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Celentano: “Ho visto la luce durante la messa, quella frase di Gesù mi ha cambiato…”


In una recente e intensa intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, Adriano Celentano – icona intramontabile della musica e dello spettacolo italiano – ha aperto il proprio cuore su un aspetto intimo e poco conosciuto della sua vita: il rapporto profondo con la fede e un’esperienza spirituale che ha segnato un momento decisivo del suo cammino interiore.

Durante il colloquio, l’artista ha raccontato con grande sincerità di aver vissuto una visione mistica mentre partecipava a una celebrazione eucaristica. Non si è trattato di una semplice suggestione o di un’emozione passeggera, ma di qualcosa che ha toccato le corde più profonde della sua anima. “Era come se tutto si fosse fermato”, ha detto. “In quel momento ho sentito la presenza viva del Signore. Una luce, una forza, qualcosa che non riesco a spiegare a parole, ma che mi ha fatto capire che Dio c’è, e mi stava parlando”.

Queste parole non arrivano da un predicatore o da un mistico dichiarato, ma da un uomo che ha fatto della musica, della provocazione e del pensiero libero la sua cifra artistica. Eppure, proprio lui, che per decenni ha riempito piazze, stadi e programmi televisivi, oggi si racconta come un uomo in cammino verso Dio, spogliato di orpelli e vanità, alla ricerca di verità più grandi.

Celentano ha ammesso che, negli ultimi anni, si è avvicinato sempre di più alla dimensione spirituale, riscoprendo il valore della preghiera, della riflessione e della Parola di Dio. Non si tratta, ha sottolineato, di una religiosità formale o superficiale, ma di un vero e proprio percorso di fede che continua ogni giorno. “Credo nel Signore con tutto me stesso”, ha affermato con fermezza, lasciando intendere che questa fede non è soltanto un conforto personale, ma una guida che orienta le sue scelte e i suoi pensieri.

Non è la prima volta che Adriano Celentano affronta temi di carattere spirituale: anche nei suoi testi e nelle sue apparizioni pubbliche non sono mancati riferimenti a Dio, alla giustizia, alla bellezza della creazione e al mistero della vita. Ma questa intervista rappresenta un momento di particolare trasparenza emotiva, dove l’uomo si mostra nudo nella sua umanità, con i dubbi, le certezze, e soprattutto con quella sete di assoluto che abita ogni cuore sincero.

Il suo racconto ha colpito molti lettori non solo per il contenuto, ma per il modo in cui è stato condiviso: autentico, libero da retorica e pregno di una intensità rara. In un tempo in cui parlare pubblicamente di fede è spesso visto come un atto controcorrente, Celentano lo fa con la forza silenziosa di chi ha visto qualcosa che non può più ignorare.

Vi proponiamo alcuni passaggi della sua intervista molto interessante e commovente:

Allora, questa volta ha fatto il bravo ragazzo?

«Ah sì, più bravo di così cosa devo fare? Ho soppresso ogni punta di orgoglio. Però devo dire che dal momento in cui ho deciso di fare retromarcia, mi sono sentito liberato».

Ma davvero è successo mentre ascoltava la messa?

«Sì, nel duomo di Lecco. Il parroco non sapeva neanche che ero lì, ma ha letto quel passo del Vangelo in cui Gesù dice: se volete seguirmi dovete rinnegare voi stessi. Mi è bastato. Anche perché sentivo che avevo ragione con gli uomini ma c’era un riguardo per l’Altissimo. Insomma, meglio una figuraccia con gli uomini che non sentirsi a posto con Lui».





La Chiesa ha capito che la musica rock non è da trascurare. Come tutte le cose ha i suoi lati negativi, esisterà anche il rock satanico, ma ha anche i suoi lati buoni

«Esiste anche il rock “divinico”. Approvo la scelta di usare la musica. Ho sempre pensato che Dio è dappertutto, anche nelle cose allegre, nei campi, in ogni manifestazione della vita».

[…] Alla fine è appagato da quello che fa?

«Non si può mai essere appagati. Sono un credente, e adesso che gli anni diventano giorni, ti domandi sempre se sei all’altezza di presentarti al Creatore, se lui ha stima di quello che hai fatto, io mi sento sempre in difetto, non faccio abbastanza, e non capisco perché non lo faccio. La giustificazione è che faccio altre cose per la causa, ma non mi basta. La massima felicità che può avere un credente è quella di dire: a me Dio non mi può dire proprio niente. Io non lo posso dire, mi sento in fin dei conti un buono, ma anche in difetto. Fare il cantante lo sento parte di questo progetto, soprattutto quando ci sono reazioni di questo tipo, quando la gente è contenta e ti fa dei complimenti, anche esagerati. Mi dico: guarda un po’ com’è contenta la gente, più di me che l’ho fatto. In questo caso mi sento di avere una specie di compito, se poi non facessi neanche questo sarei da mandare al purgatorio».

[…] È contento di quello che è diventato oggi?

«Mah, io sono contento, ma devo dire che sono sempre stato contento, nel senso che adesso sono ancora più contento per il semplice fatto che mi sono capitate due cose importanti: la prima riguarda queste vendite sproporzionate, e la seconda è forse quella che mi fa ancora più contento: mi sono comprato i ferri per aggiustare le cose e mi sto divertendo molto…».





Orologi?

«Principalmente gli orologi, però anche altre cose, sai, mi sono preso un tornio per fare i pezzi… beh, quando vieni qua poi ti faccio vedere».

[…] Tutto questo mette a posto la sua coscienza? Cosa ne pensa il libero pensatore Adriano Celentano?

«La mia coscienza critica è appagata per quanto riguarda il lavoro, cioè se devo fare un disco, oppure la televisione, o se dovessi fare un film… magari non mi sento a posto con la coscienza per fatti diciamo umani, vorrei fare qualcosa di più per aiutare gli altri. Potrei fare di più? Da quel lato lì non sono sicuro di avere la coscienza a posto. Ma alla fine quello che conta è che…insomma io devo decidere, o sono bugiardo o sono sincero. Se devi essere sincero devi essere sincero sempre, fino alla morte, capisci? È quello il fatto».

Tempo fa osservammo che in lei convivevano due anime contrastanti, una più rivoluzionaria, ribelle, e un’altra più tradizionalista, conservatrice. Allora disse che si riconosceva abbastanza in questa definizione. È ancora così?

«Credo di sì. Mi ribello a coloro che per soddisfare i propri interessi ci portano via i giochi, senza minimamente pensare alle conseguenze. Mi ribello alla politica, tutta. Nessun colore escluso. Comunisti, democristiani, tanto per citare i più responsabili, i quali non hanno fatto niente per fermare l’ assalto dei distruttori “edili” capitanato dai comuni. Mi ribello alla povera gente che pur di avere un tetto, accetta di vivere in quelle scatole tombali dove lo sguardo di ciò che li circonda affonda nel nulla. Mi ribello a coloro i quali credono che essere moderni voglia dire cancellare in un sol fascio tutto ciò che è stato. Insomma mi ribello contro chi non tiene conto di ciò che siamo e da dove veniamo. Perché nessuno è più moderno di chi conserva la capacità di non dimenticare il passato».




Se dovesse fare un bilancio della sua vita, pensa di avere commesso degli errori?

«Per rispondere a questa domanda dovrei fare un replay di tutta la mia vita. Potrei anche farlo, ma mettiamo il caso che non trovi neanche un errore?».