene applicato al proprio caso.
🔹 Sistema retributivo o misto
Riguarda chi ha iniziato a lavorare prima del 1996.
In questo caso, la pensione viene calcolata in base alle retribuzioni percepite durante la carriera.
Chi rientra in questa categoria può accedere alla pensione di vecchiaia anche con un importo basso, grazie al trattamento minimo (603 euro lordi mensili nel 2025), che garantisce una soglia minima di reddito.
🔹 Sistema contributivo puro
Riguarda chi ha iniziato a lavorare dal 1° gennaio 1996 in poi.
Oltre ai 67 anni e ai 20 anni di contributi, è necessario che l’importo maturato sia almeno pari all’assegno sociale, cioè circa 539 euro lordi al mese.
Se la pensione calcolata risulta inferiore, l’accesso alla vecchiaia viene posticipato a 71 anni, purché si abbiano almeno 5 anni di contributi effettivi.
Nei prossimi anni, inoltre, è previsto un aumento dell’età pensionabile di circa tre mesi, portando gradualmente il limite a 67 anni e 3 mesi.
Quanto si prende davvero con 25 anni di contributi
L’importo dell’assegno dipende da diversi fattori: reddito medio annuo, tipo di lavoro, continuità dei versamenti e sistema di calcolo applicato.
Facciamo un esempio pratico per capire meglio.
Esempio per un lavoratore dipendente
- Reddito medio annuo lordo: 25.000 euro
- Anni di contributi: 25
- Sistema di calcolo: contributivo o misto
- Pensione stimata: tra 900 e 950 euro lordi al mese
- Netto mensile: circa 700-750 euro
Chi ha versato contributi anche prima del 1996 può ricevere qualcosa in più grazie alla parte retributiva, che tende a valorizzare maggiormente gli ultimi stipendi.
Chi invece rientra interamente nel sistema contributivo avrà una pensione più proporzionale ai versamenti, senza alcuna integrazione minima.
Pensione anticipata: si può uscire prima con 25 anni di contributi?
Il sogno di molti lavoratori è andare in pensione prima dei 67 anni, ma con 25 anni di contributi questo è difficile.
La pensione anticipata ordinaria, nel 2025, richiede:
- 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini;
- 41 anni e 10 mesi per le donne.
Non esiste un requisito anagrafico: conta solo il numero di anni versati.
Chi ha iniziato a lavorare tardi, quindi, non può accedere a questa formula.
🔹 Pensione anticipata contributiva
Unica eccezione per chi ha iniziato dopo il 1996.
È possibile uscire a 64 anni con almeno 25 anni di contributi, ma solo se l’importo maturato equivale ad almeno tre volte l’assegno sociale (circa 1.610 euro lordi mensili nel 2025).
Un obiettivo difficile da raggiungere per chi ha percepito stipendi medi o bassi durante la carriera.
Come aumentare la pensione con 25 anni di contributi
Avere solo 25 anni di versamenti significa ricevere una pensione piuttosto contenuta, ma ci sono diversi strumenti utili per migliorare l’importo finale e garantire una maggiore serenità economica:
✅ 1. Riscatto dei periodi non coperti
Chi ha frequentato l’università o svolto il servizio militare può riscattare quegli anni, aumentando il montante contributivo.
Il riscatto agevolato, introdotto per i periodi dopo il 1996, permette di farlo a costi più contenuti.
✅ 2. Versamenti volontari
Chi ha smesso di lavorare o ha avuto periodi di inattività può chiedere all’INPS di continuare a versare contributi volontariamente.
È una scelta utile per chi vuole raggiungere i 30 o 35 anni di versamenti e aumentare la rendita futura.
✅ 3. Cumulo o totalizzazione
Se nel corso della vita lavorativa si sono versati contributi in più gestioni (ad esempio come dipendente e poi come autonomo), è possibile unire i periodi senza perdere anni.
Il cumulo gratuito consente di sommare tutti i versamenti ai fini del diritto alla pensione.
✅ 4. Previdenza complementare
Aderire a un fondo pensione rappresenta la soluzione più intelligente per integrare la pensione pubblica.
Si tratta di un vero “salvadanaio previdenziale” che permette di accantonare somme deducibili fiscalmente e ottenere un’integrazione economica alla fine della carriera.
Un esempio concreto
Un lavoratore con 25 anni di contributi e uno stipendio medio di 1.500 euro netti mensili potrà, in età pensionabile, percepire circa 700 euro netti al mese.
Non una cifra elevata, ma sufficiente a garantirsi il diritto alla pensione di vecchiaia.
Per chi ha iniziato a lavorare tardi, il consiglio è di non interrompere i versamenti, anche minimi, e di valutare strumenti aggiuntivi come i versamenti volontari o i fondi integrativi.
Consiglio pratico
È fondamentale tenere sempre sotto controllo la propria posizione contributiva.
Chi ha 25 anni di versamenti può accedere al Fascicolo previdenziale INPS per verificare i periodi registrati e simulare l’importo futuro tramite il servizio “La mia pensione futura”.
Questi strumenti aiutano a pianificare con anticipo e ad adottare eventuali strategie per aumentare l’assegno.
Chi è vicino alla pensione dovrebbe inoltre rivolgersi a un patronato o a un consulente previdenziale, che potrà indicare le opzioni più vantaggiose e aiutare a gestire riscatto, cumulo e calcolo dell’assegno.
Conclusione
Con 25 anni di contributi, la pensione è possibile, ma l’importo resta modesto e spesso inferiore alle aspettative.
Per ottenere una rendita dignitosa, occorre pianificare in anticipo, evitare periodi scoperti e valutare tutte le forme integrative disponibili.
Chi si trova in questa situazione non deve scoraggiarsi: conoscere le regole e muoversi per tempo è il modo migliore per costruire una pensione più sicura e serena.
