Coronavirus

Non è l’Arena, Matteo Bassetti lancia un consiglio: “Cosa si deve fare prima del vaccino e se è giusto mischiarli”


Mischiare vaccini darebbe una risposta migliore”.

Matteo Bassetti ospite a Non è l’Arena risponde ai molti dubbi su AstraZeneca e la decisione del governo di mescolare i vaccini ovvero proporre il Pfizer o Moderna a chi ha già avuto la prima dose di Astrazeneca. “Ci sono degli articoli – dichiara l’infettivologo del San Martino di Genova – che usciranno nelle prossime ore dicono che mischiare i vaccini, prima dose AstraZeneca e seconda Pfizer, darebbe una risposta migliore“. Nella puntata del 13 giugno del programma di La7 di Massimo Giletti, l’esperto ricorda come in sei mesi siano nati quattro vaccini e per questo “le cose si scoprono progressivamente, in maniera dinamica. Chi ha iniziato prima la campagna vaccinale, come gli inglesi, ci insegna”.

Al dott. Bassetti viene chiesto poi il parere sulla morte di Camilla Canepa: “di questo preferiscono non parlare perché c’è un’inchiesta della Procura – mette le mani avanti Bassetti -. D’ora in poi dobbiamo fare ai pazienti un’accurata anamnesi”. Da qui il consiglio a chi va a vaccinarsi che “deve anche rompere le scatole al medico, a costo di starci mezz’ora invece di cinque minuti”.

Secondo l’infettivologo, bisogna chiedere quanto più possibile sulla nostra situazione clinica, offrire al medico ogni dettaglio delle nostre patologie, descrivere i nostri disturbi, i medicinali che assumiamo. Questo è fondamentale e va fatto poco prima del vaccino.

Su AstraZeneca Bassetti è definitivo: “L’ente che sovrintende tutta l’Europa è l’Ema e l’Ema ha dato l’ok al vaccino dai 18 anni in su. Il Cts ha dato una forte raccomandazione agli over 60 dopo di che è evidente che se lei vuole fare un vaccino di AstraZeneca, il vaccino è approvato a livello europeo”. Per lui con quanto sta accadendo “si è decretata la morte dei vaccini a vettore virale, visto che la decisione di limitarli solo per gli over 60 riguarda anche il vaccino J&J. Credo sia stata una decisione di buonsenso ma assolutamente politica. La scienza dice alcune cose, ma la politica sanitaria, il ministero in questo caso, deve mediare tra la scienza e la politica, di fronte a un’opinione pubblica che ha paura e dubbi”.


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