Ambra Angiolini finisce in terapia: dura lotta contro la malattia
Quanti di voi ricordano Ambra Angiolini agli esordi della sua carriera? Chi è cresciuto negli anni ’80 e ’90 non può aver dimenticato il suo volto vivace e la sua energia travolgente nella celebre trasmissione televisiva “Non è la Rai”, dove, ancora giovanissima, conquistava l’attenzione del pubblico italiano con la sua spontaneità e quel modo di fare che già lasciava intravedere un grande talento.
Nel corso degli anni, Ambra ha saputo reinventarsi, passando dalla conduzione alla recitazione, con una versatilità che l’ha portata a ricevere riconoscimenti importanti anche nel mondo del cinema e della fiction televisiva. Tra i ruoli più apprezzati, va ricordata la sua interpretazione intensa nella serie “Il Silenzio dell’acqua” in onda su Canale 5, dove ha dimostrato ancora una volta il suo valore come attrice, conquistando critica e telespettatori.
Sul piano personale, Ambra ha vissuto momenti altrettanto significativi. È stata legata per molti anni al noto cantautore Francesco Renga, con cui ha avuto due splendidi figli. Dopo la separazione, avvenuta in modo rispettoso e lontano dal clamore mediatico, ha ritrovato l’amore accanto all’allenatore di calcio Massimiliano Allegri. Tuttavia, anche questo rapporto, sebbene molto seguito dai media, si è concluso, e la stessa Ambra ha scelto di affrontarne le conseguenze con discrezione e dignità.
Nonostante il successo e l’affetto del pubblico, la sua vita non è stata sempre facile. In un’intervista profonda e toccante concessa a Vanity Fair, Ambra ha parlato con grande sincerità della malattia che l’ha segnata in passato: una forma di disturbo alimentare, che ha affrontato durante un periodo difficile della sua vita. Raccontare pubblicamente questa esperienza non è stato semplice, ma è servito a lanciare un messaggio importante, soprattutto per i più giovani: chiedere aiuto non è segno di debolezza, ma un atto di grande forza.
Ambra Angiolini è oggi simbolo di resilienza femminile, una donna che ha saputo affrontare luci e ombre senza mai perdere la propria autenticità. E forse è proprio questo che la rende così amata, ancora oggi, da intere generazioni.
La difficile battaglia contro la malattia
A soli 18 anni Ambra ha conosciuto per la prima volta il dramma della depressione, tutta colpa di un desiderio che ben presto si trasformò in un incubo.
“Quando ero bambina avevo un diario in cui scrivevo che la cosa che volevo fare da grande era la mamma. A 18, dopo Non è la Rai, non essere madre mi fece scoprire per la prima volta il volto della depressione”.
L’attrice finì in terapia e, come consigliato dal dottore, partì per il Sud America come volontaria, un’esperienza che la salvò dal periodo più difficile della sua vita.
“Così presi l’aereo e andai a Rio per iniziare la mia esperienza come volontaria con un medico dell’Ospedale San Camillo di Roma che operava i bambini. Fu bellissimo e travolgente”.
La situazione crollò ulteriormente dopo la nascita di sua figlia Jolanda, quando la depressione tornò a bussare alla sua porta.
“Le paure stavano dominando la mia vita. E quando succede così è l’inizio del baratro”.
“Poi una mattina tutto è crollato. Mia figlia Jolanda si sveglia, deve andare all’asilo e mi chiede: mamma mi aiuti a vestirmi? Io realizzo che è la cosa più difficile da fare. Vado nell’altra stanza, mi metto a piangere per un’ora. Quella mattina ho capito che dovevo ricominciare da capo”.
Con l’aiuto di uno psicologo Ambra ce l’ha fatta a superare tutti quei momenti bui che stavo prendendo il soppravento.
La depressione purtroppo è una malattia molto comune nel mondo dello spettacolo. Anche il tanto amato attore, come Ambra, ha dovuto fare i conti con questo male che ha travolto la sua vita.
In un’intervista rilasciata a Vanity Fair, Raoul Bova ha confessato di aver passato dei momenti davvero difficili.
“Ho vissuto momenti pesanti. Il malessere mentale è al pari di quello fisico, la depressione non va sottovalutata perché ti porta a fare dei grossi danni alle persone che hai accanto”.
“Bisogna infatti sempre rivolgersi a qualcuno per chiedere aiuto, non rimanere prigionieri dei propri pensieri. La depressione non deve essere sottovalutata, ma curata. Non abbiate paura, chiedete aiuto”.
La depressione, il “tumore” dell’anima
La depressione è una condizione profonda, silenziosa e spesso invisibile che colpisce non solo la mente, ma anche il corpo e il cuore delle persone. Non a caso, molti la definiscono il “tumore dell’anima“, perché, come una malattia silenziosa e pervasiva, si insinua lentamente nei pensieri, nei gesti quotidiani e nella percezione di sé, consumando energie, affetti e speranze. A differenza di un malessere fisico visibile, la sofferenza interiore causata dalla depressione è spesso ignorata o sottovalutata da chi sta intorno, rendendo ancora più pesante il carico per chi ne è afflitto. Chi vive questa condizione può sembrare “normale” agli occhi degli altri, ma dentro di sé affronta un vuoto opprimente, una morsa emotiva che paralizza ogni tentativo di reagire.
Non si tratta semplicemente di tristezza o malinconia passeggera: la depressione è una vera e propria patologia psicologica, riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, e può manifestarsi con sintomi come apatia, senso di colpa, insofferenza verso sé stessi, insonnia, mancanza di appetito, e nei casi più gravi, pensieri autodistruttivi. Le cause sono molteplici: fattori genetici, traumi irrisolti, perdite affettive, pressioni sociali o anche squilibri neurochimici. Ogni storia è unica, ogni percorso è personale.
Purtroppo, intorno alla depressione persiste ancora un forte stigma sociale. Chi ne soffre spesso teme di essere giudicato, considerato debole o “esagerato”, e per questo tende a nascondere il proprio disagio, ritardando la possibilità di chiedere aiuto. Eppure, esistono strumenti terapeutici, farmaci, percorsi psicologici e reti di sostegno in grado di fare davvero la differenza. Nessuno dovrebbe affrontare questa battaglia da solo.
Considerare la depressione come il “tumore dell’anima” non è un’esagerazione poetica, ma un invito a prendere sul serio un problema che può diventare devastante se trascurato. Riconoscerla, ascoltare chi ne parla e offrire supporto empatico è il primo passo per aiutare chi ne è colpito a ritrovare la luce, anche dopo il buio più profondo.