Cambiano gli importi e i limiti di reddito delle pensioni di invalidità
Pensioni di invalidità: novità su importi e limiti di reddito per il 2025
Nel panorama del welfare italiano, le pensioni di invalidità rappresentano un sostegno fondamentale per milioni di cittadini che si trovano in condizioni di salute compromesse e non sono in grado di lavorare o lo sono solo parzialmente. Ogni anno, il sistema previdenziale nazionale – attraverso l’INPS – aggiorna gli importi e i limiti di reddito previsti per l’accesso e il mantenimento di questo beneficio. E il 2025 non fa eccezione: sono infatti in arrivo modifiche significative che ogni beneficiario o potenziale richiedente dovrebbe conoscere con attenzione.
Le variazioni non riguardano solo l’adeguamento degli importi alle variazioni del costo della vita, ma anche una rivisitazione dei criteri reddituali che, in molti casi, possono determinare l’inclusione o l’esclusione dal diritto alla prestazione. Questo significa che chi, fino ad oggi, ha percepito la pensione di invalidità potrebbe subire variazioni nel proprio assegno mensile, oppure – al contrario – trovarsi nella condizione di poter accedere per la prima volta a questo importante supporto.
Le pensioni di invalidità civile vengono erogate a chi ha un’invalidità riconosciuta pari o superiore al 74% e soddisfa i requisiti reddituali stabiliti dalla legge. Sono previste forme diverse di sussidio, a seconda della gravità dell’invalidità: dall’assegno mensile per invalidi parziali, fino alla pensione di inabilità totale e alle indennità di accompagnamento, queste ultime senza vincoli di reddito ma soggette a verifiche mediche e amministrative.
È fondamentale che i cittadini interessati si informino in modo puntuale e aggiornato, per non perdere l’accesso a benefici economici spesso determinanti per affrontare le spese quotidiane legate a cure, farmaci, assistenza o semplicemente al sostentamento. Aumentano infatti i controlli incrociati da parte dell’INPS, che con l’introduzione di strumenti digitali sempre più precisi, effettua verifiche sui redditi e sulla situazione patrimoniale degli invalidi civili.
In questa guida vedremo nel dettaglio quali sono i nuovi importi, quali i limiti di reddito per ogni fascia di invalidità e come cambia il calcolo dell’assegno mensile nel corso del 2025. Una panoramica chiara e aggiornata per aiutare chi ha diritto a non restare indietro.
Quest’anno sia l’assegno mensile di invalidità che l’indennità di frequenza e la pensione di inabilita’ civile salgono a 291,98€ al mese contro i 287,09 euro erogati nel 2021 mentre l’indennità di accompagnamento arriva a 525,17€ al mese (rispetto ai 522,10€ del 2021).
Cambiano i limiti di reddito
Per continuare a percepire l’assegno mensile di invalidità e per l’indennità di frequenza non bisogna superare i 5.015,14 € mentre resta piu’ alto il reddito per la pensione di inabilità civile pari a 17.050,42 € annui.
È ancora valido il principio che per concedere le prestazioni si fa riferimento esclusivamente al reddito del beneficiario, senza tenere conto dei guadagni degli altri componenti del nucleo familiare, compreso il coniuge.
Invalidi totali
Coloro che sono titolari di una pensione speciale perché invalidi totali, sordomuti o ciechi assoluti hanno diritto ugualmente a un aumento dell’assegno al compimento dei 18 anni di età. Nel 2022 queste persone possono ottenere un importo massimo di 660,79 euro al mese, anche se in questo caso bisogna fare attenzione al reddito familiare complessivo.
Invalidi parziali
A chi ha un’invalidità parziale, invece, verrà corrisposto un assegno base di 381,23 euro al mese, sempre che il beneficiario rispetti i limiti previsti dalla legge sul reddito personale. Questa categoria di persone disagiate può aggiungere un ulteriore importo di 86,88 euro, a patto che non si sfori con il reddito personale e coniugale. Come riporta il portale Pensioni oggi, l’indennità di comunicazione nel 2022 raggiunge i 260,76 euro al mese, a prescindere dal reddito del beneficiario, mentre l’importo della pensione speciale è pari a 291,98 euro al mese a condizione che il reddito annuo personale non splafoni i 17.050,42 euro.
Indennità di accompagnamento: importi aggiornati e beneficiari
L’indennità di accompagnamento è una delle prestazioni economiche più importanti erogate dall’INPS in favore dei soggetti riconosciuti invalidi totali, ovvero con una disabilità pari al 100%, che si trovano nell’impossibilità di deambulare autonomamente o di compiere gli atti quotidiani della vita senza assistenza continua. Questa misura rappresenta un supporto fondamentale per migliaia di cittadini che convivono con gravi limitazioni fisiche o psichiche e che necessitano di cure e presenza costante.
Per il 2025, l’importo mensile dell’indennità di accompagnamento per gli invalidi civili totali è stato aggiornato e ammonta a 525,17 euro, erogati per 12 mensilità. Come previsto dalla normativa, non è previsto alcun limite di reddito per il riconoscimento di tale indennità: la somma, dunque, spetta indipendentemente dalla situazione patrimoniale e reddituale del richiedente e del suo nucleo familiare.
Per quanto riguarda le persone affette da cecità assoluta, lo Stato riconosce un sostegno economico più elevato. In questi casi, l’indennità – che assume una funzione omologa e sostitutiva rispetto a quella degli invalidi civili – raggiunge la cifra mensile di 946,80 euro, sempre senza limiti reddituali. Si tratta di un riconoscimento particolarmente importante, vista la gravità della condizione e la necessità di supporto costante.
Ai soggetti ciechi parziali (con residuo visivo gravemente compromesso) è invece destinata una indennità speciale regolata dall’articolo 3 della legge n. 508/1988, il cui importo è pari a 215,35 euro al mese. Anche in questo caso, il beneficio è svincolato dal reddito, ma legato esclusivamente alla condizione sanitaria del beneficiario.
In sintesi, le indennità di accompagnamento e le prestazioni specifiche per la cecità rappresentano strumenti di inclusione sociale e sostegno alla non autosufficienza. Per accedervi, è necessario un iter di riconoscimento medico-legale da parte dell’INPS e dell’ASL di riferimento, che attesti le condizioni invalidanti previste dalla legge.
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