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Fornero favorevole al taglio sulle pensioni: molto più leggere per chi lascerà il lavoro entro il 2022. Colpa del Pil


Pensioni sempre più leggere: allarme per chi andrà in pensione nei prossimi anni

Per chi si avvicina all’età del pensionamento, le notizie non sono confortanti. Si prospettano assegni previdenziali più bassi del previsto, una realtà che colpirà in particolare coloro che andranno in pensione a partire dal 2022 e negli anni successivi. La causa principale? Il rallentamento della crescita economica nazionale e il suo effetto diretto sui meccanismi di calcolo del sistema contributivo.

A lanciare l’allarme è Elsa Fornero, ex Ministro del Lavoro e tra le principali firmatarie della riforma che ha profondamente modificato il sistema pensionistico italiano. Secondo la Fornero, il calo del PIL (Prodotto Interno Lordo) ha un impatto diretto sulle pensioni future, perché il sistema contributivo si basa proprio sulla rivalutazione dei contributi versati durante la vita lavorativa in funzione dell’andamento economico del Paese. In parole semplici: se l’economia cresce poco, anche il valore della pensione cresce meno.

Questo scenario comporta che molti lavoratori, nonostante decenni di contributi regolari, si ritroveranno con un assegno mensile inferiore alle aspettative. E il fenomeno non è passeggero: si tratta di un trend strutturale destinato a consolidarsi, soprattutto se non si interverrà con riforme correttive o stimoli economici adeguati.

La notizia ha acceso nuovamente il dibattito pubblico sulla necessità di rivedere i criteri di rivalutazione contributiva, soprattutto in un contesto dove l’instabilità economica sembra cronica. Intanto, chi sta programmando il proprio pensionamento nei prossimi anni, farebbe bene a informarsi in modo approfondito, valutando tutte le opzioni, magari affiancandosi a consulenti previdenziali per non ritrovarsi spiazzato al momento dell’uscita dal lavoro.

A riportare la notizia è il Giornale, che annuncia una riduzione senza precedenti a causa della crisi economica.

Per comprendere cosa accadrà, bisogna capire il meccanismo che vige dietro il pagamento delle pensioni: i contributi versati vengono rivalutati in base all’andamento dell’economia. Per cui se il Pil è negativo, i contributi invece di rivalutarsi si svalutano e la futura pensione si ridurrà. Rimangono fuori da questo conteggio quelle che sono state già erogate.

Il piano per le nuove pensioni

Ad essere penalizzati saranno coloro che dovranno andare in pensione tra 1 o 2 anni.

Ai sindacati non è piaciuta la proposta e già annunciano una guerra.

Chiesto parere al  governo, tramite Domenico Proietti, segretario confederale della Uil, deve correggere subito gli effetti negativi che la caduta del Pil ha sulle pensioni future. Se da una parte la rivalutazione del montante contributivo dei futuri pensionati non può essere inferiore all’1%, a seguito delle modifiche del 2015, ha aggiunto Proietti, «è altresì vero che eventuali differenze saranno recuperate negli anni successivi con effetti negativi sul futuro previdenziale dei lavoratori».

Fornero favorevole ai tagli

L’ex ministra del Lavoro favorevole ai tagli, ha dichiarato all’Ansa: «La rivalutazione negativa dei contributi in caso di calo del Pil non è punitivo, è un criterio di sostenibilità». La Fornero fa sapere che, tecnicamente, se la crescita del Pil è negativa si impoveriscono quelli che lavorano e si impoverisce chi va in pensione. «Nel 2015 un decreto ha previsto che in ogni caso il coefficiente di rivalutazione del montante contributivo come determinato adottando il tasso annuo di capitalizzazione non può essere inferiore a uno (quindi non negativo), ma salvo recupero da effettuare sulle rivalutazioni successive».