Ecco chi è Martina Patti, la mamma che ha ucciso Elena, forse per gelosia
La tragica vicenda di Elena Del Pozzo, la bimba di cinque anni brutalmente uccisa dalla madre, ha colpito profondamente l’opinione pubblica italiana, lasciando sgomenti tutti coloro che hanno appreso i fatti. Quello che inizialmente sembrava un caso di rapimento si è presto rivelato un dramma familiare dall’esito agghiacciante.
Martina Patti, madre della piccola Elena, aveva denunciato la scomparsa della figlia parlando di un presunto agguato da parte di tre uomini incappucciati. Una versione che sin da subito ha destato sospetti negli inquirenti per alcune incongruenze nel racconto. Dopo un lungo interrogatorio notturno, la donna è crollata, confessando di essere responsabile della morte della bambina. È stata lei stessa a condurre i Carabinieri nel luogo dove aveva nascosto il corpo, a poca distanza dalla sua abitazione, in un campo incolto.
Il movente appare ancora nebuloso, anche se pare emergano elementi legati alla gelosia e al rancore nei confronti dell’ex compagno, padre della bambina. La giovane età della madre e l’apparente normalità della famiglia hanno reso questa tragedia ancora più inspiegabile e scioccante. Secondo le prime ricostruzioni, non vi erano segnali evidenti che potessero far presagire un epilogo tanto terribile, anche se nel tempo sarebbero emerse tensioni relazionali e difficoltà emotive nella donna.
Ai microfoni delle televisioni e ai giornalisti presenti, i nonni materni e paterni hanno parlato con voce rotta dalla disperazione, raccontando di una bambina dolce, vivace, intelligente. Una vita spezzata troppo presto, da chi avrebbe dovuto proteggerla più di chiunque altro.
Questo caso, purtroppo, si inserisce in una lunga scia di femminicidi e infanticidi che nel nostro Paese continuano a scuotere le coscienze. La storia di Elena Del Pozzo, con la sua assurdità e crudezza, resterà come un monito doloroso per tutti: le fragilità psicologiche, quando ignorate, possono trasformarsi in tragedie irreparabili.
Ora, il silenzio e il rispetto sono tutto ciò che possiamo offrire alla memoria della piccola Elena.
La nonna paterna ha riferito che Martina era molto autoritaria.
«Avevamo creduto alla storia degli uomini incappucciati: non avevamo ragione di non credere. Elena era una bimba meravigliosa». Così Rosaria Testa, nonna paterna della bambina, nel luogo del ritrovamento del corpo della nipotina di cinque anni. «Quando hanno litigato non voleva andare via da casa – ricorda la nonna distrutta dal dolore – un giorno la mamma le stava dando botte e gliela abbiamo dovuta togliere dalle mani. Quella mattina l’ho accompagnata a scuola e le ho detto ‘nessuno ti vuole bene più di me. Lei mi ha guardata e mi ha fatto capire che aveva capito quello che avevo detto. La madre aveva un atteggiamento autoritario e aristocratico. Decideva lei quando portarci la bambina».
Il motivo del raptus: la gelosia
Una prima, agghiacciante ipotesi sul movente dell’omicidio della piccola Elena Del Pozzo comincia a emergere dagli atti ufficiali della Procura di Catania. Secondo quanto riferiscono le autorità inquirenti, la madre della bambina, Martina Patti, potrebbe aver ucciso la figlia spinta da una forte gelosia nei confronti dell’attuale compagna del suo ex compagno.
La Procura ha evidenziato che la giovane donna non sopportava l’idea che la bambina potesse affezionarsi a quella figura femminile estranea alla famiglia originaria. Un sentimento che avrebbe preso radici in un profondo disagio emotivo, sfociando poi nel più estremo e inimmaginabile dei gesti.
Questa forma morbosa di gelosia materna non sarebbe stata rivolta solo al padre di Elena, ma soprattutto al legame che stava nascendo tra la piccola e la nuova compagna dell’uomo. Martina Patti, secondo l’ipotesi formulata dalla Procura, non avrebbe tollerato che un’altra donna potesse entrare nel cuore della figlia, neanche in una dimensione affettiva condivisa e serena.
Tale motivazione, se confermata, renderebbe ancora più drammatica e complessa la dinamica dell’omicidio. Si tratterebbe di un delitto premeditato non per rabbia improvvisa o instabilità momentanea, ma per una volontà precisa di “escludere” un’altra figura femminile dal rapporto esclusivo tra madre e figlia. Un movente che affonda le radici in una distorsione affettiva profonda, difficilmente spiegabile con la sola logica razionale.
L’intera vicenda mette nuovamente in luce la fragilità psicologica che può trasformarsi in tragedia quando non viene riconosciuta e curata. In attesa di ulteriori accertamenti, rimane il dolore immenso per una bambina di soli cinque anni, che ha perso la vita non per mano di uno sconosciuto, ma per quella di colei che avrebbe dovuto essere il suo primo rifugio d’amore e protezione.
Martina avrebbe raccontato a investigatori e inquinrenti di aver colpito più volte la figlia con un coltello da cucina per poi mettere il corpicino in dei sacchi neri, prima di nasconderlo sotto terra. La donna, sottolinea la procura, ha anche precisato di aver «portato a termine l’orrendo crimine in maniera solitaria». Sul corpo della bambina, un primo esame medico legale «ha evidenziato molteplici ferite da armi da punta e taglio alla regione cervicale e intrascapolare».
Riposa piccolo angelo💙
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