Attualità

“Più grave l’aborto della pedofilia e mogli siano sottomesse”, choc per le parole di Don Andrea Leonesi


Scandalo a Macerata: le parole del vicario del vescovo don Andrea Leonesi scuotono l’opinione pubblica

Un’ondata di indignazione ha travolto la città di Macerata e non solo, a seguito delle dichiarazioni scioccanti pronunciate da don Andrea Leonesi, vicario generale del vescovo diocesano. Durante un incontro pubblico, il religioso ha espresso un’opinione che ha lasciato molti increduli: secondo lui, l’aborto sarebbe moralmente più grave di un atto di pedofilia.

Le sue parole, riportate da più fonti locali e nazionali, hanno immediatamente sollevato un polverone mediatico e acceso il dibattito sulla responsabilità della Chiesa nei confronti del linguaggio usato dai suoi rappresentanti. Molti cittadini, associazioni e rappresentanti istituzionali hanno reagito con sgomento e rabbia, sottolineando come un simile paragone non solo sia fuori luogo, ma possa anche risultare profondamente offensivo per le vittime di abusi sessuali, in particolare per i minori coinvolti in episodi di pedofilia, spesso all’interno degli stessi ambienti religiosi.

Nel corso del suo intervento, don Leonesi ha cercato di motivare la sua posizione citando principi dottrinali e morali della tradizione cattolica, tra cui la visione della sacralità della vita fin dal concepimento, un valore su cui la Chiesa da sempre si fonda. Ha ribadito inoltre il suo sostegno a leggi che vieterebbero l’interruzione di gravidanza anche nei casi di malformazioni del feto, una posizione già oggetto di discussione nel panorama politico e bioetico italiano.

Ma le affermazioni più controverse non si sono fermate qui. Don Leonesi ha inoltre richiamato un altro principio della dottrina tradizionale, affermando la necessaria sottomissione della moglie al marito nel matrimonio cristiano. Anche questa dichiarazione ha suscitato reazioni forti, soprattutto da parte di movimenti femministi e associazioni per i diritti delle donne, che da anni si battono contro la visione patriarcale ancora presente in certi contesti religiosi.

In risposta alla crescente protesta, il vicario ha cercato di giustificare le sue parole, chiarendo che la sua era un’interpretazione teologica fondata sulla scala dei peccati nella morale cattolica. Tuttavia, le spiegazioni non sono bastate a placare le polemiche. In molti hanno chiesto pubblicamente alla diocesi di Macerata di prendere le distanze dalle affermazioni del vicario e di chiarire ufficialmente la propria posizione.

Tra le voci critiche si sono levate anche quelle di alcuni esponenti del mondo ecclesiastico, che hanno sottolineato la necessità, oggi più che mai, di usare un linguaggio attento, rispettoso e consapevole, soprattutto quando si trattano temi così delicati e dolorosi. Le parole pronunciate da don Leonesi, secondo alcuni, rischiano di offuscare il messaggio di accoglienza, empatia e giustizia che la Chiesa dovrebbe trasmettere, in particolare nei confronti delle vittime di abusi.

Sul piano istituzionale, anche alcune autorità locali hanno preso posizione, definendo le dichiarazioni del vicario “inaccettabili” e incompatibili con i valori costituzionali e con il rispetto dei diritti fondamentali della persona. C’è chi ha proposto l’apertura di un confronto pubblico, per favorire una riflessione collettiva su come conciliare fede, dottrina e rispetto della dignità umana in un contesto sociale sempre più pluralista e sensibile.

Nel frattempo, la diocesi di Macerata non ha ancora rilasciato una dichiarazione ufficiale sull’accaduto. Resta da capire se le parole di don Leonesi saranno oggetto di un richiamo interno o di una presa di distanza da parte della Curia, oppure se si cercherà di minimizzare l’episodio come un “malinteso comunicativo”.

In ogni caso, quanto accaduto solleva interrogativi profondi sul ruolo dei rappresentanti religiosi nel dibattito pubblico e sulla responsabilità morale che comporta l’uso delle parole, specialmente quando si trattano tematiche che toccano la vita, il dolore e la dignità delle persone.

Aborto vs pedofilia e sottomissione della moglie al marito

È l’aborto, mica la pedofilia, l’abominio più grave: don Andrea Leonesi, vicario del vescovo di Macerata, ne è così convinto che lo ha detto ai fedeli dal pulpito della chiesa dell’Immacolata durante la messa del 27 ottobre durante l’omelia: “Guardate, fratelli, possiamo dire tutto ma l’aborto è il più grave degli scempi: Mi verrebbe da dire una cosa ma poi scandalizzo mezzo mondo. È più grave un aborto o un atto di pedofilia? Scusate, il problema di fondo è che siamo così impastati in una determinata mentalità… Con questo non voglio dire che l’atto di pedofilia non sia niente, è una cosa gravissima. Ma cosa è più grave?”.

Il parroco aveva iniziato il suo lungo discorso introducendo e commentando una legge varata in Polonia  “una legge per cui anche il feto malformato non si può abortire. Oggi una cosa simile provate a dirla in Italia. È pure vero che Santa Faustina aveva avuto un’ispirazione: la rinascita della Chiesa sarebbe iniziata dalla Polonia“.

Mogli siano sottomesse

Dopo aver criticato le femministe – colpevoli per il sacerdote di rivendicare la libertà di decidere sul loro corpo – don Andrea Leonesi ha ricordato come nei matrimoni le mogli debbano essere sottomesse ai mariti. “Le mogli siano sottomesse ai mariti – ha ricordato nel corso dell’omelia il religioso -. Avete sentito che cosa dice qua? Vi è scivolato addosso, meglio. Fumatevi qualcosa prima di venire a messa così pensate ad altro e non state attenti a queste parole. Le mogli siano sottomesse ai mariti come al signore. Il marito infatti è capo della moglie come Cristo è capo della chiesa“. E poco dopo il parroco ha ironizzato: “Se mi fossi potuto sposare avrei preferito fare la moglie, almeno avrei dovuto essere sottomessa e basta. Ma fare il marito, amare la moglie dopo 10 o 20 anni, dare la vita per lei, come Cristo ha amato la chiesa mi sembra un po’ più più difficile”.

Le parole del vicario del vescovo (registrate in un video, pubblicato ieri su Cronache Maceratesi) hanno provocato la dura reazione di Sinistra Italiana, che ha chiesto al mondo cattolico di prendere le distanze dal “negazionismo, oscurantismo, maschilismo esasperato. Una visione della società arcaica e patriarcale di fronte alla quale il silenzio e l’indifferenza non sono ammessi”.